Capitolo 28 ~ Roy

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La malattia di Grace portò a degenerare non solo lei, ma anche la nostra storia.
Per tanto tempo cercai di aiutarla, di avere pazienza, ma lei aveva le sue idee che non avrei potuto cambiare. Non sapevo quanto fosse produttivo stare ancora in quel quartiere e neppure insieme.
Per la prima volta avevo avuto dei ripensamenti.
Tuttavia lei aveva bisogno di me, come io ne avevo della speranza che un giorno potesse guarire.

Avrei sempre voluto starle vicino ma dovevo pensare anche a cosa avrei fatto della mia vita. Ragion per cui decisi di accettare quell'occasione.

Da poco mi ero laureato
Avevo ottenuto il Bachelor of science, finalmente. La voglia di far qualcosa di produttivo nella vita era forte, anche per pagare le cure di Grace.
Lei aveva smesso di frequentare da tempo, passava le giornate a oziare e altre le trascorreva in oratorio. I miei genitori l'avevano obbligata ad andarci durante il tempo libero.

Una mattina come tante il professor Philips mi chiamò e mi invitò a incontrarci. Si accomodò in aula con uno strano sorriso sulla faccia non appena arrivammo, dopo le lezioni. Poggiò la sua solita cartella di cuoio sulla cattedra, si tolse la giacca e la appese al gancio sul muro.
Ricordavo che ogni settimana cambiava il colore del completo anche se il modello restava uguale, attraversava la soglia lasciando un odore di acqua di colonia e sedeva sul banco del ragazzo in prima fila. Entusiasta del suo lavoro si metteva animatamente prima a raccontare le giornate passate, poi iniziava con la lezione di fisica portandoci in un mondo completamente diverso.

«Oggi ho una splendida notizia.» disse con un'espressione diversa dal solito.
«Tempo fa ho fatto richiesta alla preside di concedermi un viaggio di istruzione. La quota è parecchio alta, ma se sarete davvero interessati sono sicuro non avrete problemi: si tratta dell'Anglo Australian Observatory, un osservatorio astronomico costruito e gestito grazie ad una collaborazione tra Regno Unito e Australia, situato a nord-ovest di Sydney. Gli strumenti principali sono un telescopio riflettore di 3,9 m di diametro e un telescopio riflettore di 1,2 m di diametro. Grazie a questo osservatorio è stato possibile misurare la distanza di 245.000 galassie e 23.000 quasar, esplorando la struttura a grande scala dell'universo, un grande aiuto per una migliore comprensione della teoria del Big Bang. Ditemi se non siete eccitati.» Ci guardò con un sorriso a trentadue denti e la luce negli occhi di chi amava davvero la sua materia.

Il sogno di una vita si era realizzato, pensai.

«Ecco il pezzo forte: partiremo tra sei mesi e staremo via due, studierete e alloggerete alla Sidney University. Potrete diventare dei veri fisici!»

I suoi occhi si spostarono su di me. «Mikaelson, che ne dice di diventare il mio assistente?»

Due mesi, quelle parole risuonavano nella mia testa. Urlavo di si, cavolo se volevo.
Ma poi c'era lei, che cosa avrebbe fatto per tutto questo tempo?

Non avrebbe voluto, non avrei dovuto.

«Non vedo l'ora.» risposi titubante, ma per la prima volta felice. Speravo di poter finalmente dare una svolta alla mia vita.

-

Il problema restavano i soldi, sempre e solo quelli benché la nostra società dipenda e sia corrotta da stupidi pezzi di carta.
Ricordo che da piccolo un frate veniva in chiesa a predicare proprio "non fanno la felicità" e io ci credevo. Lo ripetevo ai miei genitori quando litigavano. Ma adesso ho capito che non è vero.
Insomma, meglio piangere alle Maldive che in una casa senza elettricità.

«Grace, tu sei d'accordo con il realizzare i propri sogni?»

Le stavo facendo i grattini sulla schiena, cosa che amava.

«In che senso?»

«Inseguirli. Credi sia giusto?»

«Sì.» Disse senza pensarci. Ma lo credeva davvero?

Sbuffai. «La cosa che odio di più è la gente che non ha fiducia in te. Tutti pensano che non andrò da nessuna parte perché al giorno d'oggi le possibilità di diventare qualcuno sono misere.»

Grace fece una smorfia. «Parli dei nostri genitori?»

Annuii. «Ma non solo. Ci sono questi miei amici, e poi... lasciamo stare. Il punto è, tu cosa pensi?»

Mi guardò e sorrise. «Se vuoi, puoi.»

Non sapevo se crederle, se realmente avrei potuto prenderla sul serio. Non era del tutto normale, ma a volte mi illudevo di si.
Iniziavo a sentire il bisogno di starle lontano, non avevo più quell'attaccamento morboso. Ma ciò non significava che non l'amassi più, anzi. Volevo solo un po' di indipendenza.
Avevo perso molte opportunità per colpa sua, e nessun altro mi avrebbe impedito di realizzare il mio obiettivo.

«Voglio essere un fisico, insegnare, trasmettere la mia passione; una parola in più, una teoria, una dimostrazione, un ricordo.»

«Senti, Roy.» cercò di essere seria almeno per una volta. «Tutto questo è molto bello, ma guarda la realtà. Siamo destinati ad abitare qui.» Indicò le nostre iniziali incise sulla porta.

Mi innervosii. «Solo per delle...»

«I nostri genitori vivono qui, hanno sempre vissuto qui. Cosa faremo quando saranno anziani? Oh, guarda la realtà. L'unica cosa che puoi fare è diventare un avvocato.»

Spalancai la bocca e mi alzai dal letto. «La mamma ti ha messo in testa di convincermi? Non ho studiato per questo.»

«Puoi iniziare. Io al contrario non posso fare nulla con il mio problema.»

Scattai. «Che dici? Certo che puoi. Devi solo curarti.»

«Ho sempre sonno, perennemente. Di notte mi alzo e mangio sempre. Guarda quanto sono ingrassata e dimmi se è normale.» scoppiò a ridere indicandosi.
«E poi non abbiamo abbastanza soldi per la terapia. Anzi, chissà se esiste.»

«Ma se io diventassi un professore potrebve cambiare tutto. Sono già diventato un assistente, non è fantastico?Solo che prima dovrò trasferirmi per fare esperienza... lo capisci questo?»

«Cosa?» Spalancò gli occhi.

«Potrai fare terapia anche lì.» continuai.

Lei si incupì. «Ma qui c'è il dottor Quentin.»

Sbuffai. «Troverai un dottore simpatico anche lì.»

Grace scosse la testa abbattuta. «Ma ormai mi conosce bene.»

Era inutile insistere e non volevo farle perdere la calma.

«Va bene, con il tempo si vedrà.» la baciai sulla testa.

«Vado in camera, devo finire di preparare una lezione.» dissi prima di dileguarmi.

Sarebbe stata più dura del previsto. Ma io avrei fatto quel viaggio, serviva solo trovare un lavoro giornaliero e uno serale in modo da accumulare tanti soldi.
Un giorno ci sarei stato io dietro una cattedra, avrei impugnato un gessetto e trasmesso le mie conoscenze a ragazzi volenterosi di apprendere come me oggi.

Certo, non avrei indossato gli abiti orribili del signor Philips, avrei avuto un aspetto decisamente diverso perché i miei tatuaggi avrebbero stonato con la mia professione, ma sarebbe stato questo il bello di avere un insegnante come me.

Sognavo già ad occhi aperti, ma la realtà era che da quel momento dovevo impegnarmi sul serio. Non era più un Hobby, era diventata una responsabilità perché stavo mettendo in gioco la mia vita.

Inside our soulsWhere stories live. Discover now