1.Un gattino invadente

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Novembre 2017

Scoccò la mezzanotte. Marinette sospirò, portandosi una mano dietro alla testa, mentre manteneva gli occhi azzurri fissi davanti a sé. Osservava il cielo, diventato oramai scuro, attraverso la botola aperta della propria stanza, e vi riusciva a scorgere, seppur in parte, il gran numero di stelle spruzzate sopra di esso. Con aria trasognata ed un sorriso sul volto, chiuse per un attimo gli occhi, lasciandosi cullare dalle sensazioni che provava. D'un tratto, stesa a pancia in su sul proprio letto, le passò per la mente un'irrefrenabile voglia di schizzare fuori dalla sua abitazione e di iniziare a correre, a saltellare per i tetti di Parigi. Quella città tanto famosa, perché ricca di storia, passione e magia, che l'aveva ospitata sin da quando era nata, che conosceva quasi come le proprie tasche e di cui si era follemente innamorata. Ne aveva scoperto a mano a mano le peculiarità, entrando in contatto con tutti i suoi pregi e riuscendo persino ad abituarsi ai suoi mille difetti. Si tirò su, valutando sul serio l'idea di sgattaiolare via di casa almeno per un'oretta. La parte più razionale di sé le suggeriva di rimanere ferma lì dove si trovava, mentre era il suo cuore a spingerla verso l'impulsività. "Perché no?", si domandò, decidendo di dargli ascolto e, in men che non si dica, fu già fuori dalla sua cameretta, avvolta nell'immancabile tutina rossa e nera del suo alter ego Ladybug. Tempo prima, doveva ammetterlo, avrebbe rimuginato a lungo su scelte del genere, e sicuramente non sarebbe stata così tanto avventata nel farle. La verità? Da quando aveva ricevuto il Miraculous della coccinella, la sua vita era cambiata. La sua personalità infatti, aveva assunto un pizzico di sicurezza e di coraggio in più, che si erano conformati ai suoi modi di fare sempre tanto gentili ed affabili e l'avevano resa così com'era. Il suo cambiamento era avvenuto in maniera piuttosto graduale, tanto che ci aveva messo un po' per capacitarsene. Quella sera, mentre il cielo s'imbruniva e l'aria si raffreddava, poté finalmente constatare con certezza di apprezzare parecchio quel nuovo ed insolito lato del proprio carattere. Vivere minuto per minuto senza seguire un copione prestabilito le dava l'opportunità di sorprendersi ogni singola volta delle bellezze della vita, di emozionarsi anche per le gioie più inaspettate. Ad un certo punto, giunta finalmente in cima ad un palazzo abbastanza distante dal suo, si fermò per riprendere fiato e si guardò attorno, con i capelli bruni che svolazzavano insieme al vento. In lontananza, la sagoma ben distinta della Tour Eiffel si ergeva in tutta la sua imponenza ed il suo splendore. Si prese un momento per osservarla, poiché era durante le ore notturne che dava il meglio di sé. Con le innumerevoli luci dalle quali era ornata, per poco non faceva concorrenza alle stelle che, grazie all'aiuto della luna, svolgevano uno dei compiti più complessi di tutti: illuminare l'oscurità. La ragazza rimase fuoricasa più a lungo del dovuto, decidendosi a rientrare soltanto nel momento in cui la temperatura era scesa a picco poco al di sopra dello zero. Oramai, con l'avvicinarsi dell'inverno, l'intera città era diventata zimbello dell'umidità, che aveva iniziato ad invadere centinaia d'abitazioni, di luoghi e di mezzi pubblici già da un bel po'. Marinette tornò nella sua stanza in punta di piedi, con le braccia avvolte attorno al busto ed il corpo del tutto infreddolito e tremante come una foglia. Per non rischiare di svegliare i propri genitori che riposavano di già, cercò di muoversi il più lentamente possibile e, nonostante si sentisse piuttosto assonnata, preferì farsi un bel bagno caldo rilassante, prima di andare a letto. Così, una volta che ebbe preso tutto l'occorrente, aprì il rubinetto della sua vasca da bagno e la riempì, per poi spogliarsi ed immergersi al suo interno. Stette a mollo per qualche minuto, fino a che l'acqua non si freddò e divenne tiepida. Indossò poi un accappatoio ed uscì dalla stanza. Tornò in camera sua e spalancò le ante del proprio armadio, in cerca di un pigiama pulito, ma rabbrividì nell'accorgersi di aver dimenticato aperta la botola disposta sopra al soffitto. Pazienza: l'avrebbe chiusa dopo, si disse. Rituffò allora il naso tra i vestiti, anche se dovette fare uno sforzo non indifferente per cercare di scorgere ciò che cercava nel buio più totale della notte. Ma non aveva scelta, dal momento che i suoi erano coricati nella stanza accanto, e accendere la luce avrebbe significato attirare la loro attenzione. D'altro canto, se avesse chiuso la botola avrebbe inesorabilmente perduto anche quell'unico e minuscolo spiraglio luminoso presente. Ad un tratto però, mentre la corvina rifletteva sul da farsi, fu un tonfo a spezzare il silenzio che si era andato a creare. D'istinto, Marinette afferrò l'asta che usava per tirare giù i vestiti dai ripiani più alti e la protese d'innanzi a sé a mo' di arma. "Cos'è stato?" si domandò tra sé e sé, spaventata. Ma prima che potesse anche soltanto provare a formulare una qualche risposta al suo quesito, ecco che udì un leggero scalpiccio di passi che raggiungevano pian piano la sua figura. - Puuur-incipessa. – una voce parlò, facendola sobbalzare: era roca e stranamente familiare. Così si girò di scatto e scorse un paio di occhi verdi e brillanti che la fissavano. Aguzzò poi la vista, e una chioma biondissima le si materializzò davanti, ma solo più tardi si accorse delle due orecchie da gatto scure che spuntavano da quei suoi ciuffi color miele. Infine, beffardo e malizioso, il sorriso che aveva stampato in volto l'ammaliò come ogni singola volta che si mostrava ai suoi occhi azzurri. -Chat! Mi hai spaventata! - per poco non urlò. Mentre posava la mazza e cercava di calmarsi, l'altro ridacchiò, prendendosi gioco di lei. Quest'ultima, al contrario, gli lanciò un'occhiataccia di fuoco, riuscendo a farlo tacere per un attimo. Lo vide squadrare il suo corpo dalla testa ai piedi ed accorgersi in che condizioni si trovasse solo in seguito, quando, oramai completamente in imbarazzo, voltò la testa di lato e cessò di riderle in faccia. 

Serena

A puuur-fect love story #Wattys2020Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora