Capitolo 10

1.6K 170 27
                                    

Adrien finì di abbottonarsi la camicia, continuando a provare a ignorare la presenza molesta nella sua camera: si era svegliato con il peso di Plagg sull’addome e, nonostante, avesse sbraitato e minacciato di buttarlo fuori, il candelabro era rimasto ostinatamente nella sua camera.
Il giovane aveva provato a ignorarlo, preparandosi alla nuova giornata e trattenendo dal chiedere a Fu di mostrargli Marinette: poteva solo immaginare le chiacchiere e le prese in giro di Plagg se fosse venuto a conoscenza di quella sua piccola abitudine: «Oh. Interessante» commentò Plagg, battendo assieme i due bracci di metallo: «Sapete ancora vestirvi come un essere umano. O quasi.»
«Plagg…»
«Mio caro signore» dichiarò il candelabro, balzando sul materasso e aprendo le braccia e sorridendo affabile: «Mio caro signore…»
«Lo hai già detto.»
«Volevo ribadire il concetto.»
«Che vuoi?»
«Non posso essere venuto qui ad ammirare la vostra bellezza? Il vostro meraviglioso aspetto mattutino…» Plagg si fermò, inclinando la testa metallica e sorridendo: «il vostro pelo è tutto arruffato, signore.»
«Che vuoi, Plagg?» domandò Adrien, sistemandosi il colletto della camicia e fissando il proprio riflesso nello specchio che dominava la sua camera, notando come la sua concezione di sé fosse cambiata: da quanto tempo si specchiava senza sentire il bisogno di spaccare il suo riflesso? Da quando aveva iniziato ad accettare ciò che era?
Un piccolo sorriso gli piegò le labbra, mentre dava un’ultima occhiata a se stesso e si voltò per prendere la giacca e infilarla con qualche difficoltà, osservando Plagg saltellare qua e là per la stanza fino a raggiungerlo: «Mio signore, mio principe» iniziò il servitore, mentre allungava i bracci e prendeva un lembo della giacca, tenendolo fra gli arti metallici mentre Adrien si allungava all’indietro per infilare la zampa all’interno: «Vorrei ricordarle i bei tempi andati, quando il castello era al suo massimo splendore e noi servitori impiegavamo tutto il nostro tempo per rendere questo posto la più sublime perla…»
«Questo discorso ha un fine, Plagg?»
«Tempi in cui i nostri saloni erano liberi dalla polvere, dove la musica risuonava in ogni stanza…»
«Plagg.»
«E le cucine erano impregnate dei profumi più dolci e invitanti…»
«Cosa vuoi, Plagg?»
«Stavo pensando che forse, e ripeto forse, potremmo fare qualcosa: un piccolo soirée per voi e madamoiselle Marinette, qualcosa per allietare la vostra serata e coccolarvi con delizioso cibo e il vino migliore della nostra cantina, accompagnando il tutto con della dolce musica e…»
«Fate quel che vi pare.»
«Oh» Plagg si fermò, i bracci aperti e lo sguardo leggermente sorpreso: «E’ stato così facile? Pensavo di dovervi pregare un po’ di più.»
«Ti conosco e so che mi avresti tormentato finché non ti avrei detto sì. Non è per farti contento, è per risparmiare tortura alle mie orecchie.»
«Padrone, riuscite ogni volta a sorprendermi.»
«La missione della mia vita.»
Plagg l’osservò mentre usciva, lasciandolo solo nella camera e lo sguardo del servitore si posò sulla rosa: «Voglio sperare che tutto andrà per il meglio» mormorò, voltandosi poi verso lo specchio e vedendo la superficie vibrare: «Non tanto per me o per tutti gli altri, quanto per quel ragazzo…»
«Non sei l’unico a pensarla così, Plagg.»
«Voglio che sia felice. Se lo merita dopo tanta sofferenza. Non credi, Fu?»
«Non potrei usare parole migliori delle tue, Plagg» dichiarò lo specchio, facendo vibrare appena il riflesso: «E adesso vai, rendi questa serata memorabile per i nostri due giovani innamorati.»

Plagg osservò la servitù riunita nella cucina, marciando davanti a loro come se fosse stato un generale di un esercito, pronto a fare un discorso di incoraggiamento prima della grande battaglia: «E’ stata dura, ho dovuto usare ogni oncia della mia sagacia ma alla fine il padrone ha ceduto dichiarò ad alta voce, l’orgoglio che trapelava da ogni lettera, tanto era fiero di aver portato a termine quell’impressa: «E se questo vuol dire che l’ho tormentato fino a che non ha detto sì…» si fermò, annuendo soddisfatto. «Ebbene sì, l’ho fatto.»
Wayzz, al suo fianco, sospirò e si torse le mani metalliche l’una con l’altra: «Sei veramente sicuro, Plagg?» domandò, cercando con lo sguardo l’appoggio del resto della servitù: «Veramente sicuro?»
«Mio caro Wayzz…» Plagg si fermò, scuotendo il capo di cera e inspirando profondamente per quanto il suo corpo metallico glielo permettesse: «Se non facciamo qualcosa, madamoiselle Marinette – l’unica, vorrei rammentarti, che può spezzare la maledizione di questo luogo – scoprirà della nostra piccola bugia sul padre e se ne andrà…»
«Forse perché, fin dall’inizio, non dovevate mentire alla ragazza» commentò Tikki, sbuffando e facendo vibrare il coperchio: «Quella poveretta si preoccupa ogni giorno per il padre malato…»
«Non è che il padrone mi avesse dato molto materiale su cui far leva per far rimanere la ragazza» bofonchiò Plagg, incrociando le braccia: «Insomma, la spaventa e le ringhia contro. Un comportamento affascinante, non credi?»
«E dovevate per forza mentirle?»
«Abbiamo omesso un piccolo particolare, Tikki.»
«Omesso un piccolo particolare?» sbottò la teiera, sbuffando vapore da ogni apertura e avanzando minacciosa verso il candelabro: «Vuoi che ti sputi tutto il vapore in faccia?»
«No, grazie, ma chére» mormorò Plagg, sorridendo affabile e poi battendo i bracci fra di loro: «Forza. Forza. Forza. Abbiamo un castello da mettere a lucido, una cena da preparare, una sala da sistemare…» Plagg indicò Flaffy, che fluttuava a mezz’aria: «Mio giovane amico, usa tutti i piumini di questo posto e togli la polvere da ogni cosa. Tikki…»
«Per la cucina lascia fare a me. Monsieur Remier ed io creeremo la cena più buona che questo posto ha visto.»
«Wayzz, mio caro amico, va a svegliare Nooroo e dirgli di esercitarsi come quando era un giovane allievo della scuola di musica e poi inizia a coordinare i lavori nella sala da pranzo: sai come sono i piatti e i tovaglioli, sempre pronti a far rissare fra di loro.»
«Dovremmo preparare un abito per Madamoiselle Marinette» commentò Flaffy, girando su se stesso: «Avviso subito Mikko! Sono certo che creerà l’abito più bello.»
«E tu, Plagg?»
Il candelabro si voltò al richiamo dell’orologio da tavolo, sorridendo all’amico e muovendo i bracci con fare elegante: «Io cosa, mio caro amico?»
«Cosa farai?»
«Oh, molto semplicemente, mi dedicherò a creare una coreografia con i fiocchi e controfiocchetti.»
«Coreografia?»
Plagg sorrise, passando un braccio metallico attorno alle spalle dell’amico e alzò l’altro verso il soffitto: «Vedrai, Wayzz, vedrai» dichiarò, ridacchiando dei suoi stessi pensieri: «Il piano ‘Stia con noi’ sarà qualcosa di assolutamente epico.»

La bella e la bestia || Miraculous Fanfiction {Completata}Where stories live. Discover now