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Piazza Roma è ornata di festoni colorati, testimonianza di una festa patronale che quest'anno senza ombra di dubbio non si terrà. La gente di Cervitore è tutta rannicchiata in quello spazio angusto ma vitale per il paese. La chiesa, addobbata a puntino per onorare l'arrivo del prete dalla città, assiste a un susseguirsi di interrogativi e imprecazioni che serpeggiano sulle labbra e negli occhi della gente, fino a quando il Gila e la Selvaggia travolgono un banchetto mandandolo a gambe all'aria e spargendo berretti di dubbio gusto e fattura in ogni angolo.

- Ma che fai? Vacca boia! Pezzo di cretino, sei impazzito? - esclama furioso il venditore mentre si affretta a raccogliere la merce sparsa in terra, senza nemmeno curarsi delle condizioni del Gila.

Quest'ultimo si alza a fatica, pulendo la camicia a quadri che indossa un giorno sì e un giorno anche, logora, sporca e ora forata sui gomiti. Nel frattempo i suoi concittadini, dopo un attimo di stupore, sono tornati a farsi domande tra loro, essendo abituati alle stravaganze del Gila e avendo, oltretutto, faccende più urgenti da risolvere.

- E' crollato il ponte! - urla allora il Gila tutto d'un fiato.

Tutti tacciono e si voltano verso il Gila che sta lì, in piedi, moto a terra, a guardare negli occhi i suoi compaesani. Poi uno inizia a sorridere e un altro gli va dietro come a comando.

- Dì alla Nina che la smetta di darti i bianchetti alla mattina presto, Gila. Adesso andiamo a vedere da dove sono arrivati gli scoppi e così cerchiamo di capire... - esclama Valfredda ridacchiando. Valfredda è uno che la sa lunga, in paese. Si è fatto i soldi gestendo la metanizzazione del borgo una ventina d'anni prima e cacciando cervi di frodo nel tempo libero, e ora vive quasi di rendita.

Sta ancora ridendo, quando tre persone e un cane arrivano in piazza.

- Ha ragione lui, invece. Il ponte sull'orrido del Grecale non c'è più.

La voce è quella del Ludo. Il Gila non è affidabile, ma il Ludo è un poliziotto: lui ha il carisma, l'autorità e la competenza. Valfredda smette immediatamente di ridere.

Ludo ora ha tutta l'attenzione degli abitanti del paese. Il suo sguardo percorre la folla in modo da intercettare gli stati d'animo che attraversano la piazza. C'è sempre un momento in cui un oratore tentenna tra l'affabulazione e la schiettezza. In Ludo questo dubbio non c'è mai stato.

- Dall'alto la situazione è più chiara. Come sapete ci sono stati due fenomeni che verosimilmente possiamo attribuire a due scoppi. La prima esplosione che avete udito riguardava l'antenna con i ripetitori per i cellulari. Se osservate i vostri telefoni potete notare che non avete più campo.

Chi se ne era già reso conto non si muove e attende il seguito. Chi, invece, non aveva controllato in precedenza recupera dalle tasche e dalle borse l'apparecchio, accorgendosi della mancanza delle stanghette accanto all'icona dell'antenna.

- Cazzo, è vero! – esclama il dottor Roversi dietro al pizzo e agli occhiali tondi che lo fanno assomigliare tanto al Groucho dei fratelli Marx o, al limite, di Dylan Dog.

Il Ludo attende che il suo pubblico improvvisato torni a prestargli attenzione e riprende.

- Credo che sia successo qualcosa anche alla linea di terra, ma non ne sono sicuro. Qualcuno di voi avrà notato che anche i telefoni fissi sono isolati.

Qualcuno fa cenno di sì con la testa, pochi in verità. Si comprendono due cose: la diffusione raggiunta dai cellulari rende il telefono fisso obsoleto e il fatto che la situazione improvvisa ha creato disorientamento nella popolazione.

La comunicazione successiva merita, dunque, un certo tatto. Ludo si schiarisce la voce.

- Come avete udito, c'è stato un boato ancora più grande. In questo caso l'idea che mi sono fatto è che il ponte sul Grecale sia stato oggetto di uno scoppio provocato e indotto da elementi esterni.

La gente inizia a imprecare e a portarsi le mani chi in fronte e chi alla bocca in segno di disperazione. Ludo continua imperterrito alzando la voce per sovrastare il chiacchiericcio.

- Questa è una mia idea personale, dovuta a ciò che ho potuto osservare da casa mia. Specifico cosa intendo per elementi esterni. Da quel punto di vista potrebbe essere stata qualunque cosa, magari un incidente grave, un camion pieno di materiale infiammabile, oppure qualche altra cosa che dovremo comprendere. Vero è che la contemporaneità degli eventi impone una certa attenzione a quello che faremo da questo momento in poi. In ogni caso il ponte è crollato, questo è il dato di fatto e dunque dovremo convivere temporaneamente con questa situazione di emergenza.

- Ludo, ma ci stai dicendo che siamo totalmente isolati, vero? - domanda qualcuno in fondo alla Piazza.

Ludo riflette qualche secondo. Allo stato attuale è la verità, ma occorre trovare rapidamente un piano alternativo per contattare il resto del mondo. E per farlo occorre calma e sangue freddo. Ma soprattutto consapevolezza della situazione.

- La situazione è all'incirca questa. Per questo dobbiamo mantenere la calma e organizzarci.

Lentamente il popolo di Cervitore prende coscienza di quanto è accaduto. Isolati, tagliati fuori dal mondo, soli. Domani non potranno andare a lavoro, oppure scendere a fare la spesa nei grandi supermercati della città. Gildo, proprietario dell' emporio del paese, ha piccole scorte sufficienti solo per pochi giorni. Gli interrogativi sul futuro immediato si sprecano e la disperazione inizia a dipingersi sul volto dei più sensibili.

- Ascoltatemi bene, ora. Bisogna trovare una maniera per comunicare con il mondo esterno in modo rapido ed efficace. C'è qualcuno di voi che ha una ricetrasmittente, un baracchino CB intendo?

Silenzio.

- Ok. Era un'idea. Troveremo un altro sistema.

Ludo si guarda intorno.

- Guglielmo, Cristian. - pronuncia rivolgendosi a due ragazzi appena maggiorenni accanto a lui - Fatemi una cortesia. Andate a bussare casa per casa. Qualcuno non è qui in questo momento e può darsi che abbia qualche strumento per comunicare con la valle.

- E cosa? I bicchieri di carta e il filo, commissario?

È un personaggio stimato a parlare, giunto in piazza accompagnato dal suo enorme tirapiedi.

L'uomo lascia che la gente di Cervitore lo chiami il Re: Carlo Terenzi, padrone indiscusso di Cervitore, il boss, il potente, la legge giusta e sbagliata del Paese.

Ludovico Corvari, Commissario della Speciale in congedo forzato, a Cervitore è solo un  suddito  pericoloso, fuori dal suo controllo.

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Ora il Ludo e il Re hanno un nome e un cognome, e con tutta probabilità anche una storia da raccontare.

Ancora non si capisce bene cosa sia successo a Cervitore e soprattutto perché.

Per saperlo non vi resta che leggere i prossimi capitoli...

TRE ORE di Mau TrifibaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora