Cap. 20

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Marinette camminò fino a Villa Agreste con una borsina di plastica nella mano destra ed il quaderno di Chat Noir nell'altra, canticchiando un un motivetto di una band Rock che aveva sentito qualche minuto prima in radio.

Dopo la mattinata passata a scuola, tornò a casa solo per recuperare dalla credenza dei farmaci per l'amico, ovviamente dopo essersi informata sulle sue allergie e leggendo attentamente i foglietti di ogni medicinale che aveva recuperato, che perlopiù erano antidolorifici, aspirine e antistaminici in caso di allergia.

Per sua fortuna non aveva gravissime allergie, tranne che alle piume, al Tiopentale, un anestetico –scoperta in seguito all'operazione di rimozione delle tonsille–, ed alle nocciole.

La ragazza arrivò davanti al cancello della villa, guardandosi attorno per controllare che nessuno la stesse spiando e, appena annuì per la via libera, entrò come se nulla fosse, continuando la canzone.

Superato il portone di ingresso, salì le scale, volendo raggiungere la camera dell'amico e trovando il ragazzo sdraiato prono sul materasso mentre giocava con il vecchio Nintendo DS di Marinette, cacciando fuori la lingua mentre lanciava l'ennesima pokéball.

La ragazza alzò gli occhi al cielo. Gliel'aveva spiegato molte volte che per catturare dei Pokémon rari occorreva un'Ultraball una buona strategia e parecchia fortuna, siccome la Masterball l'aveva già usata.

Ma, d'altronde, era il suo lato nerd che parlava. Aveva finito "Pokémon versione diamante" ormai cinque volte e preferiva dare all'amico un gioco con cui potesse divertirsi in attesa di fargli qualcos'altro, portando però qualcosa che aveva stuzzicato la sua curiosità, volendo vedere se avrebbe funzionato.

Marinette salutò il felino, vedendosi restituita il buongiorno con un brontolio felice, facendogli chiudere il Nintendo dopo aver salvato la partita, sorridendo nel guardarlo stirarsi come un micio appena svegliato.

Posò la borsina di plastica sulla scrivania –miracolosamente semi intatta– mentre sistemava nel cassetto vuoto i farmaci.

«Ti ho portato qualcosa in caso di attacco di un volatile malvagio o se ti verrà l'influenza. Così sarai pronto e guarirai prima.» spiegò, non appena lui si alzò e le si sistemò alle sue spalle, guardando cosa stesse facendo. «E ti ho portato il tuo quaderno per comunicare, così lo puoi tenere direttamente tu. Inoltre, ho portato un quaderno con fogli bianchi, matite con vari tipi di mina e gomme da cancellare in caso volessi disegnare. Sono tutti doppioni che non mi servono visto che, in questo periodo, non sono molto concentrata nel creare abiti o altre cose, e preferisco che le abbia tu.» aggiunse nervosa per la sua vicinanza, non volendo fargli notare il rossore che le velava le guance pallide.

Chat Noir prese il suo quaderno ed una penna nera, scrivendo e mostrandole cos'aveva scritto non appena aveva terminato.

"Non era necessario potermi tute queste cose, davvero. Non fraintendere, lo apprezzo e ne sono felice, ma sono cose tue..."

«Te le do volentieri. E poi, mi fa solo piacere vederti felice.» sorrise, cercando di non tirare troppo la pelle della guancia ferita, finendo per fare un sorriso sghembo e tutt'altro che gentile.

Il ragazzo notò la sua espressione, poggiando il quaderno sulla scrivania ed accarezzandole con il dorso della mano i tagli quasi guariti, abbassando le orecchie e guardandola con tristezza.

Era colpa sua e continuava a ricordarselo ogni volta che vedeva quei maledetti segni che le deturpavano il bellissimo viso.

Fu la volta di Marinette ad accarezzargli la guancia, richiamando l'attenzione sui suoi occhi cerulei. «Smettila, va bene? Non ti rimprovero di nulla e nemmeno tu devi farlo. Credo di averti detto questa cosa fino alla nausea ormai.» disse, sorridendo nuovamente, per poi coprirsi la bocca con imbarazzo. «Ti dà fastidio il mio sorriso? Scusa... È che mi dà fastidio la pelle e per un po' sarà ancora così... Mi dispiace...»

MonsterWhere stories live. Discover now