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Nella mia mente, tutto girava.

Non so come spiegarlo.

Ecco.

E' come quando hai appena finito una giostra e rimani fermo per qualche secondo.

La mia testa era in quelle stesse condizioni.

Certo, a parte l'odore di popcorn e le urla delle persone.

Martinus era lontano da me da due mesi.

Non so come io sia andata avanti.

Sembrerò pazza, ma lui è essenziale.

Non sapevo cosa fare e, anche per le più piccole cose, andavo nel panico.

Ero seduta per terra, le gambe tremolanti appiccicate al petto, la mente che mi bolliva.

Avevo appena finito una chiamata con Kjelle-Erik, dove mi diceva che mancava ancora un mese alla fine del tour.

Un mese.

Non sapevo se sarei arrivata alla fine di questo mese, figuriamoci a quello successivo.

L'unica cosa che mi dava la carica era il suo sorriso.

Cavolo.

Mi sembrava di non vederlo da una vita.

MI mancava così tanto poterlo abbracciare.

E i suoi baci, dio mio.

Mi mancava vederlo sistemarsi i capelli.

Mi mancava la sua risata.

Mi mancava tutto.

Sarei riuscita a resistere, dovevo farcela.

All'improvviso, sentii la porta del salotto sbattere.

Mi alzai di scatto per poi correre verso il soggiorno.

"Amore mio!" esclamò mia madre, vedendomi scendere le scale.

"Hai bevuto?"

Karen scoppiò in una fresca risata.

Ok, aveva bevuto.

"No, tesoro. Sono solo contenta per una cosa."

"Che cosa?" risposi, un po' nervosa.

"Te ne parlerò" rispose " ma davanti ad una tazza di thè."

La paura si fece largo nel mio corpo.

Quando doveva darmi una grande notizia, mia madre usava sempre qualcosa che 'attutiva' la novità.

Mordendosi il labbro inferiore, si diresse verso la cucina facendomi segno di seguirla.

Non esitai e mi diressi verso il tavolo.

"Andiamo mamma." dissi, scocciata, quando vidi il sorrisetto sulla sua bocca.

"Che c'è?" rispose, appoggiandosi alla sedia di fronte a me.

Stava prendendo le distanze, perfetto.

La notizia era bella tosta.

"Ti stai comportando da bambina."

Alzò gli occhi al cielo, sbuffando.

"Non è vero!" esclamò, aggiungendo un broncio che avrebbe dovuto intenerire chiunque.

Ma io non ero chiunque.

"Che cosa hai combinato?"

"Niente!"

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