La risposta è nelle stelle

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La luna si rifletteva sulle acque scure e già si palesava anche qualche stella, rischiarando insieme a lei quella buia notte.
Rosie, seduta su una pila di cime, osservava la scia che la prua della Perla lasciava al suo passaggio, immersa nei suoi pensieri.
Certo, desiderava liberare suo padre dalla maledizione, più di ogni altra cosa al mondo. Non aveva desiderato altro che questo, da quando aveva avuto l'età per capire.
Tuttavia, cominciava ad avvertire, dentro di sé, una paura profonda.
Non per lei, ma per suo zio.
Il racconto di Mycroft cambiava tutto.
Quel demone... Eurus... aveva giurato di uccidere Sherlock. E loro stavano cercando proprio la sua tana.
E se fosse stata una trappola??

In effetti, si ritrovò a pensare... non era strano che proprio lei avesse ritrovato quel libro, la cui esistenza era sconosciuta persino a Mycroft?
E a Molly, addirittura, che Rosie sapeva essere un'autorità in materia di leggende?
Come se l'avesse evocata, Molly si avvicinò, sedendosi al suo fianco, e, istintivamente, le sorrise. Le era sempre piaciuta: quando era piccola, le leggeva sempre moltissime storie meravigliose, e la trattava alla stessa stregua di una sorellina minore. Inoltre, era palese l'amore che provava nei confronti dello zio: tuttavia, non riusciva a spiegarsi perchè lui non avesse ancora ufficializzato la loro unione.
Anche se, forse, un sospetto ce l'aveva...
-Non riesci a prendere sonno, eh?-le chiese Molly, una spalla vicino alla sua, distogliendola dalle sue riflessioni.
-Già... Ho troppe cose per la testa...-replicò lei, lo sguardo ancora fisso sulla superficie dell'acqua.

All'improvviso si levò nell'aria una musica dolcissima, e Molly sorrise.
-A quanto pare non siamo le uniche a non dormire. Sherlock sta pensando...
Anche Rosie curvò le sue labbra in un sorriso lieve: sapeva bene che lo zio, quando doveva concentrarsi, amava comporre melodie con il suo fidato violino. E lei, ogni volta, rimaneva incantata ad ascoltarlo.
-Molly...-disse infine, esitante, dando finalmente voce ai suoi dubbi e alle sue paure, mentre le note della melodia proseguivano.-E se fosse troppo pericoloso? Forse non avrei mai dovuto mostrargli quel libro, e lasciare la cose come stavano...
-Intendi... lasciare tuo padre maledetto per l'eternità?-le domandò lei dirimando, un pizzico di ironia nella voce.
Rosie scosse immediatamente la testa con veemenza.
-No!! Certo che no!! Ma forse... avremmo potuto cercare un altro modo... meno rischioso...-Si interruppe bruscamente, sgranando gli occhi.-Aspetta un momento!! Che ne è di quella bussola che tu e mio zio avete usato anni fa?? Non potrebbe condurci a un altro modo???
Si sentì subito pervadere da quell'improvvisa speranza.
Purtroppo Molly la dissuase immediatamente, scuotendo la testa.
-No, Rosie. Non è possibile. Abbiamo provato spesso a usarla negli ultimi dieci anni, ma senza alcun risultato. A quanto pare, quella maledizione è talmente potente da andare oltre il potere della bussola. Non indica nemmeno il luogo dove si trova il Tridente.

Rosie sbuffò, avvilita, e la donna le circondò le spalle con un braccio, stringendola a sé.
-Per questo è una fortuna che tu abbia trovato quel libro. Vedrai, Sherlock scoprirà sicuramente la rotta. Se c'è qualcuno che può riuscirci, è lui.
Anzi- aggiunse, lanciando uno sguardo alla cabina poco distante,-perchè non vai a vedere cosa sta combinando? È da un po' che non lo sento più suonare...
Rosie si accorse che aveva ragione: mentre parlavano, la melodia si era improvvisamente interrotta, facendo scendere sulla nave un profondo silenzio.
Rosie si alzò e, con un'ultima occhiata al cielo stellato sopra di lei, si avviò verso la cabina del capitano.
La risposta è nelle stelle...

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Capitan Holmes era in piedi davanti al lato opposto della sua scrivania, disseminata di mappe, compassi e calcoli: teneva il capo chino sul famigerato libro, la fronte corrugata, le mani nei capelli ricci, e le dava le spalle; lei infatti vedeva appena il suo viso dalla porta socchiusa: ma, da quel poco che scorse, vi lesse un profondo avvilimento e frustrazione.
Aprì di più la porta senza fare il minimo rumore, varcò la soglia e si avvicinò in punta di piedi.
-Ciao, Rosie-borbottò Sherlock, senza nemmeno voltarsi.
Lei rimase immobile, allibita.
-Ma... come hai fatto a capire che ero io?? Poteva essere chiunque!! Molly, per esempio!!
Lui finalmente si voltò, sorridendo appena.
-No, Rosie. Riconosco il passo di ogni singola persona su questa nave. Inoltre, Molly porta un profumo particolare, impossibile da confondere.
Rivolse nuovamente la sua attenzione sulle mappe, lo sguardo tornato cupo.
Rosie si avvicinò al tavolo, leggendo una pagina colma di calcoli.
-Ho decifrato quasi immediatamente quelle coordinate-spiegò Sherlock, rispondendo alla sua domanda inespressa.-Ma queste maledette sembrano prive di senso!
Batté una mano su una mappa rappresentante alcune isole.
-Ho provato anche a impiegarle sulla mappa delle stelle che c'è sul libro, ma nulla. Eppure i calcoli sono quelli. Ne sono certo. Maledizione!-Imprecò il capitano, infine, passandosi di nuovo le mani nei capelli.

Rosie lo guardò, dispiaciuta: sapeva che lo zio si innervosiva facilmente, quando non riusciva a risolvere un enigma. Ma sapeva anche bene che, in quel caso, la sua frustrazione era molto più grande, perché c'era in gioco la vita del suo migliore amico.
E, non riuscendo a venirne a capo, stava cadendo nello sconforto: e si vedeva. Non avrebbe risolto nulla, a quel modo.
D'impulso, afferrò il polso dello zio, trascinandolo poi, risoluta, fuori dalla cabina. Lui spalancò gli occhi, sorpreso, e protestò, senza peró opporre troppa resistenza.
-... H-hey, ma che ti prende!!??
-Devi liberare la mente, zio!! Altrimenti ti fumerà il cervello!-rispose Rosie, accennando un sorriso, ma con l'espressione seria, continuando a tenerlo saldamente per il polso.-Vieni con me!

Lo trascinò fuori dalla cabina, costringendolo poi a sedersi sugli scalini del ponte di prua.
-Dobbiamo trovare la risposta nelle stelle, no? Be', cerchiamola!-gli ordinò, alzando gli occhi verso il cielo stellato.-Anche tu, zio!
-... E cosa credi che abbia fatto, nelle ultime otto ore??-borbottò lui, in risposta. Tuttavia, alzò obbediente lo sguardo come lei su quelle piccole luci.
Rosie si sedette al suo fianco, e per po' rimasero entrambi in silenzio, lo sguardo fisso al cielo.
Dopo poco, però, Rosie notó il volto Sherlock rilassarsi, seppur in modo quasi impercettibile: il suo cipiglio si distese, e lo sentì sospirare, per poi chiudere gli occhi per un momento, mentre la leggera brezza serale gli scompigliava appena la chioma riccioluta, dando un certo sollievo però anche al volto, fino a quel momento, madido di sudore, a causa di tutto tempo passato sulle carte e per le preoccupazioni. Anche la sua posa rigida si distese.
Rosie, notando tutto ciò, sorrise, compiaciuta.
-Sei rimasto chiuso lì dentro da stamattina, zio, senza uscire neppure per un attimo. Sapevo che avevi bisogno di prendere un po' d'aria... e di rilassarti un po'.
Lui riaprì gli occhi e si girò verso di lei, le labbra sollevate in un mesto sorriso.
-In questo momento sei identica a tuo padre-osservò, con una sfumatura nostalgica nella voce.-Anche lui, una volta, tanto tempo fa, mi disse che dovevo distrarmi per un momento, sgombrare la mente...
-E tu cosa gli rispondesti?-domandò Rosie, curiosa.
-Che, come non si può impedire al sole di tramontare, cosa per cui è nato, non si può chiedere al mio cervello di essere inattivo...-Fece una piccola pausa, poi rise sommessamente.-E lui mi diede del melodrammatico...
La ragazza scoppiò a ridere.
-Però aveva ragione, zio. A volte è necessario distaccarsi dal problema, per arrivare a una soluzione. Non devi per forza smettere di pensare. Vedilo più come... un cambio di prospettiva.
Sherlock si voltò di scatto, gli occhi cerulei spalancati.
-Dillo di nuovo!!-le ordinò con veemenza.-Ripeti esattamente l'ultima frase. Le parole esatte!!
Lei, seppur un po' interdetta, ubbidì.
-Ho detto... "Vedilo come un cambio di prospettiva"...
Il corvino fece un enorme sorriso, poi la afferrò per le spalle, stampandole un bacio sulla fronte, e lasciandola di stucco. Balzò poi in piedi, correndo come un indemoniato nella cabina.
Lei, dopo qualche istante, lo seguì a ruota, alquanto interdetta.

Lo trovò chino sulla mappa stellare, un compasso in mano, gli occhi brillanti.
-Come ho fatto a non arrivarci prima?!?! Era proprio sotto i miei occhi!! Ma tu sei proprio come tuo padre, Rosie.-Si voltò verso di lei, sorridendo.-Un perfetto conduttore di luce...
Lei aggrottò la fronte, sempre più confusa.
-Zio, io non capisco...
Per tutta risposta, lui le mostrò la mappa, indicandole poi una riga di testo sopra di essa, vergata a caratteri minuscoli:

"Sopra è sotto"

Spalancò gli occhi, incredula.
-A volte, la soluzione è sotto ai nostri occhi...-Sherlock, dietro di lei, tese un braccio verso il libro, posandoci sopra il palmo della mano.-Basta solo... un cambio di prospettiva"...
Detto questo, lo ruotò con un gesto secco, capovolgendo la mappa, la cui struttura apparve, fin da subito, non più un guazzabuglio di stelle, ma piuttosto si incominciava a intravvedere uno schema ben preciso, come se ci fosse... una strada.
Con movimenti rapidi e sicuri, in mano un pennino e un compasso, cominciò a disegnare freneticamente sulla mappa capovolta: alla fine, davanti agli occhi di entrambi si profilava, in mezzo al firmamento, proprio come Rosie aveva pensato, una strada vera e propria, che sovrappose alle sue carte nautiche.
Infine, Sherlock le sorrise di nuovo, gli occhi azzurri sfavillanti di orgoglio.
-Abbiamo una rotta.

Life as a pirate Where stories live. Discover now