Capitolo sedici

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HARRY'S POV."Che ne dici di Roma? Oppure la Svizzera!" esclama Juliet con entusiasmo, mentre sfoglia l'ennesima guida dell'Europa presa dalla mia libreria, che erano lì solo per prendere polvere fino ad ora."Tutto quello che vuoi, amore!" rispondo poco interessato, dato che non parla d'altro da quando ci siamo svegliati, e riprendo a baciare il suo collo, abbassando la spallina del suo reggiseno di pizzo nero."Dai, Harry! E' importante!" sbuffa, però sorride mentre mi spinge via e si risistema la spallina del reggiseno che le avevo abbassato poco fa."Uffa! Ti ho chiesto di sposarmi solo ieri, se sapevo che eri così pallosa non te lo avrei chiesto..." dico ridendo, riuscendo finalmente a farla staccare da quelle guide, dato che mi rivolge uno sguardo arrabbiato e pieno di sfida, buttandosi addosso a me e sistemandosi a cavalcioni sul mio petto."Ripetilo se ne hai il coraggio!" mi sfida, iniziando a farmi il solletico al collo e allo stomaco, sapendo benissimo che non riesco a sopportarlo. Quando le riesco a bloccare i polsi, la tiro verso di me e avvolgo un braccio attorno alla sua spalla, portando le mie labbra sulle sue. Con un movimento veloce ribalto la situazione, portandola sotto di me e rivolgendole uno sguardo soddisfatto."Non ora Harry!" sbuffa ridacchiando, spingendomi via e rimettendosi seduta. Riafferra velocemente il libro, svoltando velocemente alcune pagine."Abbiamo tutto il tempo del mondo per organizzare tutto..." le lascio un bacio sulla spalla, avvolgendo le braccia attorno alla vita e tirandola, per farla sedere sulle mie gambe, in modo da poterla aiutare."Voglio sposarmi il prima possibile!" dice lei, voltando il viso verso di me e sorridendomi leggermente, io non posso far altro che stamparle un bacio sulle labbra."Allora scappiamo a Las Vegas e sposiamoci, a me sta bene! Possiamo fare tutto dopodomani, o domani se partiamo adesso." Alle mie parole, scoppia in una risata fragorosa, spingendo indietro il collo come una bambina. Farla ridere era proprio quello che volevo. Dovrebbe rilassarsi, decisamente."Sei uno stupido!" dice quando smette di ridere, colpendomi giocosamente sul petto."Beh, ti ho chiesto di sposarmi, quindi direi di sì." Si gira di nuovo a guardarmi, fulminandomi con lo sguardo questa volta e mi colpisce con più forza allo stomaco."Allora vai a sposare la tua amica cicciona di cui ho già rimosso il nome." Mi dice con un sorrisetto cattivo, prima di scostare via le coperte e alzarsi, camminando verso l'armadio."Juliet, non è carino, lo sai." Sospiro annoiato, riferendomi al modo cattivo in cui si è riferita a lei. Questo è uno dei suoi lati che proprio non sopporto."Cosa? Definirla grassa?! Scusa! La prossima volta la definirò come una tua amica magra a cui tieni tanto, più della tua fidanzata." Mi accorgo subito dal suo tono di voce che non sta scherzando, non c'è più divertimento nel suo tono di voce; è seria e offesa. I ragionamenti che fa da persona gelosa sono a dir poco stupidi e senza senso."Juliet, dici sul serio?! Non fare la bambina e torna a letto, ti aiuto a scegliere il posto!" dico velocemente, cercando di rimediare le cose, ma lei afferra un vestitino nero dalla cabina armadio e prende un paio di scarpe."Non posso! Ho le prove con quella palla di tua madre, vuole incominciare già oggi." Sì direi che è decisamente arrabbiata, non l'ho mai sentita riferirsi in questo modo a mia madre e non l'ho mai vista annoiata di andare a lavoro, ma purtroppo penso che sia arrabbiata con me, non con tutto il resto."Lo sai che se non vuoi più sfilare puoi dirlo a mia madre, troverà qualcun altro, non è un problema. Sarà stressante lavorare per tutte queste sfilate una dopo l'altra." Lascio anch'io il letto, avvicinandomi a lei e abbracciandola da dietro, facendo aderire la sua schiena contro il mio petto."No! Assolutamente no! Non osare nemmeno accennargli qualcosa a riguardo, hai capito?!" mi rivolge uno sguardo che è un misto tra lo sconvolto e l'arrabbiato, come se avessi appena detto la cosa più stupida del mondo, troppo stupida per essere pensata."Non ne ho intenzione, volevo solo sapere cosa volevi e ora che so che per te va bene non dirò niente, tranquilla!" la stringo più forte contro il mio petto, stampandole un bacio sul collo."E lasciami!" urla sbuffando con fastidio, spingendomi leggermente via da lei per liberarsi dalla mia stretta, correndo verso il bagno con i vestiti e chiudendosi dentro.C'è decisamente qualcosa che non va, non può essere arrabbiata con me per quella scemenza che ho detto prima. Sa benissimo che stavo solo scherzando, c'è di più sotto."Juliet, mi dispiace, non volevo farti arrabbiare proprio stamattina... perdonami" le chiedo, mentre busso ripetutamente alla porta del bagno con la speranza che apri.E così fa, dato che dopo un po' esce dal bagno completamente vestita. Sembra in lacrime. Si accascia per terra, portando le ginocchia al petto e poggiando la testa contro il bordo del letto."Non sei tu! Sono io, sono così confusa. E' come se non riuscissi a fare più niente senza sbagliare, o fare una cosa stupida e ho così paura di perdere tutto questo e non ce la faccio più." Inizia a straparlare, mentre le lacrime bagnano le sue guance, tutta la rabbia e il fastidio di prima nei suoi occhi sembrano essere stati sostituiti da paura e fragilità, questa ragazza paurosa e fragile è quella che amo. Prendo il suo viso tra le mani, chinandomi verso di lei per baciarla sulle labbra."Hey sei solo all'inizio, andrai benissimo. E nel caso dovessi cadere giù dalla passerella e finire in ospedale per operarti al ginocchio e dopo l'operazione ti sarà impossibile sfilare ancora, avrai ancora me." Riesco a farla ridere, e quel sorriso che spunta sul suo viso dopo le lacrime è la cosa più bella e gratificante che abbia mai visto, perché sono stato io a farla sorridere."Che cosa terribile Harry!" dice ridendo, nascondendo il viso nell'incavo del mio collo mentre mi abbraccia. Stavolta ha preso lei l'iniziativa."Allora mettila così: se dovessi cadere dalla passerella durante una sfilata io sarò lì sotto a prenderti." Le sussurro quelle parole all'orecchio e in tutta risposta lei mi stringe con più forza, come se non volesse lasciarmi andare."Non voglio perderti, Harry." Mi separo dal nostro abbraccio, solo per guardarla negli occhi. Voglio sapere da dove viene questa paura, non voglio che pensi mai che ci sia la possibilità di perdermi."Non succederà mai." Sussurro sulle sue labbra, prima di tagliare quella breve distanza e baciarla con passione."Sai che a me andrebbe bene volare a Las Vegas e sposarci lì il prima possibile?" mi chiede mettendo il broncio, poggiando la testa sulla mia spalla, mentre la cullo leggermente tra le braccia."Ti dico di no solo perché voglio che tu abbia il matrimonio più bello del mondo. Te lo meriti. Voglio darti tutto, ogni cosa." Sulle sue labbra compare un sorriso dolce e a quel punto mi bacia di nuovo. Solo un semplice contatto di labbra, non è qualcosa di profondo ma allo stesso tempo capisco che da parte sua è molto di più. Vuole ringraziarmi, dimostrarmi che con me sta bene, ed è felice."Non dire nulla a mia madre. Stasera organizzo una cena a casa sua, così lo diremo insieme. Puoi invitare Miranda e Nigel se ti va." Lei mi sorride e annuisce contenta. Subito dopo la aiuto a rialzarsi da terra, accompagnandola fino alla porta. E' davvero tardi, spero solo che mia madre la perdoni.JULIET'S POV.Le prove sono state piuttosto stressanti sotto il comando di Donatella, è una donna decisamente severa. Però, non ha avuto il tempo di sgridarmi per il mio ritardo, dato che era impegnata a rimproverare altre modelle.La testa mi fa male da stamattina, dalla discussione con Harry.I sensi di colpa mi stanno tormentando, credo che scoppierò da un momento all'altro. Stamattina per poco non gli ho detto tutto, per fortuna non ha capito niente.Quello che sto facendo è totalmente sbagliato, ma ho troppa paura per tirarmi indietro adesso.Dopo essermi cambiata, mi avvio verso l'uscita, ma mi accorgo di alcune modelle sedute ad uno dei tavolini vuoti presenti in una delle tante sale del palazzo dove abbiamo provato.A differenza della prima volta che sono arrivata da Elie per le prove, qui sono subito venute a presentarsi, perché ovviamente sapevano benissimo chi ero e che sarei stata la modella di punta di questa sfilata. Sono state gentili con me, e questo mi è piaciuto."Hey Juliet! Anche tu ancora qui?" mi chiedono con un sorriso, ma con un certo nervosismo, come se le avessi appena colte nel bel mezzo di un qualcosa."Sì stavo per andare via, non mi sento molto bene..." scrollo le spalle leggermente, posando una mano sulla fronte.Lo stomaco fa uno strano rumore da così tanto tempo che quasi non mi ricordo e la cosa terribile è che non ricordo nemmeno quand'è stata l'ultima volta che ho messo qualcosa sotto i denti."E' successo qualcosa?" mi chiede una di loro, rivolgendomi uno sguardo preoccupato."No, credo che sia per colpa della fame. Non mangio da un po'." Scrollo le spalle, fingendo un sorriso. Tolgo completamente di mezzo i sensi di colpa che non fanno altro che stressarmi di più insieme a questa fottuta paura che la verità possa venir fuori."Noi abbiamo un rimedio infallibile alla fame, lo sai?!" mi dice con un sorriso, rivolgendo poi uno sguardo sicuro alle altre che annuiscono insieme. Mi lascia un po' di posto sul divanetto in pelle per farmi sedere accanto a loro e la mia curiosità vince sulla mia voglia di tornare a casa.Fruga nella sua borsa, buttando poi sul tavolino un sacchettino trasparente pieno di una polvere bianca. Subito dopo, poggia sul tavolo una carta di credito e delle banconote."La coca smorza la fame, non lo sapevi?!HARRY'S POV.Batto con nervosismo le dita sul volante, mentre aspetto che Juliet esca fuori. Sarebbe dovuta uscire quasi un'ora fa e in più non risponde al cellulare.La cena stasera sarà alle nove in punto e ancora devo confermarglielo dato che ha lavorato per tutto il giorno e non avevo possibilità di chiamarla. Spero solo che non si agiti. Sarà già abbastanza difficile avere mio padre e mia madre a cena nella stessa stanza. Allo stesso tavolo.Sul mio sguardo compare un sorriso, quando la vedo uscire. Si guarda intorno, prima di sorridermi e correre verso l'auto. Sale velocemente e si appoggia contro il sedile tirando un sospiro di sollievo."Ciao bellissimo!" dice con un sorriso a trentadue denti buttandosi verso di me e attaccando le sue labbra alle mie. Sono costretto a staccarla con la forza per riuscire a parlarle, dato che non aveva intenzione di lasciare le mie labbra nemmeno un attimo. Prima di separarsi da me, mi morde con forza le labbra, ma faccio finta di niente per non distarmi. Devo dirle della cena."Mia madre ha detto che stasera alle nove ceneremo da lei per parlare. Viene anche mio padre, Miranda e Nigel, li ho già chiamati." Juliet sorride e annuisce, accavallando poi le gambe."La serata più divertente di tutta la mia vita!" dice ironicamente, sedendosi poi più comodamente sul sedile della mia auto. Si sfila le scarpe con la punta del piede, una alla volta, per poi spingere la palma del piede contro il vetro del parabrezza, scoppiando a ridere da sola.Quando porta tutti e due i piedi spalanca leggermente le gambe, continuando a ridere da sola."Ora tutte le auto che passeranno mentre guidi potranno vedermi la figa." Mi dice il motivo per cui ride in questo modo, beccandosi un'occhiataccia da parte mia, nonostante sia una cosa improbabile mi da fastidio anche solo il fatto che possano vedere le sue gambe."Scendi giù quelle gambe, sto guidando!" cerco di afferrarle una coscia, ma lei mi dà un calcio, scoppiando di nuovo a ridere."Sissignor capitano!" dice ridacchiando, spingendo poi le gambe verso il volante, facendomi quasi mollare il volante."Juliet sei completamente suonata oggi?!" le urlo contro, cercando di spingere via le sue gambe poggiate sulle mie gambe, ma lei me lo impedisce, anzi, mi colpisce leggermente con il tallone nelle mie parti basse."Cazzo, Juliet!" le urlo contro con i denti serrati, in preda del dolore, mentre con una mano mi massaggio leggermente il cavallo dei pantaloni per alleviare il dolore."Sì, il tuo! Posso succhiarlo?" mi chiede spingendosi in avanti con gli occhi pieni di lussuria, e riesco a spingerla di nuovo contro il sedile giusto in tempo."Sei ubriaca per caso?!" sono confuso e arrabbiato allo stesso tempo in questo momento. Non riesco a capire il suo atteggiamento.Lei non mi risponde si limita a ridere e portare la testa contro il finestrino, ma senza spostare i suoi piedi dalle mie gambe, proprio in quel momento il suo piede arriva al cavallo dei miei pantaloni, iniziandolo a massaggiare lentamente, facendomi subito eccitare."Juliet, non ora! Smettila subito!" cerco di mantenere la calma, mettendoci tutto me stesso per non urlarle contro in quel momento, ma lei non mi ascolta. Massaggia il mio membro con più insistenza, invece.Mi giro a guardarla per farla smettere, ma non riesco a dirle niente, dato che non mi accorgo della macchina che quasi finisce contro la nostra. Riesco a frenare giusto in tempo, facendo cadere Juliet dal sedile che finisce con il sedere per terra, sui tappetini dell'auto e per poco io non sbatto con la faccia contro il volante.Nel momento in cui mi accorgo che non siamo morti, tiro un sospiro di sollievo e di rabbia.Juliet è lì per terra e ridere come un'idiota.Mi fermo lì in mezzo alla strada, che per fortuna ora è vuota, e scendo dal mio posto solo per raggiungere lo sportello di Juliet. Quando lo spalanco la afferro con forza per il braccio, tirandola su e facendola sedere compostamente sul sedile, nonostante i suoi tentativi di opporsi. Le allaccio la cintura, sbattendo poi lo sportello con forza, solo per farla spaventare.Quando ritorno al volante, lei sembra arrabbiata, almeno ha smesso di ridere.Rimetto in moto l'auto solo a quel punto. Juliet finalmente resta in silenzio e ferma, si limita a mordersi il labbro inferiore insistentemente. Solo dopo un po' di strada la vedo muoversi sul sedile e a quel punto mi giro per capire cosa sta facendo. Si è appena sfilata le mutandine e l'ha buttata sui tappetini accanto alle sue scarpe.Non è ubriaca, non ho sentito la puzza di alcol, ma mi sembra completamente fuori di testa. La sua mano raggiunge subito la sua intimità e inizia a masturbarsi qui davanti a me, senza dire nulla. Non so se sia il suo intento o no, ma riesce a distarmi ancora una volta. Accosto l'auto, afferrando la sua mano indaffarata, spingendolo lontana dalle sue cosce. In questo momento voglio solo tornare a casa sano e salvo, e voglio portarla a casa sana e salva.Lei mi guarda solo con uno sguardo interrogativo, ma non proferisce parola. Si morde il labbro inferiore, ma non capisco davvero perché lo stia facendo con così tanta insistenza. Solo quando inizio a vedere del sangue scorrere lungo le sue labbra, le costringo ad aprire la bocca, nonostante non volesse."N-no! Lasciami Harry!" urla furiosa, iniziandomi a colpire, afferrando la mia mano e mordendomi un dito con forza. Quando riesco a liberarmi, il mio dito è pieno di sangue, ma la cosa che mi preoccupa di più è che quello non è affatto il mio di sangue."Oddio, fammi scendere!" inizia a colpire più volte lo sportello, trovando solo dopo la maniglia per aprire. Appena ci riesce, si catapulta in strada scalza e senza mutande, chinandosi in avanti e iniziando a vomitare anche l'anima.Corro subito fuori, raggiungendola e mantenendole i capelli, mentre aspetto che finisca.Dopo aver vomitato tutto, qualunque cosa abbia preso, fa qualche passo con me verso l'auto, prima di accasciarsi per terra in lacrime, da un momento all'altro."Porca puttana!" esclamo arrabbiato e preoccupato per lei, correndo verso la mia auto per prendere un pacchetto di fazzoletti. Le sue labbra ora sono sporche sia di sangue che di vomito, così dopo averle tolto quella schifezza dalla faccia, cerco di capire cosa sia successo.Solo in quel momento e a quella distanza ravvicinata mi accorgo di quanto siano rossi i suoi occhi e collego tutti gli elementi."Hai sniffato!" le urlo contro, afferrandole il mento, cercando di guardarla meglio negli occhi, ma lei mi spinge via la mano."No! Lasciami!" urla anche lei in lacrime, mentre cerca di allontanarmi e liberarsi dalle mie braccia che la tengono sollevata per non farla distendere completamente a terra."Sì, Juliet! L'hai fatto, dimmelo! Sei completamente suonata?!" la scuoto un po' troppo preso dalla rabbia del momento, lei invece mi tira uno schiaffo in pieno viso per farmi smettere."No! Ti ho detto di no, mollami!" continua a piangere, come se non riuscisse più a fermarsi.Purtroppo gli sbalzi d'umore e l'iper agitazione sono degli effetti collaterali. Avrei dovuto capirlo subito."Sì!" le urlo contro con decisione, alzandomi da terra e tirandola su insieme a me."No! E d'accordo, sì!" si arrende, buttandosi tra le mie braccia e ricominciando a piangere."Avevo così fame, scusa. Mi dispiace, ma avevo fame!" sussurra in lacrime, lasciandosi andare contro il mio petto e in quel momento capisco tutto. Ha sniffato per non sentire più fame e di conseguenza senza essere costretta a mangiare. Avrei dovuto saperlo. Spero solo che non sia stata un'idea di mia madre, non potrei mai perdonarglielo.Le accarezzo con dolcezza la nuca per farla calmare, prima di prenderla in braccio e portarla in auto. Le lascio un bacio sulla fronte, sentendola finalmente smettere di piangere."Va tutto bene, amore mio. Passerà!" le sussurro con dolcezza all'orecchio, prima di chiudere lo sportello e tornare al volante per tornare finalmente a casa.Solo quando finalmente arriviamo mi accorgo che sta dormendo, e addormentata sembra così calma e serena a differenza di qualche momento fa.Faccio tutto il giro per prenderla in braccio per portarla dentro e una volta in casa, la poggio sul letto senza svegliarla. Spero solo che riposando tutto il pomeriggio riesca a star bene per stasera o sarò costretto ad annullare tutto.Sono uno stupido, in tutti questi giorni non mi sono accorto che non ha mangiato nulla. Ora che ci penso, anche quando cucinava ero solo io a mangiare. Oppure ieri sera, non ha toccato nemmeno un cucchiaio di gelato.Sono così poco attento, non mi accorgo di niente ed ora anche per colpa mia e della mia poca attenzione è in quello stato.Sono un idiota, un perfetto idiota.JULIET'S POV.Quando mi risveglio a casa, mi accorgo di non ricordarmi nemmeno di essermi addormentata. La testa mi fa un male cane e sento tutti i muscoli indolenziti. Quando mi metto seduta sul letto, vedo Harry al bordo con una scatola di gelato con gli M&M's tra le mani e un cucchiaio all'interno."Mangia!" mi dice con tono autoritario, passandomi la scatola troppo grande per essere mangiata da una sola persona, eppure ho così fame.Capisco il suo atteggiamento subito dopo. Deve aver capito quello che ho fatto. Ricordo quello che ho fatto per non sentire più fame e poi ricordo quella sensazione fastidiosa nella gola, quella specie di nodo amaro, ma la sensazione che ho provato è stata piacevole, fino a quando non sono corsa in strada per vomitare."Sei arrabbiato con me?" chiedo imbarazzata da me stessa, puntando gli occhi sulla scatola di gelato davanti a me."No, piccola. Più con me stesso, in effetti. Però voglio sapere perché l'hai fatto e se mia madre c'entra qualcosa." scuoto velocemente la testa alla menzione di sua madre, dato che per la prima volta, davvero non c'entra nulla."Delle modelle lì mi hanno detto che con quella roba mi sarebbe passata la fame, così l'ho fatto.""Okay, capisco, ma ti prego, ora mangia. Sarò più tranquillo solo in questo modo." Annuisco solo per vederlo più tranquillo, così inizio a divorare il gelato che mi ha dato. E' così buono. Mi è mancato il gelato, e anche gli M&M's."Te la senti di andare stasera, o rimando tutto?" mi chiede quando ingoio gli ultimi cucchiai di gelato che ho divorato. Annuisco, dato che ho la bocca ancora piena per parlare."Okay, dato che dovremmo essere lì tra mezz'ora, ti ho preso qualcosa da mettere per fare prima." Indica la poltrona vicino al letto e subito mi accorgo che su di essa c'è poggiato un vestito rosso di strass, quello di Valentino con lo scollo a cuore sulla schiena. Vicino al vestito ci sono anche degli slip neri, e solo in quel momento mi ricordo di esserne senza al momento."Ho bisogno di una doccia!" gli dico, rialzandomi dal letto e afferrando la roba che mi ha preparato. Gli stampo un bacio sulle labbra, prima di chiudermi in bagno. Dopo una bella doccia calda che mi attenua il mal di testa, mi vesto velocemente. Quando mi guardo allo specchio mi accorgo che le mie labbra sono un vero disastro, sono tutte spaccate e mi fanno malissimo. Le copro con del rossetto rosso, il numero diciannove di Chanel; Coco Rouge, il mio preferito. Dopo aver truccato anche gli occhi con del semplice mascara nero, arriccio leggermente i capelli, sistemandoli su un unico lato.Spero solo che Donatella la prenda bene, io ho fatto quello che mi ha detto. E' suo figlio che vuole sposarmi, non è stata di certo una mia idea.Faccio qualche passo verso la porta e solo in quel momento mi accorgo della mia pancia così pesante. Non la sentivo così piena da non so quanto tempo. Forse da quando sono venuta a Parigi.Non avrei dovuto mangiare tutto quello stupido gelato, sarà stato di sicuro pieno di calorie e questa non è decisamente una cosa buona. Sono stata una stupida.L'unica cosa positiva di questo nuovo senso di colpa è che momentaneamente ha rimosso i miei altri sensi di colpa dalla mia mente, il problema è che adesso sono tornati di nuovo.Cerco di rimuovere tutto dalla testa, ma quel senso di pienezza si fa sentire di nuovo. E' così fastidioso, non posso andare a cenare così.Cammino verso il gabinetto e non provo a non pensare assolutamente a niente mentre mi infilo due dita in gola per rimettere tutto.

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