4. Capitolo

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Aprii gli occhi lentamente e ci misi qualche minuti prima che i miei occhi mettessero a fuoco tutto ciò che mi circondava; ero quasi sicuro di essere in un ospdale, sentivo

l'odore di disinfettante inebriarmi le narici ed ero quasi sicuro di sentire le gocce provenienti dalla sacca per la flebo.

Mi sforzai maggiormente di voltare la testa e sì, ero decisamente in un ospedale.

Gemetti, frustato e feci per alzarmi ma una fitta alle tempie mi fece ritornare in posizione supina; strinsi gli occhi con forza, cercando di ricordarmi di tutto quello che fosse sucesso

l'ultima volta che avevo visto la luce e quando realizzai tutto, sperai di svenire una seconda volta e magari non svegliarmi più.

"Ma sì, ti stavo raccontando che ieri, Michael mi-Oh." Una ragazza, sulla ventina, entrò nella stanza e chiuse immediatamente la chiamata, mettendo il cellulare in tasta. "Mh, vedo che ti

sei svegliato."

Annuii impercettibilmente e socchiusi gli occhi mentre lei si avvicinava a me con un ampio e dolce sorriso, aveva dei bellissimi capelli biondi che le ricadevano mossi sulle spalle e i suoi occhi glaciali erano così vivi e vispi che un po' la invidiavo.

"Ora chiamo il dottor. Walson, così ti dirà esattamente cosa è successo. Se vuoi intanto faccio entrare tua madre."

Sgranai gli occhi e inclinai la testa di lato, sorpeso, mia madre?

Era quasi impossibile che l'avessero contattata, ero quasi sicuro al cento per cento di aver lasciato lo zaino con i documenti e il cellulare nel bagno a scuola, come diavolo avevano fatto

a trovarla?

Mi ritrovai comunque ad annuire, più che altro per curiosità, così la bionda si afferrò il labbro fra i denti prima di voltarsi per uscire dalla stanza.

"Lo hanno capito vero?" Sussurrai con un filo di voce, facendola fermare immediatamente.

Si girò nuovamente verso di me e sul suo sguardo c'era un chiaro segno di tristezza e compassione, che non riuscii proprio a reggere. Cercò di non capire immediatamente,

inclinando la testa verso sinistra e aggrottando le sopracciglia folte.

"Hanno capito che-" Tossicchiai per schiarirmi la voce. "C-Che non mangiavo da un po'."

Abbassai definitivamente lo sguardo sulle mie mani, mi sentivo così terribilmente nudo ed esposto ad uno sguardo sconosciuto che si sentiva sull'orlo di una crisi di pianto, aveva

dispratamente voglia di correre in bagno e vomitare.

"Non sono un medico, solitamente è il dottor. Walson ad occuparsi di queste cose, ma devo essere sincera-" Fece scorrere un momento lo sguardo sulla cartellina plastificata che aveva in mano. "Louis, sei arrivato qua in sotto peso di dieci chili, dopo uno svenimento improvviso e le tue analisi erano molto sballate. Non voglio mettersi nessun tipo di paura addosso, devi stare tranquillo e fidarti del dottore, ti vogliamo solo aiutare."

Non riuscii a ribattere, così l'infermiera si congedò con un sorriso amaro stampato sul volto, il nodo alla gola mi impediva di respirare e il vuoto che sentivo alla bocca dello stomaco

mi fece rabbrividire, non riuscivo nemmeno a deglutire, avevo troppa voglia di piangere, le lacrime spingevano agli angoli degli occhi e dopo qualche secondo fu' impossibile trattenerle.

Piansi per minuti, che mi sembrarono ore, la testa fra le mani piccole ed ossute e le spalle tremanti per i singhiozzi, piangevo per me, per Zayn, per tutta quella situazione che mi era sfuggita di mano o piangevo

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⏰ Last updated: Aug 10, 2017 ⏰

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Two ghosts (Larry S.)Where stories live. Discover now