La mia più grande paura

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Jo corse fuori dall'aula, schizzando veloce tra gli studenti. Si scontrò con Lucy, che gli urlò contro, ma lui aveva altro per la testa. "Lucy, hai visto un elfo domestico, per caso?" chiese riprendendo fiato. "No, ti pare?" rispose lei scocciata. "E va beh. Ci si vede Lucyfera!" lei gli urlò dietro, mentre lui tornava verso l'aula dove Jake era rimasto solo. "So io dove trovare quell'elfo, amico."
Si avviarono verso le cucine, usando la Mappa. "Ecco, ora devi solo fare il solletico alla pera." La grande pera del dipinto d'accesso rise un poco e si trasfigurò in una maniglia verde. Sicuro, il biondo spinse la tela, che li lasciò passare. La cucina era enorme, quasi quanto la Sala Grande che si trovava qualche piano più su. Dei tavoli perfettamente corrispondenti ai cinque presenti in quella Sala erano disposti nello stesso modo e gli elfi si stavano affannando per preparare la cena. I due ragazzi scesero il piccolo gradino che divideva la porta dalla stanza e cercarono con lo sguardo la testa pelosa e pimpante di Kreacher.
Lo trovarono quasi all'istante: il piccolo elfo se ne stava su uno sgabello, accerchiato da una quindicina di altri elfi, evidentemente in pausa. Raccontava una storia appassionante sulla II Guerra Magica: "Fu in quel momento che Kreacher sentì un gran fracasso provenire dalla Sala Grande. Quindi, volendo rendere fiero il suo buon padrone, gridò agli altri elfi 'Per il mio povero padron Regulus e per il grande Harry Potter. Per l'elfo Dobby: salviamo la nostra scuola!' e allora tutti i suoi prodi compari elfi lo seguirono contro i Mangiamorte e il loro padrone!" finì di raccontare e tutti applaudirono e ruggirono orgogliosi. Un'elfa scoppiò in lacrime e altri due le portarono del tè caldo. "Cara Winkie, non piangere. Il nobile Dobby è morto con onore." La rassicurarono in molti.
Facendosi spazio tra tutte quelle testoline che saltavano pimpanti di qua e di là, Jo e Jake arrivarono fino al piccolo gruppo che si esaltava attorno a Kreacher. "Signorino Jo! Kreacher non si aspettava di rivederti tanto presto." Esclamò l'elfo venendogli incontro. "A cosa deve questa visita?" chiese. "Ho bisogno di parlarti. Del tuo padrone. Come si chiama?" chiese il ragazzo diretto. "Ma tu lo conosci! Lo conoscono tutti: è il grande Harry Potter, il padrone di Kreacher. Come l'elfo Dobby fece prima di lui, anche questo vecchio elfo lo serve degnamente, e sfido chi direbbe che non è così!" Jo annuì. "Era tutto ciò che mi serviva, grazie Kreacher." Si voltò e salutò con un sorriso, tornando da Jake che lo aspettava vicino ad un tavolo pieno di dolci. "Dai Jake, è ora di tornare a studiare: pausa finita!" e ringraziando innumerevoli volte i piccoli elfi della cucina, uscirono e si diressero nei sotterranei.

Jo si svegliò di colpo, l'immagine della morte impressa nella testa, stufo di quel solito sogno. Ma era inutile che provasse ad addormentarsi con pensieri felici per la testa. Anzi: ultimamente aveva paura di addormentarsi, costretto a rivivere in modo sempre più reale il sogno dell'omicidio di Mila e Claire.
Sentiva la febbre pulsare nella testa, un caldo asfissiante circondarlo e dei brividi dovuti sia alla febbre che alla paura. Moriva di sonno, ma il Cavaliere lo stava distruggendo. Non dormiva, e questo causava mancanza di attenzione e febbre quasi costante.
Agitato, tormentandosi nel sudore caldo estrasse la mano dal baldacchino e afferrò il foglio di pergamena ingiallito dal tempo che era appoggiato sul comodino. "Lumos" la bacchetta s'illumino e lui pronunciò: "Giuro solennemente di non avere buone intenzioni." La Mappa del Malandrino si animò e mostrò ogni piano di Hogwarts, ogni suo abitante e ogni animale. Cercò velocemente nel corridoio del terzo piano, poi setaccio a lungo la Foresta Proibita, ma niente. Nessun "Cavaliere Misterioso" o "Knife" nei paraggi. I passaggi segreti erano sigillati, ma li controllò comunque, senza alcun successo. Si rassegnò, per il momento. Tempo un quarto d'ora e si sarebbe svegliato nuovamente, avrebbe avuto nuovamente la febbre e ancora avrebbe controllato la Mappa.
Si addormentò di malumore.

Leòn venne svegliato da degli strani mugolii. Aprì la tenda, infilò le ciabatte e rabbrividì per il freddo notturno dei dormitori di Serpeverde. Si avviò verso la cuccia di Lloyd, ma era vuota. Si voltò verso il letto di Jo. I mugolii provenivano da lì. Si avvicinò velocemente e aprì le tende per controllare che Jo stesse bene. "Calmo, Lloyd. Ora chiamo Lumacorno. Ha la febbre a quaranta, dev'essere una brutta serata..." il cagnolino era la fonte dei mugolii, mentre cercava di svegliare il padrone leccandogli tutta la faccia preoccupato. Il Serpeverde sapeva che Jo si svegliava spesso la notte, e non era mai successo che non si svegliasse per più di venti minuti. "Finnigan! Keller! Morf!" gridò ripetutamente i nomi di tutti i ragazzi di Serpeverde, finché un assonnato Alexander Ivan entrò nella stanza quadrata stropicciandosi gli occhi. "Zabini, sono le quattro del mattino..." "Jo: ha la febbre, bisogna chiamare qualcuno." In quel momento Jo, nel sonno, ebbe un conato, rigurgitando la cena. "Ti prego, vai a chiamare qualcuno, chiunque, Lumacorno..." Alexander, rendendosi conto della serietà della situazione, uscì dal sotterraneo, alla ricerca del primo Prefetto di guardia. Tornò mezz'ora dopo, seguito da Lily Potter, che era forse l'unica a poterli aiutare in quel momento. "Lily, Jo sta male. Ha la febbre e vomita nel sonno." Lily evocò una barella più veloce che poteva, poi posò Jo su di essa, avvolgendolo in un batuffolo di coperte per non fargli avere colpi di freddo. "Veloci, all'infermeria. Leòn, aiutami. Ivan e tutti gli altri - indicò la folla che si era radunata nella camera - tornate a letto, non c'è niente di spettacolare in uno che vomita, sapete?" estrasse una Pasticca Vomitosa e la divise in due, costringendo Jo a ingurgitare la metà curativa. Leòn ringrazio Alexander per il suo aiuto, e in cuor suo ringraziò che avesse trovato proprio Lily.
Dopo aver depositato Jo, Leòn tornò a letto ammonito da Lily: voleva restare la notte con l'amico, ma la ragazza promise che ci avrebbe pensato lei.
Lily guardò il cugino nella penombra dell'infermeria. Il suo viso pulito era pallido più del solito. Una piccola stoffa bagnata era stata posata da Madama Chips sulla fronte del ragazzino, e le coperte erano state tirate fin sopra le spalle.
La ragazza si asciugò la fronte e sospirò. Si era preoccupata davvero, questa volta. Aveva visto il viso pallido del cugino, le coperte sporche di vomito e aveva sentito un caldo pesante e insostenibile. Era riuscita a mantenere il sangue freddo per organizzarsi, ma ora il petto si alzava e abbassava velocemente, mentre stringeva la mano scottante di Jo. Il piccolo Serpeverde giaceva immobile, il respiro lento e aritmico, la bocca semiaperta e il fiato pesante. La Pasticca aveva fatto effetto e lui aveva smesso di vomitare, e la febbre stava calando lentamente.
Eppure il suo non era ancora un sonno senza sogni.
Il Serpeverde si svegliò, per la prima volta da settimane aprendo semplicemente le palpebre. La luce del freddo sole di gennaio riempiva l'infermeria. Uno sgabello vuoto era accanto al suo letto e un biglietto era sul comodino, accanto a un bicchier d'acqua.

L'ultimo Dursley [IN REVISIONE]Where stories live. Discover now