Capitolo dodici

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Dinah ascoltava pazientemente i dettagli della serata. Avrebbe preferito sapere quali grandi nomi si erano presentati, invece che conoscere dove risiedeva la biancheria intima di Lauren, ma dedicò comunque il suo tempo a Camila.

Le raccontò il ballo che aveva condiviso con la cubana, senza tralasciare nessun particolare. Dinah aveva assorbito talmente tante informazioni che era quasi come se fosse stata lì, a vederlo con i suoi occhi. Ma dato che in realtà non vi aveva preso parte, Camila insisteva a ripeterle il corso degli eventi, con una loquacità sconosciuta alla polinesiana.

Camila non era mai stata fidanzata, ma era uscita con qualcuno e Dinah non ricordava di una sola volta in cui avessero dialogato riguardo la ragazza che l'aveva portata fuori. Alla domanda "com'è andata?" La cubana minimizzava il tutto con una scrollata di spalle, un sospiro grave che sostituiva qualsiasi parola. Per tanto tempo Dinah aveva sperato che Camila esternasse i suoi sentimenti, le confidasse le emozioni che aveva provato... Adesso non era più così sicura, anzi quasi le mancavano quei due gesti che bandivano ogni sottospecie di discorso.

Da una parte era contenta per Camila, dall'altra non poteva evitare di pensare che ci sarebbe rimasta scottata. Per l'ennesima volta Lauren le aveva ribadito di essere un'amica e nonostante la cubana sostenesse con pertinacia che si erano scambiate uno sguardo diverso, Dinah faticava a crederci.

Diverso poi, ha una gamma di definizioni innumerevoli. Diverso perché più fiducioso, diverso perché concentrato, diverso perché coinvolto dalla situazione, diverso perché riconoscente... Insomma, poteva voler dire tante cose, inutile illudersi che diverso significasse per forza sentimentale.

«No, no, non capisci! Lei guardava solo me.» Declamò Camila, con enfasi che spiccava sul sorriso esteso che le incorniciava il volto raggiante.

«Certo, perché ti stava insegnando i passi.» Le ricordò Dinah, riportandola sulla terra ferma.

Spiccare il volo sulle ali di carta dell'immaginazione è rischioso. Volare troppo in alto ci fa perdere la cognizione della realtà, inducendoci a dimenticare che prima o poi dobbiamo atterrare, sperando che non sia una caduta rovinosa.

«No, Dj, lei... lei mi guardava intensamente...» Rincarò Camila, strizzando gli occhi mentre fissava un punto indefinito davanti a lei, invocando i ricordi della sera addietro.

«Così intensamente che ti ha ringraziato per essere una vera amica.» Disse duramente la polinesiana. Le dispiaceva essere così diretta, forare le ali di Camila con le parole, quasi come fossero sassi, ma qualcuno doveva mostrarle la verità e chi poteva farlo meglio della sua migliore amica?

Camila aprì bocca per dire qualcosa, ma uscì soltanto un respiro mozzato. Afflosciò le spalle, curvandosi leggermente in avanti, con lo sguardo fisso sulla ghiaia. A Dinah sembrava quasi di vederla precipitare disastrosamente, le sue ali si erano crivellate troppo per poterla sostenere in volo.

«Ehi.» Le poggiò rincuorante una mano sulla spalla «Hai passato una bella serata, in compagnia di Lauren. Vedila così! Non cercare per forza un altro senso. Gioisci di ciò che hai ricevuto e pensa a chi avrebbe voluto disperatamente essere lì, ma è rimasto a casa in pigiama a guardare le vecchie repliche di Masterchef...» Terminò Dinah, indicando se stessa.

Camila scoppiò in una risata fragorosa, contorcendosi. Non aveva mai capito perché, ma quando la polinesiana falliva un test, un'uscita le andava male, oppure desiderava trovarsi in un posto, ma non poteva permetterselo, si riduceva a passare la serata guardando Masterchef. E andava avanti per ore ed ore!

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