The Last One

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Il suono metallico e continuo del segnale di libero era assordante nel silenzio di quella stanza d'albergo. Non ricordava quante settimane aveva passato a sentirlo, a ripetizione, senza che giungesse mai l'agognata risposta. Squillava, squillava, e dall'altra parte, nessuna risposta mai era giunta.

Eppure questa volta aveva veramente bisogno che rispondesse. Doveva rispondere.

Si rese conto di star trattenendo il respiro solo quando dal corridoio si sentirono dei rumori. Si avvicinò distrattamente alla finestra, guardando le luci della città nel buio tiepido della sera.

Odiava le luci della città. Oscuravano le stelle, e avrebbe avuto davvero bisogno di un conforto, almeno dal cielo.

Sospirò, pregando mentalmente qualunque dio mai venerato sulla terra che, almeno per una fottuta volta, il suo desiderio di ottenere una risposta venisse esaudito.

"Yoongi." Risposta secca. Il suo nome, pronunciato con un astio tale che lo fece tremare. Eppure il sentire ancora una volta la sua voce, dopo così tanto tempo gli fece perdere un battito.

"Seok..." riuscì a malapena a dire, come se il fiato faticasse a uscire, e il suo corpo non volesse più resistere. Ancora un altro po', si disse, sforzandosi di mantenere una freddezza che mai gli era appartenuta, ma che sempre si era ostinato a dimostrare.

Nella sua mente l'idea che l'altro avrebbe potuto chiudere la chiamata da un momento all'altro lo terrorizzava, e lo spingeva a sbrigarsi... a dire quello che c'era da dire, approfittando del momento. Eppure era paralizzato. Cercò comunque di ritrovare la forza.

Quasi riusciva a immaginarselo, come se lo vedesse lì, davanti a lui. Come se potesse sentire il suo sguardo addosso.
Lo vedeva lì, seduto a gambe incrociate, poggiato scomposto sul letto con il telefono stretto tra le mani.
Magari indossava quei jeans stretti. Quelli strappati in diversi punti che a Yoongi piacevano così tanto...

Non poteva che provare un brivido al solo ricordo di come quei pantaloni gli fasciassero le gambe così snelle. Vestito così non poteva che essere l'ottava meraviglia del mondo. Se fosse stato a pochi metri da lui, sicuramente non avrebbe resistito all'impulso di accarezzarlo. I suoi palmi aperti avrebbero immediatamente riconosciuto quelle cosce, e da soli avrebbero percorso il tessuto azzurro chiaro fino ad arrivare alla cintura, per poi scavalcarla e giungere al ventre piatto, dove il ruvido cotone lasciava spazio a quello più leggero della maglia.

Adorava sentire il suo calore, la sua pelle, e il suo respiro, mentre lo cingeva a se, stringendoselo addosso, circondato da quelle gambe che gli serravano il bacino. I suoi occhi che lo penetravano, leggendogli l'anima.

E Yoongi vulnerabile come non mai, su di lui. Quelle scene ormai erano solo un ricordo, e riviverle nella mente era una piacevole tortura auto inflitta.

L'altro sembrava attendere paziente, dall'altra parte della linea.

Non sapeva quanta pazienza ancora avrebbe avuto.

Continuò lo stesso a concentrarsi sui possibili abiti dell'altro, per non cedere a un pianto liberatorio che premeva per uscire. Lo immaginò vestito con una delle sue tute larghe, che Hoseok trovava comode, soprattutto perché era solito ballare in ogni dove. Con quelle tute sembrava così fragile, come se dovesse spezzarsi da un momento all'altro. Delle volte sentiva di doverlo proteggere. Suo malgrado, però, comprese presto che l'altro era ben più forte di lui.

Per finire, mentre il coraggio di parlare sembrava finalmente dar segni della sua presenza, lo immaginò adagiato su quel letto. Quello che aveva accolto l'ardere del loro amore. Ricordò il piacevole contrasto del corvino dei suoi capelli con la candida federa.

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⏰ Last updated: Mar 16, 2021 ⏰

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The Last One [ Yoonseok ]Where stories live. Discover now