Capitolo 4

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«vieni qui Anastasia» la sua voce dura e profonda. Ho quasi voglia di piangere.
Mentre mi avvicino le mie mani tremano e improvvisamente la sicurezza di qualche minuto prima mi ha abbandonata lasciando spazio alla mia insicurezza ancora un volta.

ci guardiamo, come fosse una sfida.
Io voglio andare via, sorride e inizia a parlare ma non lo capisco, sono concentrata sulla sua bocca che si muove piano e immagino cosa potrebbe farmi. Arrossisco.

«mi stai ascoltando Anastasia?» chiede guardandomi soddisfatto.
Annuisco ma in realtà non ho ascoltato nemmeno una parola.

«Bene allora andiamo» dice sorridendo ancora.
Lo guardo accigliata.

«andiamo dove?» chiedo.

«a cena» e ancora una volta voglio andare via. rende le cose difficili. Perché non mi ignora piú?
Vorrei ribbellarmi ma non ha senso, per due anni ho desiderato le attenzioni di mio marito e ora non voglio davvero perdermi nulla.
Annusico e mi incammino verso l'ascensore. Evander mi segue e le porte si chiudono. L'aria é veramente poca e io sento caldo, tanto caldo.

«a cosa pensavi mentre ti parlavo?» mi chiede guardandomi dall'alto.
Ed ecco che sono fottuta.
Cosa rispondo? Oh guarda Evander stavo pensando a cosa potresti farmi con quelle meravigliose labbra. Pensavo a come deve essere bello baciarti.
Ma per fortuna le porte si aprono e mi salvano dal rispondergli, tiro mentalmente un sospiro di sollievo.

ci incamminiamo verso la sua macchina, forse deve essere nuova o forse no. É rossa ed é molto bella.
Mi apre la portiera e mi siedo sul sedile mentre lui mi guarda e la richiude.
Fa il giro dell'auto e apre la sua portiera e si siede al posto del guidatore.

Spero non mi porti lontano perché non resisto in macchina con lui.
Si allaccia la cintura e mi guarda.

«fallo anche tu» dice guardandomi attentamente. Obbedisco e lascio perdere il suo tono duro. Sospiro e guardo fuori dal finestrino mentre lui accende la macchina e sfreccia a tutta velocità.

Sono incerta se accendere la radio oppure lasciare che il silenzio diventi troppo tra noi.
Lo guardo mentre attento guida ed é cosí attraente. Con la mascella marcata e la lingua che bagna le sue labbra continuamente forse per il nervosismo o forse abitudine.

«posso accendere la radio?» dico incerta, aspettandomi un rimprovero.
Ma lui semplicemente annuisce e mi affretto ad accenderla.

non sono molto attenta sulla musica, penso solo a questa strana situazione in cui mi trovo.
Dopo un po' ferma la macchina in un parcheggio. Apre la portiera e viene verso la mia e la apre.
Aspetto lui che chiude la macchina e si avvicina.

«sei molto bella questa sera» dice sorridendomi. Potrei morire.
Arrossisco e sorrido.
Posa la sua mano sulla parte bassa della mia schiena e mille brividi si espandono per il mio corpo.
Entriamo al ristorante che ci accoglie con una deliziosa musica classica. Le luci soffuse.
Evander parla con qualcuno per il tavolo e un ragazzo prende la mia giacca e mi sorride.

«buonasera signora Reud» dice sorridendomi.
Sorrido anch'io. Ci guardiamo, sento una stretta al polso e mi accorgo che Evander cerca di portarmi al tavolo.
Spaesata mi incammino con lui in una stanza con candele e alcuni tavoli per due. Ci siamo solo io e lui.
Mi siedo, mio marito si siede accanto a me. 

«stavi flirtando con tuo marito accanto?» dice furioso. Deglutisco

«no Evander, stavo solo sorridendo al cameriere. E sinceramente non lo vedo un problema se flirto con te accanto.» dico facendo spallucce e sorridendo beffarda. Mi sento soddisfatta e sicura di me per la prima volta.

Mi guarda ancora piú furioso. «non rendermi difficile conquistarti» dice guardandomi negli occhi. Mi viene da ridere. É cosí incoerente.

«tu non mi hai reso facile restarti accanto in questi due anni, e non vedo perché vuoi conquistarmi» dico incuriosita e arrabbiata. Due bombe pronte ad esplodere.

«perché sei mia moglie, sei mia anastasia, mi appartieni e voglio conquistarti» dice appogiando la sua mano sulla mia gamba. Mi irrigidisco.

Una ragazza con capelli neri e occhi blu si avvicina al nostro tavolo. É molto bella, ed il modo in cui Evander la guarda mi fa infuriare anche se non dovrei. Parlano del menu ed io non ho davvero voglia di ascoltare la sua voce fastidiosa e da gatta morta.
Dopo aver preso le ordinazioni mi guarda e deglutisce.
Se ne va finalmente.

«potresti anche evitare di guardarla in quel modo Evander» dico strattonando la sua mano dalla mia gamba.
Lui ride e scuote la testa.

«ho occhi solo per te» dice stampandoni un bacio sul collo. Rabbrividisco e sento una voglia incredibile di baciarlo. Mi mordo le labbra e prendo il telefono che inizia a vibrare dalla borsa, controllo le mail che mi ha inviato la mia segretaria e rispondo dando indicazioni su quello che dovrà svolgere domani mattina, perché ho deciso che andrò nel tardo pomeriggio al lavoro.

«scusami riguarda il lavoro» dico dispiaciuta di essere disturbati.
Sbuffo per lo stress e guardo Evander prendere il mio telefono in mano e spegnerlo.

«dovresti davvero rilassarti» dice accarezzandomi una guancia con il pollice. Annuisco. Veniamo interroti dai camerieri che portano i piatti.
Iniziamo a mangiare.

Ho mangiato davvero tanto, ed era tutto ottimo, ascolto Evander che parla di qualcosa di divertente che gli é capitato e scoppiamo a ridere. É frustrante quanto io mi trovi bene con lui.

«andiamo?» dice guardandomi intensamente. E mi sorprende come riesce a passare dal simpatico ad attraente e dio del sesso in un attimo.
Annuisco e ci alziamo.
Prendiamo le nostre giacche e camminiamo verso la macchina.

Va a tutta velocità e io rido per la sua stupida fretta. La sua mano che si muove sul mio ginocchio accarezzandolo.
Arriviamo a casa meno del previsto. Prende la mia mano sbattendo le portiere. Mi trascina in ascensore e mentre si chiudono le porte si tira indietro i suoi capelli.
La sua mano che stringe la mia, una combinazione perfetta.
Le porte dell'ascensore si aprono e mi sbatte al muro del salotto.

«Anastasia» il mio nome esce in un suono perfetto dalle sue labbra. Si avvicina e mi bacia la guancia, il mento, il collo. Mi scappa un gemito e lui si fionda sulle mie labbra.
La sua bocca sulla mia, le sue mani sui miei fianchi mi portano piú vicino a lui. Le nostre lingue che si rincorrono.
Il mio cervello é in tilt, i miei occhi un po' spalancati ed increduli di quello che sta succedendo. Il mio cuore che accellera.

Ci stacchiamo con il fiatone. Mi guarda negli occhi.
«mi appartieni» dice soltanto. Credo di star andando a fuoco.
Sospiro e cerco di allontanarmi da lui, ma non me lo permette mi prende in braccio e va in camera mia.
Io rido per il suo stupido comportamento.
Mi butta sul letto e si mette sopra di me, inizia a farmi il solletico e io quasi piango dal ridere.
Mi dimeno sotto di lui e scoppia a ridere anche lui. Prende i miei polsi e li ferma sopra alla mia testa.

Ci guardiamo, vedo nel suo sguardo qualcosa di nuovo. Mi bacia.
Io sotto di lui, con i miei polsi bloccati lo bacio e mi rendo conto che non desideravo altro.

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