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vi avviso già che questa storia durerà molto rispetto a Cuddle me, Daddy!

all the love. g. Xxx

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"Hey bimba, l'hai voluto tu. Sai cosa sta per succedere? Sto per torturarti, sarà una dolce e lenta tortura"

"Davvero Daddy? Beh, prima devi prendermi" con uno scatto veloce mi liberai dalla sua presa e iniziai a correre.

Dopo qualche minuto mi fermai davanti ad una porta e mi girai di dietro per vedere se Lorenzo mi aveva seguito.

Non vidi nessuno e ridacchiai, era cosí pigro che non voleva neanche rincorrermi. Ripresi fiato, mi girai e me lo ritrovai davanti.

Mi prese per i fianchi e mi caricò a mo di sacco di patate sulla sua spalla. Con una mano iniziò a toccarmi il sedere.

"Oh, ma che bel sedere abbiamo qui. Cos'è questo? Un buchino?" disse come se non sapesse nulla. Iniziò a pressate sul mio buchino e mi scappò in gemito.

"L-Lorenzo..." lo richiamia, lui si fermò e mi diede una sculacciata.

"Come scusa?" domandò arrabbiato. Mi morsi il labbro, era piacevole quel dolore.

"D-daddy..." gemetti cercando di non urlare. Aprí la porta di una camera, la chiuse a chiave e mi adagiò sul letto.

"Senti bimba, cosa vuoi che ti faccia?" mi chiese avvicinandosi a me e baciandomi le labbra. Un bacio lento e umido.

"Ecco, io non lo so" iniziai mordendomi il labbro "Daddy...io non sono sicu-"

Mi zittí mettendomi un dito davanti alla bocca. Il mio cuore iniziò a battere forte.

Iniziò a baciarmi in modo passionale e profondo e a portare la sua mano sotto la mia maglia.

"A-aspetta un attimo" lo pregai ma lui sembrava non ascoltarmi continuando quella che stava facendo "D-daddy, LORENZO!" lo richiami con le lacrime agli occhi.

Avevo paura, lo guardai negli occhi. Non sembrava lui, il colore dei suoi occhi era quasi nero. Poggiai una mano sul suo petto e lo spinsi piano.

"Che succede piccola?" mi chiese più che preoccupato sembrava scocciato.

"I-io ho paura, non sono pronta. Scusami Daddy" mi scusai mortificata.

Lui mi fissò per qualche secondo per poi alzarsi dal letto e portarsi le mani ai capelli.

Passò una mano tra di essi e si leccò le labbra, i suoi movimenti erano sconnessi. Si girò verso la porta e prese il vaso vicino ad essa e lo buttò a terra.

Il suono mi fece sobbalzare e inizia a tremare. Mi faceva paura, tanta paura.

"Ho capito, tu non mi vuoi. Tu non mi ami. Tu sei falsa proprio come tutte le altre" sbraitò cercando qualcos'altro da spaccare per sfogare la sua rabbia.

Trovò una sfortunata lampada che presto finí a terra. Aprí la porta e corse fuori.

Avevo rovinato tutto.

Dangerous game [lorenzo ostuni]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora