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22 Dicembre
Albus aveva preso i regali a tutti quanti.
Tutti quanti, eccetto Scorpius.
Su di lui era ancora indeciso (non poteva di certo regarargli un milkshake, no?)

Quando scese giù in cucina erano le 6.57 pm.
Suo padre leggeva il giornale, sorseggiando una cioccolata calda.
L'aveva visto di rado, in quei giorni. Si era giustificato con il poco tempo e i mille casi da risolvere. Ma a Natale ci sarebbe stato.

"A che ora vai a lavoro?" Chiese, dopo che entrambi si fossero salutati con un 'giorno e un mezzo sorriso.

"Alle sette e mezza."
Albus controllò l'orario, mentre faceva bollire l'acqua.

"Tra 32 minuti."

"Albus, te l'ho sempre detto che non sei svizzero, nè tanto meno un orologio. Potrei andarmene di qui anche tra 28 minuti."

"O tra due." Albus prese il filtro del tè, stringendosi nelle spalle. "Esasperato dal mio comportamento. Probabilmente metteresti via il giornale e poseresti la tazza nel lavello.
Mentre ti metteresti la giacca e il cappello ci vorrebbero due minuti e mezzo circa ma... torneresti indietro per il giornale non letto. Quindi 3 minuti."

Harry inarcò un sopracciglio.

"Se parti da ora esci di casa alle 7.01 am. Wow. Con 29 minuti di anticipo." Abbassò il polso dove aveva controllato -ancora- l'orario, e sorrise innocentemente. Sotto sotto, era estremamente soddisfatto della sua conclusione.
Probabilmente anche Harry lo era, sotto sotto.

"Come fa Scorpius a sopportarti?" Albus rise, prendendo la tazza ormai pronta, gettando il filtro raggrinzito.

"Oh, infatti non lo fa. Poverino, a malapena sopporta sè stesso." Gli si sedette di fronte, dondolando le gambe.

Agli estremi del tavolo, con il sole ancora incerto all'orizzonte, Harry e Albus erano la vecchia e la giovane versione di entrambi, eccetto per gli occhiali, e il segno sulla fronte.
Harry aveva le spalle incurvate di chi è solito timido come Albus, e allo stesso tempo il più piccolo aveva lo stesso ghigno del padre, quando era particolarmente malizioso od orgoglioso.
Entrambi dondolavano le gambe, e si scrutavano con gli occhi identici mentre procedevano in una lenta conversazione che a nessuno dei due stava dando tanto interesse.
Probabilmente quidditch, pozioni, la scuola, le mattine troppo rapide e la voglia di vacanze.

Harry Potter lasciò la casa alle 7.34 am, alla fine.
Ginny Weasley era scesa alle 7.29 am, ma aveva parlato e interagito solo alle 7.30 am.
Avevano passato insieme solo 4 minuti insieme, lei e suo marito, e si erano detti un sacco di informazioni a raffica che Albus non aveva neanche ascoltato.

Lily era scesa dalle scale sempre alle 7.34 am, ma suo padre era già andato via.
Avevano un tempismo quasi casuale.

Quando anche Teddy e James furono scesi, il piu grande alle 7.54 am e suo fratello 8 minuti dopo, Albus si premette i palmi sugli occhi.

Quanto avrebbe voluto non essere ossessionato dal tempo.

🎄

Tornando ai regali, Albus non aveva davvero idea di cosa regalare a Scorpius.
Ci ripensò mentre vagava per le strade di Diagon Alley con Rose, che era stranamente silenziosa e sembrava non considerarlo più di tanto.

"Mi serve un regalo per Scorpius." Decise poi di confessare. Rose era un genio. Lo avrebbe aiutato in qualche modo, no?

"Ah... ah sì?"

E invece no.
A quanto pare, quel giorno Rose non sapeva neanche come si chiamasse.
Il moro si bloccò, preoccupato, mentre l'orologio di qualcuno ticchettava le 12 pm precise.
La guardò, poggiandole le mani sulle spalle.

"Tutto okay, Rosie?" Lei annuì, poi scansò una sua mano, sorridendo. "Figurati, perchè non dovrebbe?"

"Mh... perchè sei distante e in un minuto non hai ancora trovato una soluzione al mio dilemma -sì, di solito lo fai."
La Weasley si morse il labbro, poi si strinse nelle labbra.

"Che ne so, Al. Forse sono solo un po' giù."
Il moro inarcò prima un sopracciglio, poi anche l'altro.

"Ho capito." Incrociò le braccia. "Non me lo vuoi dire."

"Ma no, non è quello." La rossa sospirò, per l'ennesima volta.
Poi lo prese per mano, procedendo tra la folla. La serpe si lasciò guidare, in silenzio, fin quando sua cugina non si bloccò, in un posto con molta meno folla.

"Ho fatto un casino."

"Non hai studia- ahi!" Si massaggiò la spalla, anche se più per riflesso che per dolore. "Dimmi che hai combinato, no?"

Rose lo guardò, gli prese una mano per cercare conforto, e mentre cercava le parole giuste, Albus fremeva di aspettativa.

Poi Rose parlò, e Albus tremò appena.
Totalmente sconvolto.

🎄

Scorpius lo guardò, poi inarcò un sopracciglio.
"Queste paperelle hanno scoperto le correnti oceaniche?"

"Esatto. Inconsapevolmente. Paperelle di gomma!" Ripetè Albus, soddisfatto del suo racconto.

"Mah." Il biondino si sistemò meglio il berretto sulla testa. "Per me l'hanno fatta a posta."

"Ma no! Ti giuro, era casuale!"

"E questa leggenda dove l'hai letta?"

"Sul libro di scienze che ho, no?" Scorpius roteò gli occhi.

"Sei troppo fissato. Perchè imparare le materie da autodidatta?"

"Perchè mi sarebbe piaciuto frequentare anche la scuola babbana, no? Le materie sono blelissime. E poi sto facendo solo matematica, scienze, francese, latino e greco antico." Disse ovvio, come se fosse una cosa da nulla.

"E il greco non è difficile?"

"Esatto. Per questo Jay si è limitato al Latino."

"E tu lo fai...?"

"Perchè è affascinante." Il suo amico sospirò, rammaricato.

"Sai, tu non sei etero. E neanche gay. Sei più... studiosessuale."

"Studiare in latino vuol dire amare, sai? E il mio nome vuol dire bianco. Lo sapevi?"

"Da oggi ti chiamerò bianco." Decise allora Scorpius, affondando le mani in tasca.
Erano le 8.04 pm.
"Quindi, Bianco, sicuro di essere etero?"

Albus sbiancò, ma cercò di non darlo troppo a vedere.
Che Scorpius avesse fiutato tutti i suoi dubbi? Era così palese?
Dove si era tradito?

"P-Perchè questa domanda?"

"Non saprei. Magari dopo sette anni col tuo amico totalmente gay sei almeno diventato bisex?" Scorpius inarcò un sopracciglio, fermandosi davanti a lei. Le luci rosse e blu di un bar gli illuminavano il viso pallido a tratti.
Albus sentì un brivido dietro la schiena.

"Non... non credo."

"Sai," riprese Scorpius, dopo averlo scrutato per un po'. "Inizialmente è difficile. Cominci con i dubbi e... cerchi di non accettarlo ma... credo sia inevitabile."

"Non sono gay, Scorp."

"A me non dispiacerebbe." Fece solo lui, facendo un passo indietro. "Chissà, magari poi ci proverei anche." Poi si girò, ammiccando, e riprese a camminare.

E Albus non erà più bianco, ma totalmente rosso.
Dentro di lui, lo stomaco e il cuore fecero una capriola.

The space in your eyes [2] Albus S. PotterWo Geschichten leben. Entdecke jetzt