1.

11 2 0
                                    

Sussurri e risate maliziose riecheggiavano nella radura.

Il Sole asciugava la rugiada della notte e le foglie dondolavano mosse dalla brezza leggera.

Ai confini del prato sotto l'ombra di una grande quercia, un uomo trovava gioia e piacere circondato da due ninfe.

Immerse in un tappeto di giacinti e ranuncoli selvatici, le nude fanciulle intrecciavano collane di fiori e avvolgevano il collo e i fianchi del fortunato ospite. Erano driadi, ninfe della foresta, creature docili ed estremamente attraenti. Nessuno poteva resistere al loro fascino, nessuno tranne un ragazzo che in quel momento stava osservando incuriosito la scena paradisiaca.

Il suo nome era Metarsio.

Nascosto tra i cespugli poco lontano, il giovane studiava attentamente l'atteggiamento delle fanciulle.

I loro gesti, i loro movimenti si fecero presto più sensuali ed eccitanti per l'uomo disteso sull'erba, abbandonato al piacere.

«È forse questo Amore?» si domandò il giovane perplesso.

Non trovando risposta, decise di abbandonare il rifugio e se ne andò.

Era quella l'età dell'oro, l'epoca più felice e splendente per la razza umana. Nessuna invidia, nessuna angoscia, nessun tormento affliggevano l'uomo, libero di avere tutto ciò che desiderava senza fatica.

Affamato coglieva i frutti che la Terra produceva spontaneamente, assetato beveva dai ruscelli di acqua limpida, infervorato giaceva con le ninfe che numerose stuzzicavano i desideri sessuali.

Così l'uomo si abbandonava ai piaceri terreni, mentre il dolce miele colava dalle querce e succosi grappoli d'uva crescevano fitti tra le piante rampicanti.

Persino gli animali più pericolosi erano docili e mansueti e non vi era alcun bisogno di difendersi. L'onore, l'ambizione, il desiderio di gloria non avevano ancora infiammato la mente umana.

Dei e uomini vivevano insieme sulla Terra e spesso si univano in ricchi e deliziosi banchetti, condividendo pensieri e passioni.

In quell'epoca Crono, Signore del tempo, dominava il mondo con rigore e fermezza, concedendo però all'uomo una morte serena, senza vecchiaia. Una volta giunta la fine, si cadeva in un dolce sonno eterno senza dolore. La definiscono una perfetta felicità, una gioia quasi divina.

Eppure in quel tempo c'era un giovane che non riusciva a coglierne lo splendore. Si sentiva incompleto, insoddisfatto. Percepiva una mancanza, un vuoto che non sapeva colmare e l'inquietudine non gli dava mai pace.

Andava cercando qualcosa che non sapeva definire, qualcosa di cui nessuno aveva mai sentito parlare, qualcosa che non esisteva all'età dell'oro.

Metarsio lo chiamava Amore.

You've reached the end of published parts.

⏰ Last updated: Aug 20, 2017 ⏰

Add this story to your Library to get notified about new parts!

Alba lirica. Siamo solo amanti nella notteWhere stories live. Discover now