Capitolo 35 - L'ansia è amara

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La mancanza di Leonardo a cena si è sentita, ma passare del tempo da sola con i miei genitori è stato ugualmente rilassante. Ho raccontato loro dei miei studi, delle nuove amicizie, della mia relazione e, come sempre, mi hanno ascoltato gioiosi di sapere che sta procedendo tutto per il meglio, non trattenendo il loro stupore per le situazioni nuove in cui mi trovo. Mi conoscono come le loro tasche e, avendomi seguita passo per passo nella mia vita, stentano a credere che la Sofia un po' asociale e solitaria di pochi mesi fa si sia trasformata, ma sono sicura ne siano felici.

Guardo il cellulare che ho abbandonato sul letto a inizio serata, sperando di trovare un messaggio del mio ragazzo, invece trovo solo uno schermo vuoto. Decido allora di chiamarlo, mentre Jessica e Claudio si dedicano alle poche stoviglie rimaste da lavare, ma nonostante i numerosi squilli non risponde.

Ho una brutta sensazione che non vuole abbandonarmi, nemmeno quando provo una seconda volta, cinque minuti dopo.

«Che succede, tesoro?» chiede mia madre entrando in camera. Non devo avere una bella cera, ma controllare l'ansia, che mi attanaglia da anni in ogni situazione, non è facile.

«Niente, è solo che Leonardo non risponde alle mie chiamate e doveva farsi sentire in serata. È strano, la cena dovrebbe essere finita, ormai» affermo.

«Si sarà solo dilungata, tesoro. Sono solo le dieci e domani è domenica, non vi dovete neanche svegliare presto.» Cerca di tranquillizzarmi, ma i miei pensieri vagano verso un possibile distacco da parte sua. Eppure, avrebbe almeno risposto, non sarebbe sparito così. «Dai, calmati e prendiamo un bel caffè con papà prima di andare. Vedrai che ti richiama» prosegue.

Accetto volentieri, sperando in qualche battuta di papà. «Caffè macchiato, giusto?» mi chiede lui.

«Giusto. Nel mobile dovrebbe esserci del cacao, se lo volete» osservo. Probabilmente è l'unico alimento commestibile ancora presente, che ogni tanto mischio nel latte caldo per dargli gusto. Ricordo che papà lo mette sempre nel caffè la domenica; dice che toglie il sapore troppo amaro, anche se io preferisco lo zucchero. Strano per me da dire, ma al momento preferirei una chiamata, più che un caffè dolce.

«Ora potresti anche organizzare la famosa mostra di cui ci hai parlato per anni, no?» chiede mia madre, gentile. So che parlare di fotografia è un modo per farmi distrarre e, per qualche tempo, sembra funzionare.

«Ultimamente non ci ho più pensato, sapete? Non saprei dove organizzarla, qui a Milano non conosco spazi dedicati, se non per le grandi mostre di artisti conosciuti. Poi, vedo tante di quelle fotografie scattate da grandi maestri che le mie, a confronto, non sono nulla.»

«Ma cosa dici? Hai un grande talento, dovresti sfruttarlo. Il posto possiamo cercarlo insieme, tanto ormai con i cellulari si riesce a cercare tutto online» afferma Claudio.

«Oppure potresti organizzarla con Leonardo» propone Jessica. «Sarebbe un evento molto romantico, per voi che condividete la stessa passione, non credi?»

Sorrido all'idea, immaginandoci. Ma il sorriso viene presto sostituito da un sospiro, tornando al presente. «Sì, se si farà sentire.»

«Perché non dovrebbe? Sofia, ti preoccupi troppo, te l'ho sempre detto. Si starà solo godendo la serata» afferma lei.

«Sarà...»

***

Quando un'ora dopo i miei genitori lasciano l'appartamento, con la promessa di tornare domani, prendo nuovamente in mano il telefono nella speranza di aver ricevuto risposta. Ma lo schermo tace, anche quando lo sblocco per guardare la fotografia di me e Leonardo che ho come sfondo, scattata da Ilaria in un locale notturno Veneziano.

Quella sera, l'ultima della gita, ho indossato il vestito che ho acquistato con lei. I nostri ragazzi, altrettanto eleganti, ci hanno portate in piazza San Marco, nel cui bar di fianco si brindava alla gioventù. Per lo più la serata è stata divertente grazie alle nostre chiacchierate e ai monumenti di sfondo da osservare, ma quando Leonardo si è avvicinato a me, simulando un ballo lento che nessuno dei due era in grado di fare, Ilaria non ha perso occasione per scattarci questa meravigliosa fotografia. Occhi negli occhi, le sue mani sui miei fianchi e i nostri sorrisi sinceri impressi in un click, per sempre.

Ricordando la serata rilascio un sospiro, sperando che quell'immagine non rimanga soltanto un lontano ricordo.

Provo a chiamare Ilaria sperando di non svegliarla e che, essendo probabilmente con Marco, mi sappia dare notizie su Leonardo. Quei due ultimamente si sentono spesso, magari a lui ha detto dove andava con la sorella.

«Pronto? Sofia?» risponde, dopo alcuni squilli.

«Ciao Ila, scusami per l'ora, ma mi sto lasciando prendere dall'ansia...»

«Che succede?» mi chiede, allarmata.

«Leonardo non risponde alle chiamate da quando è andato via in serata e non so più cosa pensare. Ormai è quasi mezza notte, mi avrebbe mandato almeno un messaggio, non è da lui. Volevo sapere se si è magari sentito con Marco, o, non so...»

«Capisco. Mi dispiace ma Marco è appena andato via e di Leo non ne abbiamo neanche parlato, credo si siano sentiti solo tre giorni fa» afferma. «Non ti ha detto dove andava?»

«No, so solo che sarebbe stato fuori a cena con la sorella e forse il suo fidanzato, ma non so dove, non ho voluto impicciarmi. Mi ha lasciato dicendomi che mi avrebbe scritto in serata, ma ormai la serata è passata e io non so cosa pensare, davvero.»

«Hai ragione, la questione mi puzza. Non hai il numero della sorella o di qualcuno che lo conosce?»

«No, figurati, non so nemmeno dove abitano e non conosco ancora nessuno.»

«Merda. No, va bene, non facciamoci prendere dal panico. Ho la macchina dei miei, mi vesto e arrivo. Cerca di tranquillizzarti e non fare la tragica nel frattempo, ok?»

Chiude la chiamata e mi sento completamente in balia di sensazioni che non vorrei provare. Non sapere è come avere un grosso macigno sullo stomaco e, se Ilaria non stesse venendo qui, non so come farei a sopportarlo.

Venti minuti dopo, quando ormai di unghie da rovinare me ne sono rimaste poche, Ilaria sta salendo da me.

«Ciao, tesoro. Allora? Qualche risposta?» chiede, abbracciandomi.

«No, ho provato a chiamare ancora una volta senza ottenere risposta. Ma grazie di essere qui.»

«Ehi, magari ha solo... che so, perso il cellulare e non sa come chiamarti. Te lo ritrovi poi sotto casa domani, sicuramente. Siamo solo noi con il nostro cervello bacato che pensiamo sempre al peggio» ironizza con un occhiolino.

Sorrido lievemente e cerco di lasciarmi andare in un bel sospiro. «Lo spero. Rimani da me, a dormire? Non so se riuscirò a chiudere occhio, da sola e con mille pensieri in testa.»

«Già tutto programmato!» esclama, tirando fuori dal borsone un pigiama con la forma e la faccia di un pinguino. Scoppio a ridere quando se lo infila sopra i suoi vestiti, imitando la loro camminata. Estrae poi dalla borsa un vasetto di Nutella a metà, segno di una rimanenza di casa sua e delle caramelle gommose Haribo, ancora chiuse nella loro confezione colorata. «Anche queste schifezze sono un programma dell'ultimo minuto, accontentati. A mezza notte non è facile andare a comprare del gelato.» 

«Sei sempre la solita» dico, scuotendo la testa.

«Sarò la solita, ma senza di me ti immagino immersa in un film a cui non presteresti attenzione, con le cuffiette nelle orecchie e le lacrime che ti scendono, finché non riceveresti risposta. Perciò mangiamo e dormiamoci su, vedrai che domani si farà sentire, in qualche modo!»

«Lo spero tanto.»

Trattengo le lacrime affogando i pensieri nella crema di nocciole, per non spaventare la mia amica. Lei è sempre presente e dolce con me, ma non riesco a non pensare. Se si fosse allontanato da me nuovamente, tagliando i contatti o se, ancora peggio, gli fosse successo qualcosa di grave?

La pessima sensazione non si allevia nemmeno quando, qualche ora dopo, cerco di dormire, ottenendo solo un sonno burrascoso i cui incubi non includono una vita felice con lui.

Caffè, amore e fotografia (Completa)Where stories live. Discover now