Capitolo 5 ✔️

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La luce dell'alba inizia a farsi spazio nella camera da letto di Harry. Prendo il primo cuscino che mi capita fra le mani e me lo metto sulla faccia immaginando di essere ancora buio. Nonostante il sonno mi sia passato da ore non riesco a trovare ugualmente la forza di trascinare il mio corpo fuori dal letto. Mi giro più volte fra le coperte cercando di trovare una posizione più comoda, ma anche quest'ultimo sembra rifiutare la mia presenza diventando fin troppo scomodo per i miei gusti e per la mia povera schiena.

Sbuffo sonoramente scostandomi le coperte di dosso, prendo i vestiti che ho indossato ieri e mi infilo in bagno per lavarmi un po'.

Una volta cambiata e sistemata alla meglio esco da questa opprimente stanza e, non sapendo dove andare, decido di esplorare l'Istituto. L'unica cosa che sono riuscita a vedere fino ad ora è la cucina e l'infermeria, e quest'ultima spero di vederla in un tempo molto lontano. Ne ho già abbastanza di quel luogo.

Passeggio silenziosamente per il lungo corridoio principale senza staccare mai lo sguardo da tutti i bellissimi quadri che adornano le pareti intorno a me. A fine corridoio mi ritrovo davanti ad un immenso portone di legno. Mi avvicino ad esso estasiata da tanta maestosità e con la mano sfioro delicatamente le rune scolpite sopra.

"Belle vero?" dice una voce femminile del tutto inaspettata spezzando il silenzio. Porto una mano al cuore per lo spavento e mi volto verso la ragazza alla mia destra. "Scusa, non volevo spaventarti." Le rivolgo un piccolo sorriso tirato. "Io sono Gemma. Tu?"

"Katherine."

"Ah! Harry mi ha parlato di te." Corruccio la fronte "E' mio fratello." mi spiega velocemente

"Oh. Non sapevo che avesse fratelli o sorelle." Ammetto. In effetti ci sono molte cose che Harry si è risparmiato di dirmi, ma sono dettagli. "Quindi anche tu sei come noi due'?"

"Se intendi una cacciatrice, sì. Ma non sono stata contaminata come te e mio fratello." Continua con aria più malinconica. Deve tenerci davvero tanto a lui se questo è l'effetto che ha parlando di lui. "La notte del suo rapimento io non ero in casa, fortunatamente." Ha l'aria pensierosa mentre mi parla dell'accaduto. E' come se in qualche modo stesse rivivendo tutto nella sua mente "Mio padre quando si accorse che lui non era più nella sua stanza mise in allerta tutti i cacciatori del Conclave pur di riaverlo sano e salvo. Quando scoprì cosa gli era stato fatto andò su tutte le furie e come puoi ben vedere non ha ancora preso bene la cosa."

"Gemma!" la voce roca e dura di Harry rimbomba per il corridoio. Lei si volta sorridente verso di lui e sventola la mano in aria in segno di saluto.

"Ciao fratellino." Lui si avvicina molto velocemente, più veloce di quanto sia possibile per un essere umano qualsiasi, e si ferma al mio fianco lasciandomi stupefatta.

"Non dovresti gironzolare per l'Istituto. Il Conclave si sta riunendo e dovresti essere con mamma e papà." La rimprovera. Lei annuisce e, dopo avermi lanciato un'occhiatina divertita ed avermi sorriso, si dilegua. Harry sposta lo sguardo su di me e scuote la testa. "Cosa devo fare con te? Chiuderti in camera a chiave?" sbuffa e si incammina verso la parte opposta del corridoio. Appena nota che non lo sto seguendo si volta infastidito verso di me. "Vieni. Andiamo in cucina." Annuisco e lentamente lo seguo.

"Ciao Harry." mi volto verso il tavolo al centro della sala e noto un biondino sorridere verso di me. Harry gli fa un piccolo cenno della testa come saluto, si avvicina al bancone, prende un piatto di pancake appena sfornati e me ne passa uno per poi sedersi accanto al ragazzo senza dire una parola. Rimango in piedi a guardarlo di sottecchi per un paio di secondi prima di decidere di sedermi davanti a lui senza dar troppo peso all'altro ragazzo o ai suoi comportamenti bizzarri di prima mattinata.

It's Not A Game || Harry StylesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora