27

8.1K 477 419
                                    

«È davvero strano il tuo sguardo, oggi.» dissi, con un sorriso splendente sul viso.

Lui mi era di fronte; gli occhi scintillanti, la fronte libera dalle ciocche scure, le mani strette in due pugni per sostenere la testa. Sembrava un bambino felice di poter dire a sua madre dell'ottimo voto che aveva ricevuto a scuola, e quest'espressione mi faceva sentire bene, nonostante non ne capissi il motivo. C'era qualcosa in lui che mi rendeva tranquillo, così che potessi fidarmi di lui.

Eravamo al ristorante dell'albergo in attesa di poter mangiare qualcosa. Dopo quella domanda strana che mi aveva posto, e averlo guardato con un'occhiata​ interrogativa rispondendogli affermativamente, aveva aspettato che mi vestissi e ci eravamo diretti qui.

Lui scrollò le spalle. «Strano in senso cattivo?» Alzò un sopracciglio, spostando la testa di lato. Sentii, da sotto il tavolo, lui che muoveva le gambe fino a incrociarle.

Aveva un modo di fare che mi affascinava. Non aveva paura di mostrare ciò che provava e sentiva in quel momento, sembrava del tutto se stesso, senza la paura di poter dire qualcosa di sbagliato.

Io mi morsi un labbro, abbassando e rialzandolo sul suo, inchiodando le nostre iridi.

«Decisamente no.» mormorai la verità. Il suo sguardo era magnifico, così pieno di aspettativa che mi faceva fremere pur di accontentarlo, ed era luminoso, con quella luce che attraversava la sua iride, così smeraldina da accecarmi. «Ma sapere che tu hai qualcosa per la testa e la vuoi fare con me, mi rende nervoso.»

Lui sospirò un risata leggera, mentre i suoi occhi finalmente si spostavano e guardavano la stanza che iniziava ad affollarsi. Con la testa fece un leggero movimento come se stesse godendo, a vedermi così. «Sei nervoso, Louis Tomlinson?» ridacchió, prendendosi gioco di me.

Io grugnii fintamente, scacciando quell'idea con la mano e mandandogli un'occhiata di sfida. «Smettila.»

Le sue mani si tolsero da sotto il suo mento e le lasciò ricadere sul tavolo. Più vicino alle mie di quanto mi aspettassi. «Non devi essere nervoso, sono più che sicuro che ti piacerà.» annuì, cercando di convincermi.

Io scrollai le spalle, deciso a smetterla di essere così nervoso in sua presenza. «E non puoi dirmi assolutamente niente, vero?» la buttai sul ridere, insistendo.

«Decisamente no.» Il suo sguardo si fece più chiaro, come se qualche idea che aveva nella testa si fosse fatta viva sotto ad un solo battito di ciglia, rendendolo euforico. «Il nulla più assoluto.»

Mi spostai sulla sedia, sbuffando e portandomi una mano a spostarmi il ciuffo da sopra i miei occhi. «Sei frustrante, Harry Styles. Almeno su cosa riguarda?»

In quel momento la cameriera fece la sua apparizione e con essa pure le nostre ordinazioni. Ci augurò un buon appetito e poi proseguì con il suo lavoro.

Lo sguardo di Harry si fece improvvisamente divertito. «Oh, guarda, è arrivato da mangiare.» rise, mordendosi un labbro per trattenersi. «Non si parla a bocca piena.»

Mi rassegnai. «D'accordo, signor Simpatia.» ridacchiai sottovoce, mandandogli un'ultima occhiata.

Dopo aver ascoltato la sua ordinazione (delle verdure e un petto di pollo), lo avevo guardato divertito fino a quando la cameriera lo aveva salutato con un sorriso. Lui aveva sbuffato e lo avevo preso in giro per la sua dieta, chiedendomi perché mai un ragazzo con un fisico perfetto come il suo avesse bisogno di un dieta. Poteva permettersi uno sgarro, di certo.

Davanti alla mia pasta al sugo, mi spostai nervosamente sulla sedia. Le persone che giravano per la stanza ci fissavano, probabilmente chiedendosi perché il proprietario fosse a cena qui, con uno sconosciuto, sorridente e con le guance rosse per chissà quale motivo. Harry, infatti, sembrava euforico. Forse un po' nervoso, ma vedevo che non riusciva a stare fermo, desideroso di poter fare in fretta.

A Wedding And A Half // L.S.Where stories live. Discover now