Capitolo 18

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Se vuoi fare un passo avanti devi pur perdere l'equilibrio un attimo.


"Alexandra guardami" Cameron prende il mio viso e mi costringe a guardarlo.
Distolgo lo sguardo dalla strada ormai vuota e lo fisso.

Tolgo malamente la sua mano dalla mia guancia ed inizio ad incamminarmi lungo la stradina che utilizzo per raggiungere Sebastian, il ragazzino che aiuto a giocare a calcio.

"Alexandra cosa ti è preso?" Il ragazzo mi strattona il braccio e mi tira indietro.

"Niente mi è successo! Punto!" Alzo la voce e riprendo a camminare.

"Quello non mi sembrava niente! Dimmi cosa succede" il suo tono è autoritario e ciò mi fa innervosire sempre di più.

"Perché dovrei dirti cosa mi prende?" Chiedo calmando i miei sentimenti di rabbia.

"Perché si! Sto cercando di aiutarti!" Sclera lui agitando nervosamente le mani.

"Beh! Notizia del momento! Non ho bisogno di aiuto! Sono cavoli miei ciò che mi succede" dico con una nota sarcastica alzando gli occhi al cielo

"Te lo ripeto un'ultima volta, dimmi cosa ti prende." Ringhia ad un palmo dal mio viso.

"E io te lo ripeto più forte, non ho bisogno di te. Sono cavoli miei e di certo non li vado a raccontare a persone che non conosco! Ciao! Anzi, se vuoi renderti utile vai a dire a mio fratello che non sono potuta venire." Mi giro e gli do le spalle.

"Marcisci da sola!" Mi urla lui ma io sono già lontana.

Sono seduta su questa panchina da una mezz'oretta, ripenso sempre a ciò che ho visto...
Mio padre...
Ma non sembrava più lui, sono riuscita a scorgerlo solo dal finestrino della sua auto ma ho subito notato il volto scavato, lo sguardo perso...
Tuttavia sono sicura fosse lui, lo sento, dopotutto i lineamenti erano gli stessi.
Gli affari andranno male?
Dopotutto mi dispiace è così solo e comunque è sempre mio padre.
Ma cosa dici? Non farti commuovere da un finto volto!
Hai ragione, ripeto continuamente alla mia coscienza, ma non sono pienamente convinta.

"Alexandra? Signorina?" Esco dal mio stato di trans quando vedo una donna magra e alta squadrarmi.

"S-scusi mi sono persa" sussurro incerta mordendomi il labbro.

"Ho visto!" Risponde lei gracchiando la che mi fa alzare gli occhi al cielo.

"Le ho già chiesto scusa cosa vuole di altro?" Punto i miei occhi celesti contro i suoi.
Lei sbuffa ma continua la sua lezione, sento gli occhi di tutti addosso e questo non va bene. Lancio un paio di occhiatacce in giro per poi perdermi di nuovo nei miei pensieri.

È suonata la campanella e finalmente posso dirigermi in mensa, vedo già il tavolo gremito di persone.
Scorgo Thom, Mike, Jess e Cameron.
Mi rabbuio quando lo vedo, soprattutto in compagnia di una brunetta che gli lancia sguardi languidi.
Oh ma insomma sei o non sei Alexandra Jonson?
Mi preparo mentalmente e poi, prendendo un grande respiro e facendo un sorriso, mi dirigo al tavolo.

"Ma ciao bellissima!" Il saluto di Thomas è il primo a farsi sentire e seppur sapendo che il suo tono è scherzoso non posso fare a meno di arrossire leggermente.

"Ciaoo" prendo posto tra una Jennifer annoiata e un Mike sorridente.
Guardo la ragazza e per farmi capire indica con un cenno la mora seduta affianco del fratello.
Io ridacchio quando vedo anche Thomas alzare gli occhi al cielo.

"Buona questa pasta... anzi il cibo in generale è meraviglioso... cioè ma che problemi hanno quelli che smettono di mangiare?" Mi guarda provocatorio con un sorrisetto sornione a dipingergli il volto.
Mi parte un colpo al cuore... questo è un affronto bello e buono.
Ed è inesorabilmente meschino. Mai prendere in giro le debolezze altrui. Mai!
Mi sta venendo da piangere mi sento colta in fragrante e mi sento ancora più sbagliata.
Tuttavia alzo la testa e lo sfido.

Ti odio, ma sei già mia ||Cameron Dallas||Where stories live. Discover now