Capitolo 20

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Ho di nuovo scritto un capitolo al posto di studiare! Amatemi <3 <3

P. S. è pure più lungo del solito :D

Noel's POV

Sentii qualcuno salire le scale e la porta aprirsi.

Sospirai, cercando di tirarmi su.

Avevo dormito poco e mi sentivo a pezzi, ma Adam non doveva saperlo.

-Buongiorno amore!- mi salutò, sorridendo felice.

-Buongiorno- risposi, innervosendomi a causa della difficoltà che avevo a mettermi seduto.

Il mio ragazzo poggiò il vassoio della colazione sul comodino e si affrettò ad aiutarmi.

-Come ti senti oggi?- mi chiese sistemandomi alcuni cuscini dietro la schiena.

-Un po' indolenzito, ma sto bene- risposi accennando un sorriso.

-Il livido è sparito del tutto- sussurrò sedendosi sul bordo del letto, allungandosi verso di me e accarezzandomi il viso, prima di coinvolgere le mie labbra in un bacio dolce.

Desiderai aggrapparmi a lui con tutte le mie forze, ma i dolori vari e le mie costole malmesse me lo impedivano.

Adam aveva paura di farmi male, ed io odiavo non poter provare da ormai troppo tempo la sensazione di essere stretto tra le sue braccia.

L'unico momento in cui avevo di nuovo potuto poggiare la mia testa contro il suo petto ed ascoltare il battito del suo cuore era stato il momento in cui lui le sue braccia mi avevano sollevato da quel dannatissimo letto in cui ero stato steso per un mese intero, con l'intento di portarmi verso la più vicina uscita secondaria.

Scappare dall'ospedale era stata un'impresa faticosa. Adam non sopportava di vedermi piangere ogni giorno all'idea che gli assistenti sociali prendessero la decisione di affidarmi a mio zio Ronnie o quella di essere spedito in qualche casa famiglia, così aveva organizzato, aiutato da Max, Rick, Jer, Seanny ed Abbie "il mio rapimento".

Il venerdì precedente, subito dopo l'ultimo giro delle infermiere, Adam era venuto a prendermi per evitare che mi dimettessero e mi portassero a casa o in qualche altro posto del cazzo.

Ero nascosto a casa sua, nella sua stanza da ormai due giorni.

Il suo letto era comodo e le lenzuola profumavano di lui.

Adam si stava prendendo cura di me.

Mi coccolava e tranquillizzava quando scoppiavo a piangere apparentemente senza motivo e soprattutto, mi sopportava in quegli istanti in cui il ricordo del perché versavo in quelle condizioni tornava a tormentarmi e diventavo intrattabile.

Mi riempiva di baci, mi rimboccava le coperte e mi asciugava le lacrime ogni singola volta in cui, mentre ero tranquillo, venivo sopraffatto dall'idea di dover rimettere il naso fuori casa prima o poi.

Mio padre era di nuovo in galera, ma sapevo che una volta scontata la pena sarebbe uscito a cercarmi per darmi il resto.

Il ricordo delle sue parole ed il suo disprezzo nei miei confronti mi avevano ferito più di tutte le botte che mi aveva dato.

Da quelle non sapevo difendermi. Non sapevo guarire.

Adam era l'unico motivo per cui sorridevo nonostante tutto.

Nel periodo in cui ero stato ricoverato, passava a trovarmi in ospedale ogni giorno e rimaneva oltre l'orario consentito a tenermi compagnia, addormentandosi spesso e volentieri con le dita intrecciate alle mie e l'altra mano persa ad accarezzarmi i capelli.

PeriferiaWhere stories live. Discover now