- 발문

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il sole è sorto, la luna se n'è andata.

sunhee accarezzò con dolcezza e nostalgia la foto che ritraeva un jimin di vent'anni sorridente, sotto il sole di agosto, alla spiaggia di busan.
era una foto che non aveva mai visto, così come non ne aveva visto altre mille.

era rimasta da sola, davanti alla lapide dell'unica persona che avesse mai amato, a versare le lacrime che non aveva mai dato a nessuno.
pensava a quando si erano conosciuti grazie a nari, che non aveva più il suo affettuoso padrone.
pensava alla luna, che quella notte non aveva illuminato il cielo scuro.
pensava al sole, che ormai non rappresentava più una persona, ma un sentimento.
pensava al nomignolo fastidioso che le veniva sempre affibbiato dal biondo, noona.
pensava al momento in cui gli aveva urlato di andarsene.
pensava alla notte in cui avevano parlato dalla finestra, con metafore che dicevano cose che non si aveva il coraggio di dire direttamente.
pensava alle due settimane che erano passate senza alcun contatto, ma con un forte rafforzamento del loro legame.
pensava a quando, la notte del suo compleanno, lui le aveva lanciato dei sassi sulla finestra per farla scendere.
pensava a quando avevano guardato dirty dancing insieme e lei aveva passato il tempo ad osservarlo in ogni suo minimo dettaglio mentre commentava il film.
pensava a quando si era addormentata sul divano e si era ritrovata nel letto, mentre jimin stava leggendo i suoi pensieri più nascosti.
pensava a come era arrabbiata in quel momento.
pensava a come gli aveva urlato di guardarla negli occhi.
pensava a come lui si era infilato sotto le coperte accanto a lei.
pensava a come le aveva raccontato filo per segno il suo peccato.
pensava al momento in cui aveva avuto l'attacco di panico.
pensava a quel bellissimo istante in cui le loro labbra si erano unite.
pensava alle sue labbra carnose e morbide come dei soffici cuscini sui quali lei avrebbe dormito volentieri per tutta la vita.
pensava a quel riferimento a teen wolf che lui non aveva mancato di cogliere.
pensava a come avevano parlato quella notte.
pensava alle sue forti braccia che la stringevano in un abbraccio bisognoso.
pensava al melodioso battito del suo cuore.
pensava a come si era addormentata nella sua stretta delicata e intensa al contempo.
pensava a quando si era risvegliata da sola, accecata da un sole maligno.
pensava a come era corsa a cercarlo nella casa di fronte.
pensava a come aveva bussato con forza.
pensava a quando le aveva aperto un ragazzo della sua età, col volto distrutto e gli occhi rossi e gonfi.
pensava a quella frase da lui pronunciata, a quel ‘è morto.’.
pensava a come era rimasta immobile, pietrificata, sull'entrata.
pensava a come era caduta sulle sue stesse ginocchia.
pensava a quando il ragazzo l'aveva portata dentro.
pensava a quando aveva visto una foto di jimin ed era scoppiata in un pianto isterico durato per un tempo che lei riteneva essere stato un'eternità.
pensava al funerale al quale era appena stata.
pensava ai discorsi che avevano fatto tutti i suoi parenti e i suoi amici più cari.
pensava a quanto avesse pianto sulla bara bianca di jimin.
pensava a tutto ciò che rappresentava un ricordo legato a quel ragazzo.
ogni momento con lui ormai era diventato un ricordo, che sembrava lontano anni anche se in realtà erano passati due giorni appena.

‘sunhee, sei ancora qui.’ una voce maschile l'aveva costretta a voltarsi: jungkook era davanti a lei con dei fiori in una mano e una busta nell'altra.

‘sì, anche tu.’ tirò su col naso lei, sfregandosi gli occhi col braccio per asciugarsi le lacrime.

‘ho qualcosa per te.’ disse lui, porgendole la busta bianca.
la ragazza la prese tra le mani e la rigirò per indagare sul suo contenuto, ma non vide nessun nome o indirizzo.

‘l'ho trovata casa stamattina, pensavo fosse per jimin ma c'era un biglietto attaccato sopra che diceva chiaramente per lee sunhee. quindi ecco.’ spiegò lui, notando l'espressione interrogativa della ragazza dai capelli rosa.
questa arricciò le labbra e ringraziò jungkook.

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