L'Allieva e... un ricordo

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Quel nome, Alice, è diventato una sorta di ossessione: cerco con tutte le mie forze di ricordare il volto a cui è associato questo nome, ma nulla.
Mentre penso con tanto vigore cercando di far riemergere pensieri e ricordi temporaneamente perduti, una fitta acuta mi trapassa la testa e un gemito violento mi esce dalle labbra.

"Oddio." mi trovo a dire mentre un'altra violenta fitta mi trapassa la testa. In quel momento mi ricordo che in stanza c'è un campanello attaccato ad un cordoncino poco sopra la mia testa, lo premo.
Gemo dolorosamente di nuovo, pochi minuti dopo un'infermiera arriva, mi chiede inizialmente come mi senta, ma notando che non riesco a rispondere, la vedo correre via poco prima di perdere i sensi.

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Quando io e Andrea ci presentiamo da Calligaris, questi è assolutamente contrariato della mia iniziativa di andare a cercare testimoni per conto mio. Ovviamente non lo fa notare al testimone il qualche si dichiara pienamente disponibile a collaborare per far luce sulla morte dell'amico, la partaccia la ricevo dopo e purtroppo non posso fare altro che abbassare la testa e chiedere scusa perché so di avere torto.

La sessione autunnale è quasi finita e devo preparare ancora il mio penosissimo esame di Tanatologia, mancano meno di 15 giorni all'ultimo appello e mi manca praticamente quasi metà libro!
Mi toccherà fare l'alba se voglio superarlo!

Appena torno a casa preparo del caffè, sono sola in casa perciò la macchinetta da due tazzine dovrebbe bastarmi...
Mentre aspetto vicino ai fornelli, un ricordo irrompe nella mia testa...

"Claudio, ti prego, invece di schernirmi, puoi aiutarmi?"
"Sacrofano, anche se te lo spiegassi temo che dovrei ripetertelo almeno... ma sì, una dozzina di volte credo che basti!"
"Ah, ah." dico ironica "Va bene, grazie lo stesso." faccio per alzarmi con aria contrariata.
"Dove vai?" mi afferra con forza facendomi ritornare a sedere, mi fissa per un momento che mi sembra duri una vita, quegli occhi chiari e quello sguardo mi confondono e sconvolgono ogni volta perché nonostante mi ostini a negarlo, lui riesce sempre a farmi sentire diversa, a volte in senso buono e altre volte no e questo mi fa sentire speciale nel bene e nel male.
"Cos'è che non hai capito?" mi chiede in tono decisamente più dolce e suadente.
"Sai che quando hai questi sbalzi d'umore mi fai paura? Un attimo prima sei un cane rabbioso a cui sembra abbiano fregato l'osso dalla ciotola e l'istante dopo un gattino che fa le fusa."
Claudio scoppia a ridere, forte. La sua risata mi fa sorridere appena, vorrei essere seria nel rimprovero appena fatto eppure non riesco nel mio intento.
"Questa è buona, Sacrofano. A volte mi sorprendo, sai? In senso positivo."
"Tu hai il potere di confondermi." sbotto prima di potermi realmente conto di ciò che ho appena detto.
Socchiude appena gli occhi "Ti confondo?"
Sono entrata in un territorio pericoloso, e me ne rendo conto solo quando ormai non posso più sviare dicendo altro.
Annuisco velocemente.
"Perché?"
Alzo le spalle.
"Mi aiuti a capirti, per favore?"
Lo guardo a lungo in quegli occhi maledettamente blu e vorrei, in questo momento, solo annegarci dentro.
"Alice?"
Mi chiama Claudio, ma cosa gli dico se neanch'io so cosa rispondere?

Il borbottio della macchinetta del caffè mi riporta alla realtà, spengo il gas e zucchero appena il caffè, mi siedo per bere il caffè, ho sbagliato nel cercare la verità di nuovo per conto mio, ho sbagliato ad andare a Chiusi, ho sbagliato tutto. Anche con Claudio.

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