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La mattina seguente Erin si svegliò molto preso, salto giù dal letto e andò in cucina per prepararsi una salutare colazione.
Arrivò al distretto alle otto in punto e si sentì particolarmente energica. Alla sua scrivania trovò Antonio e la donna gli chiese: "Sai dove posso trovare Hank?".  L'uomo indicò in direzione della sala interrogatori. "Il sospettato ha chiesto l'avvocato, è già lì con lui.". Erin annuì e posò la sua pistola nel mobiletto apposito ed entrò. La stanza non era molto grande, in ogni angolo c'erano delle telecamere che riprendevano tutto l'interrogatorio per far si che tutto procedesse nella legalità, un tavolo stava al centro con Hank seduto in un'estermità mentre il ragazzo dall'altra parte con l'avvocato seduto di fianco a lui. Non appena entrò tutti smisero di parlare, Hank si voltò verso di lei per vedere chi era entrato e dopo un sospiro si voltò nuovamente verso di sospettato. "I proiettili che abbiamo raccolto sulla scena del crimine sono usciti dalla tua pistola. Se confesserai il crimine e ci dirai dove si nascondono gli altri, oltre a una diminuzione della pena, posso fare in modo che il carcere in cui andrai non sarà uno di massima sicurezza ma uno di quelli normali.", disse con voce fredda. Erin vide il suo avvocato chinarsi verso di lui e sussurargli qualcosa all'orecchio e notò lo sguardo spaventato del ragazzo. "Non avevo  scelta.", iniziò a dire, "Mi hanno obbligato a farlo."
"Allora fai la cosa giusta e dicci qual è l'indirizzo in cui si nascondono.", disse Erin intromettendosi nella conversazione.
L'accusato prese il block  notes  e scrisse l'indirizzo. Hank chiamò Kim e Adam per scortarlo alla prigione mentre loro andavano al nascondiglio. Una volta arrivati arrestarono il resto della banda che al momento erano così occupati che non si erano accorti che la loro casa era stata circondata dai poliziotti ed era stato facile procedere senza che qualcuno rimanesse ferito. 
Arrivata alla centrale si mise a compilare le scartoffie dell'arresto e quandì finì si rese conto, guardando l'orologio, che era in ritardo per il suo appuntamento e, di corsa, recuperò la giacca e uscì in fretta. Al suo arrivo alla pizzeria vide il padre di Jay seduto al tavolo e lo raggiunse svelta per poi scusarsi dell'orario in cui si era presentata. Dopo aver ordinato cominciarono a parlare un po': "Sei già passata da Jay oggi?", chiese Johnson. Erin scosse la testa. "Se vuole, signore, appena finiamo il prazo potremmo andarci insieme.", propose la donna. "Vedrà, sarà più facile se saremo in due, Jay è un bravo ragazzo ed è molto cresciuto. Capirà.". Una volta terminato il pranzo, Erin andò a pagare il conto e insieme all'uomo si diresse verso l'ospedale.

Jay e Erin chicago pd  La Loro FiabaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora