Capitolo 3

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JIMIN POV
(Prima persona)

Faceva abbastanza freddo, quel tardo pomeriggio.

La sera stessa sarei stato di turno al locale, e mi ero avviato un po' prima, tanto per farmi un giro. Mi piaceva Seoul, sempre viva e movimentata. Era quel tipo di città che non moriva mai.

Il tragitto per il locale era sempre lo stesso: passavo davanti a vari negozi di abbigliamento, un game centre e alla stazione. Adoravo quel posto.
C'erano sempre un sacco di stranieri, persone che arrivavano per la prima volta o chi dopo tanto tempo. Ma c'era una cosa in particolare, o meglio una persona, che mi attirava più di tutto in quel posto.
Ogni giorno un ragazzo si posizonava davanti alla stazione per suonare su una tastiera. Le melodie che riusciva a creare quel tipo erano qualcosa di sublime e unico. Era capace di trasmettere così tanto con il semplice tocco delle dita sui tasti e, a mio parere, era un dono riservato a pochi.
Purtroppo non sono mai riuscito a vedere il suo  viso, sempre coperto dal cappuccio e da una mascherina che portava su buona parte del viso. L'unica cosa che riuscivo a scorgere erano, chiaramente, le mani.

Le più belle che abbia mai visto.

Pallide come la porcellana, le dita lunghe e affusolate, ornate da venature doppie ed evidenti. Ogni tanto portava qualche anello d'argento, che migliorava il tutto.

Mi fermavo sempre almeno dieci minuti ad ammirare quello spettacolo.
Mi rilassava, ma allo stesso tempo mi dava un senso di inquietudine e dolore represso. Avrei voluto portarmi quelle melodie ovunque.
Quel giorno, mi venne un'idea.
Usai l'impostazione audio del cellulare, e decisi di registrare il pezzo che il ragazzo stava suonando. Rimasi per un minuto fermo, puntando il cellulare leggermente più vicino la tastiera. Salvai l'audio, e lo impostai come suoneria, per poi incamminarmi soffisfatto verso il luogo di lavoro, lanciando un ultimo sguardo al pianista sconosciuto.

"'Sta sera non c'è quel tuo amico? Jung-qualcosa?" mi chiese Seokjin che, fortunatamente, quella sera era di turno.

"Chi lo sa, sa bene che il giovedì il mio turno è serale, quindi è strano che non si sia ancora presentato a quest'ora" gli risposi facendo spallucce.

Proprio in quel momento il ragazzo di cui stavamo parlando due secondi fa fece irruzione nel locale, sfoggiando la sua aria spavalda, come sempre.
Subito dopo di lui comparì un altro ragazzo, un po' più basso di Jungkook.
Non potei fare a meno di restare a fissarlo: bellissimo, dalla pelle pallida, le labbra carnose e leggermente più scure verso l'interno. I capelli azzurri misti al grigio gli davano un'aria angelica, quasi fatata.
Nonostante ciò, l'espressione era tutt'altro che delicata: uno sguardo duro e fermo prendeva il sopravvento dei suoi occhi scuri. La mascella era serrata, le spalle erano rigide e si guardava intorno stando sulla difesa.

Mi resi conto del tempo che avevo passato a fissarlo solo quando Jungkook prese a schioccarmi due dita davanti agli occhi, per togliermi da quello stato di trans. Ritornai in me, con le gote leggermente accaldate. Non avevo mai fatto pensieri del genere su nessuno, nè tantomeno su un ragazzo.

"Caro Park, ho l'onore di presentarti un vero e proprio genio della musica, ma che per il momento nessuno calcola: Min Yoongi" annunciò il mio amico posando un braccio sulle spalle del ragazzo dai capelli azzurri, che era rimasto a fissarmi, o meglio, a studiarmi.

Cominciai a morire dall'imbarazzo, non essendo abituato ad essere osservato in quel modo. In fondo, chi si concentrava su un ragazzo piccolo di statura come me?

"Ehm.. piacere, Yoongi. M-mi chiamo Jimin, Park Jimin." rimasi a fissarlo a mia volta mentre pronunciavo quelle parole.

E, inaspettatamente, il ragazzo di fronte a me fece un mezzo sorriso.
Sembrava stanco e stressato: pareva uno di quei 'quasi-sorrisi' chi si hanno quando si è stanchi di andare avanti, di lottare.

"Allora, signori miei" interruppe il momento Jungkook guardando me e Seokjin, che era rimasto accanto a me tutto il tempo "cosa ci consigliate da bere?"

"Ehm, non lo so, che tipo di drink volete?" si affrettò a chiedere il mio collega.

Jungkook stava per aprire bocca, quando qualcuno lo precedette.
"Qualcosa di forte. Anzi, la cosa più forte che avete."

Era stato proprio Yoongi a prendere la parola: la sua voce era roca, profonda, totalmente inaspettata data la stazza del ragazzo. Dopodiché, prese posto su uno sgabello dall'altra parte del bancone, proprio di fronte a me, incrociando il suo sguardo con il mio, ancora una volta.
Ricambiai. Odiavo farmi sottomettere da un semplice sguardo.

Così, tenendo gli occhi fissi sull'altro, afferrai la bottiglia di assenzio che era sotto il bancone, presi due bicchierini versandoci dentro il liquido verde, per poi porgerli ai due clienti.

"Alla salute!" fece Jungkook all'amico seduto accanto a lui, che però aveva già ingerito il contenuto del bicchierino che, seguito dal moro, fece "un altro" tenendo questa volta gli occhi fissi sul bancone.

Guardai Jungkook, come a chiedergli il permesso, che annuì tranquillamente.

Erano quasi due ore che erano al locale, e ormai la bottiglia di liquore era quasi finita. Jungkook era sul punto di vomitare, ma Yoongi stava peggio: sembrava avesse ingerito veleno, non alcol.
"Non sarà abituato" pensai tra me e me.

Ad un tratto quest'ultimo si alzò di scatto, tenendosi stretta una mano sulla bocca, uscendo fuori il locale. Subito lo seguii con lo sguardo, avvicinandomi automaticamente a colui che l'aveva portato all'Eunji's, oltrepassando lo sportello che dava accesso al retro del bancone.
"Ma dove va?" chiesi al moro che aveva la fronte appoggiata sul legno.

"Non ne ho idea, lascialo andare" rispose con noncuranza.

Ma feci l'opposto: uscii dal bar, notando immediatamente Yoongi intento a vomitare tutto l'alcol che aveva bevuto sulle sue scarpe, tenendosi lo stomaco e appoggiandosi al muro con un braccio.

Mi avvicinai a lui, poggiandogli una mano sulla schiena, non sapendo cosa fare.

Dopo una manciata di secondi, dopo aver riversato tutto a terra, il ragazzo si pulì la bocca con un fazzoletto che aveva in tasca. Si raddrizzò con la schiena, con una smorfia di dolore in viso. Prese a guardarmi, fisso negli occhi. Feci lo stesso, sfoggiando goffamente un sorriso per rassicurarlo. Quando all'improvviso fece una cosa che non mi sarei mai aspettato.

I suoi occhi presero a riempirsi di lacrime, e prima che potessi rendermene conto, Yoongi era fra le mie braccia, stringendo la mia felpa tra le mani, singhiozzando e sfogando tutto quello che aveva tenuto dentro forse per troppo tempo.

Eunji's-YoonminWhere stories live. Discover now