Capitolo 27 - Passioni in comune - Prima parte

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«Ti sembra normale svegliarmi in questo modo?» Impreca Ilaria dall'altra parte della stanza.

Ho scoperto che ha il sonno molto profondo, perciò, dopo aver ascoltato numerose sveglie ad alto volume senza interromperle e aver risposto a una chiamata di Marco al suo posto, ho deciso di spalancare le porte del balcone e strapparle le coperte di dosso per svegliarla. Probabilmente le ho appena regalato un abbonamento all'influenza, ma il caffè mi aspetta e, probabilmente, non solo lui.

Continuo a pensare a ieri, chiedendomi se la giornata è trascorsa realmente o è stata solo frutto di un sogno a occhi aperti. Eppure mi piace pensare che c'è realmente un uomo al piano di sotto pronto a darmi il buongiorno come nei romanzi d'amore.

«Alzati e non lamentarti, dovresti essere sveglia già da un'ora. Ti ha anche chiamata Marco, gli ho detto che arriviamo!» Esclamo dal bagno. Do un'ultima occhiata ai miei capelli, che questa mattina sembrano essere stati colpiti da un fulmine, prima di uscire a preparare l'attrezzatura e lasciarle il posto. Ilaria mi fissa con aria truce e gli occhi ancora semi chiusi.

«Ho fatto tardi questa notte, ma sono pronta in pochi minuti» dice sbadigliando. «Comunque non mi hai raccontato ancora niente. Com'è andata con Leonardo?» Chiede, mentre mi fissa con aria maliziosa. Sapevo che sarebbe arrivato il momento di rispondere a questa domanda, ma non a quest'ora del mattino.

«Bene, è andato tutto bene» rispondo, consapevole delle domande inopportune che arriveranno di conseguenza.

«Davvero pensi di cavartela con un semplice "bene"? Merito di sapere ogni cosa!»

«Cosa vuoi che ti dica? Tu e il tuo ragazzo avete visto tutto, siamo solamente usciti a bere qualcosa e a passeggiare. Tutto qua.»

«Ha recuperato il tempo perduto senza nemmeno sfiorarti, almeno? Bacia bene?»

«Sì, Ila, sì» rispondo timidamente. Eccome se bacia bene, ma sono dettagli che custodisco gelosamente.

«Ma guardati, sei anche arrossita! Spero per te che sia messo bene anche là sotto...»

Sento le guance andarmi a fuoco. «Ilaria! Sei proprio sfacciata!» Esclamo.

«Beh, che c'è di male? Non c'è cosa migliore di trovare l'amore accompagnato dal buon sesso» precisa.

«Ehm, va bene, ora basta parlare di questo. È tardi, datti una mossa» taglio corto. Pensare a certe circostanze mi fa visibilmente arrossire; non è il caso di discuterne al momento. Nonostante i miei ormoni facciano le feste quando lo vedono e rischino di scoppiare a ogni bacio, sono ugualmente le otto del mattino che precedono il caffè.

«Immagino te lo abbia detto anche lui che quando arrossisci sei buffissima» osserva, ridacchiante. «Sono pronta, andiamo!»

***

Leonardo mi accoglie sorridente, lasciandomi un bacio a fior di labbra quando raggiungiamo il nostro tavolo. Non riesco a immaginare un buongiorno migliore di questo.

«Ti ho aspettato per il caffè, mi piace berlo in piacevole compagnia» mi comunica, facendomi l'occhiolino. Per quanto possa sembrare un gesto banale, dal mio punto di vista è estremamente dolce; sognavo di incontrare una persona con cui condividere anche la malattia della caffeina. Gli sorrido e ci dirigiamo verso l'enorme buffet che ci attende.

I vassoi davanti a noi offrono una varietà di dolci, panini salati e frutta fresca dall'aspetto assai invitante. Afferro un classico cornetto al cioccolato e qualche chicco d'uva, che non mangio da parecchio tempo. Ciò che adoro particolarmente delle colazioni in hotel sono i cibi che normalmente non mangeresti a quest'ora del mattino.

«Ci attende una lunga giornata e mi scoppia la testa» annuncia Marco non appena ci accomodiamo, massaggiandosi le tempie.

«Se siete rimasti fuori tutta la notte non è colpa della gita» risponde Leonardo.

«In compenso abbiamo notato un locale notturno carinissimo e poco distante da qui. Certo, è pieno di turisti come noi, tra ragazzi che si riempiono di alcool e musica la vita non manca. Entrando sembra quasi di essere a Milano, non nella città più romantica d'Italia, ma è bellissimo!» Esclama Ilaria, fomentata. Sembra che le poche ore di sonno non abbiano nessun effetto negativo su di lei, se messe a confronto con la sua voglia di vivere. Quasi la invidio.

«Infatti, questa sera dovreste venire con noi» propone Marco.

Io e Leonardo ci lanciamo un'occhiata dubbiosa. «Io odio le discoteche» dico. «Non se ne parla» continua lui, leggendomi nel pensiero.

La coppia scoppia a ridere. «Troveremo il modo di convincervi, piccioncini noiosi.»

«Beh, almeno al mattino non sembriamo due zombie» risponde Leo, alludendo alla faccia di Marco, che rischia di addormentarsi sul piatto. Rido di gusto mentre ci alziamo per raggiungere l'uscita.

Il cielo è promettente, nonostante l'umidità presente che aumenta la mia sensibilità al freddo, questa mattina particolarmente pungente. Spero che il professore abbia pensato a un itinerario al coperto, altrimenti le mie dita faranno fatica a cliccare il tasto di scatto per l'intera giornata.

«Ciao ragazzi» ci saluta Laura. «Scusate, non voglio disturbare, ma per caso avete una batteria per la macchina in più? La mia si è rotta e quella di riserva è scarica. Mi dispiacerebbe non scattare per l'intera mattinata...» ci chiede con aria sconsolata. Sono quasi convinta che le luccichino gli occhi. Probabilmente avrei avuto la stessa reazione. «So che sono stata stupida a non caricare la seconda.»

«Stai tranquilla. Oh, aspetta, eccola» le dico, porgendole la mia vecchia batteria. «È la meno potente, ma per questa mattina dovrebbe bastarti. L'altra è rimasta in camera.»

«Grazie infinite, Sofia, davvero.»

«Figurati.» Rimanere senza batteria quando si è in visita fuori porta è uno dei miei incubi peggiori, per questo ne ho tre.

«Laura, non perdiamoci di vista. Stai con noi, che mentre visitiamo la città facciamo due chiacchiere tutti insieme» le propone Ilaria, gentile. Laura fa un timido cenno di assenso e rimane vicina a noi, estraendo la sua Reflex dalla borsa.

Il professore fa capolino di fretta fuori dall'hotel, con mille fogli in mano. «Buongiorno ragazzi! So di essere un professore e di essere in ritardo, ma queste sono per voi. Mi sono fermato alla reception per cercarle» dice, consegnando a ognuno una cartina di Venezia. «Ora andremo qui, in piazza San Marco a visitare la Basilica» ci indica.

«Per fortuna un posto al coperto» esclama un ragazzo della classe.

«Certamente, al mattino qui fa troppo freddo. Vorrei evitare le stalattiti sulla mia attrezzatura. Non siete gli unici a voler fotografare!» Conferma Ludicoli, facendoci ridere. Non posso che essere d'accordo.

«Pronta per perderti nella tua amata architettura?» Mi sussurra Leonardo, prendendomi la mano.

«Eccome. Però non è il tuo, di genere» osservo.

«In realtà scatto volentieri qualsiasi tipo di fotografia. Amo lo still-life, certo, ma voglio visitare il mondo e riprenderne qualsiasi angolo» continua, mentre ci incamminiamo verso la piazza.

Rimango colpita dalla sua affermazione. «È ciò che ho sempre voluto fare anche io.»

«Davvero? Solitamente nessuno vuole allontanarsi troppo da casa, pur rimettendoci un bel portfolio.»

«Sì. Da ragazzina ho viaggiato molto con i miei genitori e già scattavo qualche fotografia, sai, con la prima macchinetta a rullino. Fotografavo di tutto, tra alberi, tramonti e... gatti, persino quelli.» Lascio che le parole mi escano da sole, raccontandogli ciò che non mi ha nemmeno chiesto, ma che sembra apprezzare. «Inutile dire che ho cambiato stile, avevo molti anni in meno. Ma voglio rivivere tutto con la mia Reflex in mano e un po' di esperienza in più.»

«Lo faremo insieme» dice, lasciandomi un bacio sulla fronte carico di affetto e promesse. Forse affrettate, eppure mi lascio momentaneamente cullare dall'idea che tutto è possibile.

Caffè, amore e fotografia (Completa)Where stories live. Discover now