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-C-Che cos'è questo posto?!- Esclamai confuso. -Questa... be, è "La Sala di Controllo", diciamo. Le sfere che girano liberamente sono come degli "Identikit" dei vari dei. Ci siamo anche noi fra loro!- Disse Entity, afferrando una sfera argentea, e lo stesso fece Herobrine, afferrandone una ciano.

-Mentre quella al centro controlla l'andamento di tutti gli elementi fondamentali, fra cui gli ecosistemi, la vita degli astri e di ogni essere vivente, l'andanrnto delle varie fasce temporali, ed infine l'equilibrio fra bene e male. È il centro di controllo di tutti gli universi. Solo gli dei hanno il permesso per visitare o anche solo avere il privilegio di conoscere l'esistenza di questa sala.-

Li guardai quasi a sentirmi in colpa: -Ma... allora perchè un semplice mortale come me ha avuto accesso qui dentro?- Domandai, temendo in qualche modo la loro reazione. I due si scambiarono un ennesimo sguardo d'intesa. -Cerca ingiro una sfera, poi capirai.- -Eh? Quale sfera? Di quale colore?- -Quando ci sarai vicino la riconoscerai.-

Sbuffai ed iniziai a "Nuotare" in quello spazio. Girovagai per qualche minuto, sino a quando non notai un bagliore roseo provenire da una sfera del medesimo colore. Mi diressi verso di essa, la afferraive feci scorrere l'indice della mano destra.

Sgranai gli occhi: era apparsa la mia immagine!
Continuai a scorrere ed apparvero tutti i miei dati, dal mio nome al mio cibo preferito, dal mio attuale stato d'animo (Che segnava "Sorpreso") a... -Se hai curiosità su te stesso, cerca pure.- ...a chi erano i miei genitori.

Cercai e cercai, finchè non raggiunsi la voce giusta. Lessi ad alta voce: -...Magmors... è... è questo il nome di mio padre...? E mia madre era... u-un'umana di nome Kale...- Rimasi immobile a rileggere più e più volte quelle scritte. Mio padre... era il dio degli inferi...? Sapevo che Magmors fosse il dio del Nether. Secondo la storia, Herobrine accettò di prendere in custodia il regno dell'amico, visto che sulla Luna, il suo regno, non c'era anima viva e si annoiava. I miei genitori io non li ho mai conosciuti. Mai. Ho sempre vissuto con i miei genitori adottivi che mi trattavano benissimo, solo che morirono in un incendio appiccato da non si sa chi.

A quei ricordi tristi, delle perle salate mi scivolarono lungo le guance, ma prima che toccassero terra, evaporarono sotto mio comando. Volevo fermarmi, ma le lacrime non mi obbedivano. Sentì quattro braccia che uno dopo l'altro mi circondavano. Mi staccai lentamente dalla mia sfera e guardai negli occhi i due demoni che mi abbracciavano.

Le lacrime si fermarono per un secondo, per poi scendere ancora, più copiose di prima. Poggiai la fronte sulle loro spalle e mi lasciai andare ad interminabili singhiozzi.

Ecco cosa si intende per "Avere una spalla su cui piangere"... Poor Stefano...

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