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Dopo essere uscita dal bagno e aver vomitato anche l'anima, trovai Federico seduto sul letto mentre guardava un punto indefinito davanti a sé. Sbuffai e andai a sedermi accanto a lui, appoggiando la testa sulla sua spalla.
"Pensi anche tu quello a cui sto pensando io?" dissi torturandomi le mani.
"Siamo stati attenti!" disse, portandosi le mani ai capelli per la terza volta consecutiva.
"E se non lo fossimo stati abbastanza?"
"Non lo so, cazzo!" sbottò, palesemente nervoso.

Rimanemmo in silenzio per circa dieci minuti. In quel lasso di tempo cominciai a pensare solo all'aspetto negativo della situazione:
- mio padre mi avrebbe urlato di essere un'irresponsabile e rispedita a Bologna da mia madre come pacco postale.
- mia madre sarebbe come minimo svenuta alla solo notizia di diventare nonna alla sua età.
- io sarei entrata nel panico più totale.

"Fede?" dissi, quasi in lacrime al solo pensare tutte quelle cose negative.
"Dimmi."
"E se ..." feci un lungo respiro prima di continuare con la frase. " ...e se fossi incinta?" chiesi, evitando di guarlo negli occhi.
"Sono pazzo, lo so, ma questa cosa mi spaventa solo in parte ..." si inginocchiò davanti a me per permettergli di guardami negli occhi, cosa che io stavo evitando di fare. " ...e sai perché?" mi chiese accarezzandomi un guancia, le sue labbra a pochi centimetri di distanza dalle mie.
"Perché?"
"Perché avere un figlio da te sarebbe il mio sogno più grande."

Dopo esserci rivestiti nel più totale silenzio ed essere scesi nell'atrio dell'Hotel cercando di non far sospettare nulla, salimmo sul pullman per tornare a Torino. L'arrivo era previsto per le nove di quella mattina, ma a causa mia e di Federico saremmo arrivati in ritardo.

Quando ci sedemmo sul pullman che ci avrebbe portati all'aeroporto, a noi si avvicinarono Paulo e Miralem.
"Vi siete dati alla pazza gioia questa notte, eh." disse Miralem, facendo l'occhiolino ad entrambi diventati rossi per la vergogna.
Come diavolo facevano a saperlo?
"C-cosa state dicendo?" dissi io balbettando, volendo sprofondare il più sottoterra possibile.
"Si è sentito tutto, sciocchini." disse Paulo ridendo a sua volta.
"Inoltre." si avvicinò a noi anche Douglas. "Federico questa notte non è tornato in stanza." i tre cominciarono a ridere come tre paperelle.
"Siete solo invidiosi. Scommetto che vi procurate piacere da soli!" Federico, vedendo anche il mio imbarazzo, prese in mano la situazione mettendo a tacere i tre babbuini, ma mise me ancora più in imbarazzo perché così dicendo aveva approvato i pensieri contorti di quei deficienti.
"Fede!" lo ammunii.
"Stai tranquilla amore, sono solo degli stupidi." mi abbracciò facendo un sorrisetto, guardando fiero la faccia dei suoi compagni di squadra che erano ancora rimasti zitti e immobili. Ridemmo tutti a quella scena, compresi me e Federico, dimenticandoci per un momento il guaio in cui ci potevamo essere cacciati.

Mi Rey ||• Federico BernardeschiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora