Capitolo 22 - La volontà e il bisogno

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Rose Elinor Kirby mise piede in biblioteca con una risoluzione ben chiara nella mente: qualsiasi cosa le avesse detto Mr Foster a quel punto, non si sarebbe lasciata abbindolare dai suoi grandi occhi azzurri, dalla morbidezza dei suoi ricci scompigliati, né dalla sensualità delle sue labbra.

Lo strano incantesimo che li aveva uniti non poteva penetrare la barriera delle sue braccia strette al petto, o delle sue sopracciglia torve. Il modo in cui lui si era comportato quel pomeriggio era inqualificabile. Avventato, arrogante, supponente, spocchioso: in una parola, quanto di più lontano dall'accettabile. Se la vedova Redgrave avesse notato la sua mano! La disgrazia sarebbe passata di bocca in bocca, e presto tutta Bath avrebbe conosciuto la verità. Cosa gli era saltato in mente di mettersi in mostra a quel modo?

Si diresse a passo marziale verso le tende, le serrò con decisione. La stanza sprofondò nella semi-oscurità.

Quando si volse verso di lui, il suo volto pallido emergeva come una maschera dalla penombra.

«Dunque... amore non è una parola che ci descriva, non è così?»

C'era una nota dolente nella sua voce, nascosta sotto l'ironia.

No, Rose. Non farti incantare.

«Mi accusate sulla base di un discorso che non avreste dovuto ascoltare.»

«Il fatto che lo abbia udito per accidente lo rende meno vero?»

«Si trattava di una confidenza! Non era per le vostre orecchie, e non è giusto che ora mi riserviate questa sceneggiata in base a un racconto parziale, che, Cielo, non era per voi!»

«State svicolando la mia domanda, Miss Kirby. Temete così tanto la risposta?»

Soffiò il riccio beffardo che le grattava la fronte, e con quel gesto gli diede le spalle. Uomo irritante, con la sua insistenza e la sua testardaggine! Non le bastava averle fatto tremare il cuore di paura per puro atteggiamento di rivalsa? Non aveva trionfato a sufficienza, quel pomeriggio, dopo aver messo in mostra le sue doti di virtuoso e a repentaglio la guarigione della mano?

Il ricordo le strappò un nodo nel petto, e ad ogni battito il sangue roboava nelle orecchie come vento dentro una conchiglia.

«La parola amore... descrive un sentimento troppo grande, troppo puro e nobile... non può essere nato così, tra due perfetti estranei, nella segretezza di una sala di musica. Non è costume.»

«Immagino che leggere pessimi romanzi vi renda un'autorità in fatto di costumi amorosi.»

La replica di Bertram tracimava tanto sarcasmo che immaginò senza difficoltà il sogghigno beffardo dipinto sul suo viso.

Dannata bocca sensuale... vorrei non averti mai ceduto. Da quando ti ho assaggiato la prima volta mi sembra di poter sopravvivere solo del tuo sapore, senza toccare altro cibo.

«D'accordo, allora. Da uomo di mondo quale siete: illuminatemi. Quale parola usereste, voi, per descriverci? Coraggio. Vi proibisco l'uso di qualsiasi metafora musicale: non vorrete suonare melenso come un eroe da romanzo.»

Il silenzio di lui sciolse il ghigno in...quale nuova smorfia? Avrebbe voluto guardarla, ma non si voltò. Per principio. Per orgoglio. Perché detestava la confusione, e niente e nessuno prima di quell'uomo impossibile era riuscito a toglierle il dono della chiarezza interiore.

Quando il dorso delle sue dita le sfiorò le spalle, scendendo lentamente, proditoriamente, verso i gomiti, Rose trattenne un brivido che la scosse fin dal profondo. Il calore del suo corpo, la sua vicinanza deliziosamente scandalosa, il suo fiato che le sfiorava l'orecchio. Tutto questo era terribilmente sleale.

Una Rosa d'Inverno [SOSPESA]Where stories live. Discover now