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Io e Bonnie camminammo per le vie del quartiere tutto il pomeriggio.
Era davvero rilassante, proprio come mi ricordavo, parlare e sfogarmi con lei.
«E tuo padre, quindi, da quanto tempo non lo vedi?» mi domandò con voce armoniosa.
«Onestamente, ho perso il conto. Non ti so proprio dare una misura di tempo. E vorrei davvero trovarlo per capire perché ha fatto tutto ciò.»
«Intendi dire perché mi ha detto che il mio nome era Lucy?»
«Esattamente. E inoltre perché nessuno sapeva che tu eri viva.»
«Io non sapevo della cosa di Edward...» abbassò la testa.
«Ovvio, non ti è venuto in mente di dirgli tutta questa storia, mi dispiace soprattutto perché è stato in cella ingiustamente.»
«Mioddio, mi sento in colpa...»
«Quell'alcolizzato di merda che è mio padre deve sentirsi in colpa, mica te.»
«Credi che sia in città almeno?»
«Cazzo, non lo so davvero. Potrebbe essere in un locale per sfondarsi di drink come potrebbe essere cambiato e essere entrato negli alcolisti anonimi.» soffocai una risata al pensiero.
«Chiamalo.» mi propose Bonnie.
Mi rassegnai al fatto che era l'unica soluzione e tirai fuori dalla tasca il cellulare.
Un secondo prima che attaccassi pronunciò un: «Pronto?» e sentii gracchiare.
«Denis. Mi devi delle spiegazioni. E le voglio subito. Al bar sotto casa per le cinque e non voglio scuse.» cercai di essere più coincisa possibile e misi giù.
«Bonnie ti prego, cerca Edward e chiedigli la sua versione del bacio. Ho già problemi con mio padre e, se Edward mi ama, sono sicura che non l'abbia fatto di proposito.»
«Sono felice di averti di nuovo.» mi rispose con occhi brillanti.
«Mi sei mancata Bonnie.»
5.00 p.m.
«Beh, allora?» chiesi spavalda.
«Cosa vuoi sapere Daisy?»
«Bonnie. O dovrei dire Lucy?» dissi schietta.
«Che cazzo ti salta in testa, si può sapere? Quanto avevi bevuto quella sera, tre bottiglie o quattro, eh?» lo attaccai.
«Hai fatto credere a tutti che una persona fosse morta. Morta, capisci? Hai idea di che cazzo significa? Per poi cosa? Mi devi spiegare per quale motivo hai fatto questo!» urlai.
Il bar ci stava osservando in silenzio, ma non mi importava.
Girai di scatto la testa e tutti i presenti ritornarono alle loro conversazioni come se niente fosse.
«Volevo solo proteggerti.» mi rispose.
«Come? Come cazzo facevi a proteggermi, eh? Spiegamelo per favore che non ci arrivo!» continuai.
«Quando vuoi capire che non voglio che quel parassita ti stia accanto! Quello non è giusto per te, e le minacce non erano servite a niente e quindi ho colto l'occasione al volo!»
«Perché ovviamente chi mi deve stare vicino lo deve decidere una persona che non mi è mai stata accanto e che non sa niente della mia vita!» cercai di abbassare il tono: «Come facevi a sapere che era Edward all'altro volante?» chiesi tirando su col naso.
«Ero lì. Sono stato io quello che lo ha accompagnato a casa.
Poi dopo sono andato in ospedale e ho aspettato fino al risveglio di Bonnie.»
«Quindi, ricapitolando, tu hai: accompagnato Edward a casa, sei andato in ospedale e hai fatto credere ad una persona di esserne un'altra, non voglio neanche sapere come hai convinto i medici a dichiararla morta... tutto questo per far rinchiudere Edward e farlo stare lontano da me.» presi un respiro, susseguì un silenzio tombale.
«Tu sei pazzo da legare.» conclusi e scattai fuori dal locale.

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