La firma

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Ho avuto una visione, una di quelle che non avevo da tanto, tanto tempo.

Le mie dita che sfiorano le sbarre di una grata mentre cammino lentamente senza una meta.

Controllo con più attenzione e noto che questa recinzione è costituita da sbarre di pura luce azzurra.

Piove.

Sento i miei indumenti pieni d'acqua, nonostante io sia coperto da capo a piedi.

Eppure questa pioggia è così bella che non riesco a resistere e decido di spogliarmi, fino a rimanere in mutande per poi proseguire per la mia strada.

Una strana sensazione pervade il mio essere, sono scoperto ma sento che il peso che mi porto sulle spalle è aumentato rispetto a prima e per tanto decido di pormi nuovamente i miei indumenti, ma questi sono già scomparsi.

Osservo nuovamente le sbarre e le vedo trasformarsi in piccole lucciole che si spengono una ad una fino a quando non mi accorgo di essere in una stanza di due metri per due dove le mura sono composte da specchi.

Ci sono solo io, ma sono scoperto dalla mia pelle e riesco a osservare le mie interiora fino al momento in cui, dall'alto, non compaiono delle braccia robotiche che iniziano a montare sul mio corpo, placche di un materiale a me sconosciuto, le quali prendono il posto della mia cute.

Sembro un manichino ma son pur sempre me stesso, no?

Osservo il mio nuovo corpo e sono così liscio che riesco a specchiarmi nel palmo della mia mano anche se non sono certo che questo sia il mio vero viso.

Chiudo gli occhi per un momento e gli specchi sono scomparsi, di essi non è rimasto nulla.

Mi giro su me stesso più e più volte alla ricerca disperata di una via da seguire fino all'attimo in cui mi accorgo che il mio nuovo corpo inizia ad emettere una luce bianca la quale aumenta di intensità fino a raggiungere una tale forza da accecarmi per qualche istante.

Riapro gli occhi e scruto l'orizzonte davanti a me.

In quei pochi attimi di distrazione, dinnanzi al mio essere si era formata una strada piena di pozzanghere, forse originatesi dalla pioggia precedente, forse da qualcos'altro.

Ritorno a camminare e solo ora mia accorgo di ciò che mi circonda.

Durante la mia passeggiata appaiono e scompaiono figure, simili ad ologrammi che si materializzano quando li fisso e scompaiono quando smetto di farlo.

Osservo.

La prima figura è un cadavere in via di decomposizione, posto sul bordo del marciapiede, il quale ha una gamba mozzata e nonostante un'apparente normalità mi accorgo che non ha un viso, ma solamente una lamina di vetro scuro al posto di quest'ultimo.

La successiva figura è una giovane donna, con un fisico dalle proporzioni perfette, la quale balla con l'eleganza di una dea, nonostante il suo corpo sia composto da vecchi ingranaggi e rottami.

La terza è un'adolescente con addosso una veste da vedova, scopre il capo dal velo oscuro ricamato a mano, e al posto di un meraviglioso mantello di capelli, scopro che la ragazza in questione ha collegati alla testa, dei giganteschi cavi simili a quelli della rete elettrica i quali si innalzano verso il cielo per poi tornare a terra e formare una gabbia attorno a quell'innocente creatura.

La figura che segue è un bambino il quale, in quelle incavature dove abitualmente si trovano gli occhi umani, contiene due sfere luminose, una di color viola scuro ed una bordeaux.

Prima di avvicinarmi all'ultima essenza, noto che un gatto cammina di pari passo con il sottoscritto.

Il suo pelo è composto da microscopici lineamenti al neon, i quali cambiano colore ad ogni passo e che ricordano, data la loro moderata velocità, il movimento ondulare del mare che si deposita sulla sabbia e per poi tornare indietro da dove è giunto.

Ed eccola lì, la fine di questa interminabile strada.

Le pozzanghere sono scomparse.

La strada si è trasformata in una lucida, nonché priva di imperfezioni, superficie di color nero.

L'ultima figura che si presenta davanti ai miei occhi è un cyborg dalle sembianze umane.

Mi osserva, mi scruta, mi studia e mi analizza.

Finito questo processo lo vedo scomporsi in miliardi di frammenti per poi essere sostituito da un piedistallo sul quale si trovano un penna ed un foglio.

Lo stesso foglio sul quale ora, pongo la mia firma.

Ruben Papacci

Messaggi e testi.Where stories live. Discover now