Infatuazione

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 Cercò di ricomporsi mentre osservava lo spettacolo davanti a sé.
Lui era Poseidone, il dio del mare. Il suo cuore cominciò di nuovo a battere, stavolta più frenetico, mentre lui si avvicinava verso la bolla.
Il dio non parlava, ammutolito nuotava calmo verso la bolla. Athena indietreggiò fino a sbattere contro la debole parete, che tuttavia non si ruppe.
–Tu.. sei l'umana di cui mi ha parlato Zeus?- chiese, senza espressione in volto.
Athena boccheggiò un po' prima di rispondere decentemente: - Si..- sussurrò la ragazza con gli occhi verso il basso. Si impose di comportarsi normalmente ma non le venne tanto bene, dato che non riusciva ad alzare la testa.
-Beh.. – disse il dio. Poi fece una lunga pausa. –Io intendevo conoscerti, ero curioso per via di come mio fratello ti aveva descritta.- spiegò attonito.
Cosa? –Io.. ehm.. non ho mai visto Zeus di persona.- affermò Athena con voce flebile. Sembrava esserle sparita del tutto.
-Oh.- disse Poseidone. –Ma certo.- annuì severo.
Concentrata com'era sul regolarizzare il respiro, la ragazza di accorse tardi di quella strana emozione di sottofondo, sentiva altra agitazione, stupore.
-Bene.- si schiarì la voce dopo una pausa. –E' tutto.- disse e congedò le accompagnatrici con un gesto. Queste si inchinarono ed andarono via ridacchiando.
-Vuoi che ti mostri.. il palazzo reale?- chiese alzando il tritone verso la porta da cui era uscito. Athena sentì crescere in lei di nuovo quella sensazione, il suo stomaco non riusciva a placarsi. Annuì silenziosa.
-Posso .. trasformarti in una Nereide.. o in un pesce se lo preferisci.- rise.
Athena sorrise insieme a lui ma non osò guardarlo, da quando incrociarono gli occhi per la prima volta lei non si azzardò più.
-Ma l'effetto potrà durare solamente alcuni minuti, poi sarai costretta a ritrasformarti in umana.- disse con voce dura, e la mente di Athena fu scossa dall'angoscia.
Athena, punta da quel dolore che era sicura avesse provato lui, alzò finalmente lo sguardo e parlò, -In questo modo sarebbe più semplice comunicare?- chiese con un vago accenno di un sorriso.
Il cipiglio di Poseidone le provocava dispiacere. Questo venne scosso dalla voce di lei, che non si aspettava così chiara e limpida.
-Di certo.- affermò.
-Allora diverrò una Nereide.- decise Athena. Poseidone sorrise misterioso come ad accettare una sfida e, puntandole il tritone contro,  la bolla scoppiò.
Anche se per pochi secondi le sembrò di annegare, Athena si trasformò in una ninfa del mare.
La sua coda era molto lunga e colorata, una sfumatura arancione partiva dal suo ombelico e diveniva rossa vicino alle pinne, era tutta squamata tanto che ad un primo impatto le fece orrore. Poteva respirare grazie a delle branchie disposte dove prima erano i suoi fianchi, da quel punto in su era ancora completamente umana. La veste bianca che aveva prima le copriva quasi tutta la coda in quanto lunghezza, ma parlando di trasparenza era quasi del tutto inutile. La ragazza sciolse i capelli dalla coda, e provò a muoversi: era così diverso dall'utilizzare due gambe!
Si sentiva una ritardata. Ma era una ritardata così felice: sentiva crescere in lei un'emozione di felicità assoluta, le piaceva così tanto nuotare.. figuriamoci da Nereide!
Cominciò a ridacchiare da sola e fare dei giri su se stessa, entusiasta. Il dio del mare che la osservava rideva insieme a lei a vedere come gli occhi di lei brillassero per quella novità, che per lui non era nient'altro che quotidianità.
-E' magnifico!- continuava a ridere.

Poi si girò verso il dio del mare, e lui potè costatare tutta la sua bellezza: non c'era dubbio, era la fanciulla più affascinante e bella che avesse mai visto. Il mare venne scosso da una violenta e piacevole ondata di bollicine, che sulla pelle e sotto la veste di Athena si traducevano nella più piacevole delle sensazioni, questa ondata non accennava a voler finire.

Lei continuava a ridere e lui continuava a guardarla, e tutto il mare si comportava di conseguenza a quell'enorme e stupefacente emozione che il dio del mare non aveva mai provato in tutta la sua vita da immortale.
Lui la invitò a pranzo e mangiarono insieme delle alghe disgustose, ma a lei non importava niente. Lui continuava a fissarla come se fosse la cosa più interessante che avesse mai visto, lei era spontanea con lui, sempre mantenendo un certo contenimento. Cominciarono a parlare delle differenze del mare e della terra, fecero i pro ed i contro e lui le raccontò delle storie meravigliose del mare. Ma lei non poteva dirgli niente del suo mondo, e ascoltò paziente i suoi racconti arguti e divertenti. Ne restò incantata.
Nemmeno si accorsero che lei stava per diventare di nuovo un'umana. Il dio interruppe il discorso e glielo fece presente, l'effetto durava non più di quarantacinque minuti, e insistette ad accompagnarla verso la riva. Lui voleva fare sfoggio della sua carrozza reale, guidata da delfini argentei, ma lei insistette che non ce ne fosse bisogno, e continuarono a parlare durante il viaggio verso la superficie, non c'era nemmeno bisogno che qualcosa illuminasse l'oscuro fondale dell'oceano: la luce dorata del dio splendeva e permise loro di vedere qualsiasi cosa.
Mezzo centinaio di metri sotto il mare, Athena si trasformò all'improvviso, la sua coda si separò in due gambe che scolorirono fino a diventare rosa, e le branchie scomparvero lasciando la ragazza senza aria.
Poseidone la afferrò tra le braccia prima che essa potesse soffocare, nuotò velocemente verso la superficie e la portò verso l'ossigeno. La ragazza fece un enorme respiro per prendere l'ossigeno: per poco non era annegata, anche se sapeva che il dio non lo avrebbe mai permesso. Dopo essersi accertata di aver preso aria svenne, cullata dalle onde del Mare.


La ragazza si svegliò tempo dopo sdraiata sulla spiaggia, con l'acqua che le accarezzava dolcemente i piedi nudi, la veste ormai quasi completamente asciutta ed un grande mal di testa. Confusa aprì gli occhi e li richiuse velocemente, colpita dai restanti luminosi raggi solari: era il crepuscolo. Si alzò a sedere e abbracciò le gambe appoggiando il mento alle ginocchia, le braccia e la schiena le facevano incredibilmente male. Mentre osservava il sole che scendeva ed il mare che ondeggiava spumoso davanti a lei, credette di non voler lasciare più quel posto, quel momento.
Tornò da Iris quando si stava facendo buio, camminava assorta nei suoi pensieri. Si era solo addormentata o era successo veramente? Il suo nome la tormentava e le faceva venire i brividi solo a pensarci.
La bambina era intenta a mangiare, come al solito, qualcosa.
-Ciao..-la salutò sognante la ragazza.
-Hai il volto scottato dal sole! Dove sei stata?- le chiese incredula la driade.
-Non lo so.- ammise la ragazza. Iris la guardò storta.
-Puzzi di pesce.- disse e fece una smorfia disgustosa. Questa era la prova per Athena: tutto ciò era successo.

L'umana restò sognante per molti giorni, Iris continuava a vederla strana ma non le chiese niente, le due girovagano senza meta, si distendevano sul suolo e poi si facevano un bagno in qualche laghetto. Ma non le venne nemmeno in mente di poter rientrare nell'acqua, il solo pensiero cominciava ad inquietarla giorno dopo giorno. Era un'illusa se pensava che Poseidone l'avesse aiutata per qualche motivo in particolare. Arrossì quando pensò a quella cosa, ed al suo nome. Le aveva solamente fatto vedere il palazzo, non voleva illudersi inutilmente.
-Ma insomma mi ascolti o no?- sbottò Iris. Ecco cos'era quel brusio di sottofondo, Athena non se ne era nemmeno accorta.
-Oh, ehm si. Scusami.-
-Dimmi cosa c'è che non va, sei strana. Nessuna battutaccia, nessun "salviamo il mondo!",niente di niente santi fulmini! Cosa succede?- chiese con una faccia seria. L'aveva scoperta, rispondendole per l'ennesima volta no non avrebbe risolto niente.
Athena si chinò verso di lei, come ad una confidente. –Prometti che non lo dirai a nessuno, e non mi giudicherai.- le fece promettere. La ragazza, che era cresciuta notevolmente nel solo corso di una settimana, annuì severamente come fosse un patto di sangue.
Athena le raccontò tutto, per filo e per segno, ed aspettò con impazienza il giudizio della driade. Questa restò in silenzio per alcuni secondo prima di balbettare qualcosa e poi zittirsi di nuovo, ed alla fine articolò una frase.
-Tu mi stai dicendo.. che provi qualcosa per il dio del mare..?- suonava più come un'affermazione.
-No! Affatto! Ti ho solo raccontato..- provò a spiegare.
-Ma per favore! Le bollicine ti hanno dato alla testa!Athena lui è un dio! E non un dio qualunque, è il dio del mare..lui è.. è..bah.- si arrese. –Voglio solo avvertirti..- si spiegò.
Athena le disse che non c'era niente da temere, poiché tutto ciò era nella sua testa, e che lei non l'avrebbe sicuramente visto mai più.. dato che non sapeva come fare.
Iris non le disse niente, nemmeno che bastava bagnarsi il corpo perché lui comparisse davanti a lei se avesse voluto, o nemmeno che avrebbe potuto incontrarlo in forma umana dovunque. Non lo fece perché voleva proteggerla.

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