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La dottoressa entrò nello studio con la cartella dei risultati nelle mani e una faccia che non prometteva nulla di buono. Si sedette di fronte a noi e si mise i suoi occhiali da vista, cominciando a leggere sia a me che a Federico i risultati delle analisi. Quest'ultimo non la smetteva di saltellare sulla sedia evidentemente nervoso, mentre con una sua mano teneva stretta la mia e con l'altra si strofinava i jeans neri.
"Allora, mia cara Kim." cominciò la dottoressa sorridendomi forzatamente. "Secondo i risultati delle analisi i tuoi mancamenti sono dovuti al segno evidente che sei molto stressata e ovviamente questo potrebbe compromettere la tua gravidanza. Come ti ho detto più volte i primi mesi della gravidanza sono quelli più a rischio, quelli in cui dovresti stare molto più attenta a non stressarti ulteriormente. Se vi dico queste cose è perché nelle mie parole c'è qualcosa di fondato, sapete che non vi farei mai preoccupare inutilmente. Dico solo che se non facessi molta attenzione alla tua salute potresti avere ..." la dottoressa si fermò per riprendere fiato, spostò lo sguardo da me a Federico e poi continuò con il suo discorso che sembrava essere interminabile. "... potresti rischiare di avere un aborto spontaneo."

Dopo che la dottoressa ci salutò cordialmente e io e Federico uscimmo dal suo studio, ci avviammo in silenzio verso l'uscita. Federico mi aveva lasciato la mano e adesso mi camminava davanti in silenzio il più lontano possibile, come se la colpa fosse tutta esclusivamente la mia. Da quando quella vipera di Emma mi aveva fatto quella sgradevole visita, in quelle settimane i miei giorni erano stati continuamente tormentati dalla paura che lei potesse tornare e rubarmi la mia ragione di vita. Paranoie che avevano anche causato alcuni problemi alla mia gravidanza, tanto da farmi rischiare di perdere il bambino.
Usciti nel parcheggio mi strinsi nel mio cappotto e alzai il cappuccio a causa della pioggia, così come fece Federico con la sua felpa. Entrambi cominciammo a camminare velocemente verso l'auto, io ben attenta a non rischiare di scivolare. Federico entrò per primo in macchina ignorandomi del tutto, lasciandomi fuori sotto la pioggia.

Sbuffai e poco dopo entrai in macchina anche io, giusto in tempo che fuori cominciò a diluviare. Guardai fuori dal finestrino aspettandomi che da un momento all'altro Federico accendesse la macchina e partisse, ma non accadde nulla. Mi voltai verso di lui e lo vidi stringere forte il volante, con gli occhi puntati davanti a sé.
"Potresti partire?" chiesi infastidita. Nelle ultime settimane era sempre la stessa storia. Ci ritrovavamo a discutere per ogni minimo dettaglio e alla fine non ci rivolgevamo la parola per diversi giorni.
"Perché mi fai questo?" chiese con un filo di voce. Mi voltai di scatto verso di lui e vidi i suoi occhi colmi di lacrime puntati su di me.
"Fede, ma cosa dici?" domandai con tono più calmo. Vederlo in quello stato, per giunta senza saperne il motivo, mi faceva stare uno schifo.

"Non mi dici più nulla, ormai. Mi trascuri, stai sempre per i fatti tuoi, a malapena vuoi baciarmi. Dimmi, ti sei pentita di aver tenuto il bambino? Non mi ami più, è così?" sentendo il suo tono disperato venne da piangere anche a me e mi sentii subito uno schifo. In quei giorni non avevo fatto altro che pensare a quella stronza che me lo voleva portare via, che lo stavo allontanando da me con le mie stesse mani.
"No, Fede. Ma cosa dici! Io ti amo, e no, non mi sono pentita di aver tenuto il nostro bambino. Non lo farei mai. Come puoi pensare a una cosa del genere?" gli chiesi, mettendogli una mano sul suo viso rigato dalle lacrime.

"E allora perché non mi dici cosa ti prende?!" gridò, facendomi prendere un colpo. Ritrassi la mano e sospirai, pensando che era arrivato il momento che sapesse anche lui.
Gli raccontai tutto, per filo e per segno, quello che mi stava succedendo.
"Un paio di settimane fa mi ha fatto visita proprio l'ultima persone che avrei voluto vedere. Con lei ho frequentato i primi due anni di superiori fino a quando lei si è trasferita con i suoi in un'altra città. Il primo anno mi innamorai di un ragazzo bellissimo con cui in pochi mesi mi ci fidanzai. Emma fece di tutto per portarmelo via e farmi stare male, e alla fine riuscì nel suo intento. Non ho mai saputo perché ce l'avesse così tanto con me. Forse perché io ottenevo tutto ciò che volevo senza essere costretta a dover aprire le gambe. Ad ogni modo, quando è venuta a casa mia mi ha messo in guardia su di te. Mi ha detto che ti avrebbe portato via da me e io ..." mi fermai per riprendere fiato a causa dei singhiozzi causati dalle lacrime, mentre lui nel sentire quella "storia" mi mise una mano sulla coscia. "... i-io sono entrata in panico. Non riuscirei a vivere un giorno senza di te, non voglio che tu te ne vada. Voglio crescere questo bambino con te perché amo lui e perché amo te." dissi fra i singhiozzi. Prima che io potessi continuare lui mi prese il viso e mi baciò, interrompendomi dal piangere.
"Ehi, ehi. Chi te l'ha detto che io andrò via? Non la conosco nemmeno, questa Emma. Non lascerei mai solo mio figlio e te, non lo farei mai perché anche io amo entrambi. Quindi ti prego, non azzardati mai più a pensare queste cose e a rischiare di avere un aborto spontaneo per una troietta. Non devi avere segreti con me, Kim. Capito?" annuii sorridendo e tornando sulle sue labbra che per tanto tempo mi erano mancate. Mentre lo baciavo tutte le mie preoccupazioni vennero spezzate con un solo tocco delle sue labbra.

//Alloraaa, scusate per il ritardo ovviamente!! Sono così felice per il goal di Fede l'altro ieri, inutile dire che ho esultato come una pazza. Inoltre, a chi non piacciono i dybaleschi? Mi sto seriamente innamorando di questa nuova ship!😍❤\\

Mi Rey ||• Federico BernardeschiWhere stories live. Discover now