8. Conseguenze

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Quella situazione era davvero bizzarra. Lei, Megan Cat, a cena con uno come lui. Rubini. Chissà quali segreti lo avevano indurito in un'età tanto spensierata. Quel ristorante era troppo per lei, per loro due insieme. Così elegante, raffinato, costoso! Era quasi ubriaca, ma al contempo in grado di provare a convincerlo a dividere il conto. "Permettimi di iniziare da qualche parte. Fammi offrire questa dannata cena Meg" le sussurrava all'orecchio, l'alito caldo che odorava di amaro. Al contrario lei aveva preferito il caffè per riprendersi un po'. Quel delizioso vino l'aveva a dir poco stonata. Si sentiva fluttuare e sorrideva spesso ultimamente, segno che l'alcol stava facendo il suo effetto. Stava cancellando un po' di quella stanchezza che si era accumulata sulle spalle in quei primi mesi di duro lavoro. Eppure contava solo che gli impegni producessero i loro frutti.
Alla fine cedette, e lui pagò per tutti e due. In quegli abiti in cui si era sentita inadatta per quel luogo, adesso non si preoccupava più. Il suo outfit, che si mischiava tra chic e casual, era una via di mezzo tra lo sportivo e l'elegante, ma non bastava per quelle dignitose quattro stelle in cui l'aveva portata senza dirglielo lungo il tragitto fin lì. Per causa del tempaccio, non erano passati a casa a cambiarsi, ma almeno lui aveva il suo costume. Lei si sentiva appiccicosa negli indumenti che indossava dal mattino: i jeans scuri, un maglioncino color sabbia, la giacca più elegante e i tacchi neri come la medesima. Aveva sciolto i capelli trattenuti dalla matita, in ufficio, e le onde rossicce che le cascavano sulla schiena, le davano un'aria più curata. Fortuna la sera precedente aveva messo lo smalto rosso sulle unghie prima di mettersi a letto. Uscendo dal ristorante, Cameron le sfiorò la schiena, poggiandole una mano per aiutarla a reggersi e quel contatto le strappò dei ricordi, quando, a scuola, desiderava tanto ottenere un buon approccio con lui o che la toccasse anche senza accorgersene e se succedeva, si sentiva andare a fuoco. Bruciarsi ogni millimetro di corpo e mente. Lo amava e lo odiava. Lo desiderava e lo voleva uccidere. Si avvicinavano e poi si respingevano.

Un sole malato filtrava oltre i vetri, svegliando Megan per poi farle riabbassare le palpebre appena i raggi la accecarono. Un mal di testa le martellava facendole prendere la faccia tra le mani. I ricordi della serata trascorsa apparivano sfocati, ma poi quelle scene indistinte presero forma: loro che finivano di lavorare, la pioggia incessante e lei che saliva sul BMW di Cameron che li condusse a 'DEL POSTO" una cucina italiana a quattro stelle. Mortacci! Megan che tentò di andarsene, lui che la convinse a restare e le disse che non voleva parlare di sé. Lei che si lasciò andare e si ubriacò, infine niente più.

Le gambe stese sulla coperta sistemata sul pavimento, le sue attorcigliate agli stinchi di lei, la schiena sorretta dalla scrivania e le braccia di Cam allacciate sulla sua vita, il resto del suo busto disteso, la testa sulle cosce di Megan. Perché si trovavano in una posizione tanto intima? Non erano niente loro, no? Non lo sarebbero mai potuti essere. Cosa era successo? Decise di evitare il momento d'imbarazzo in cui si sarebbero trovati se Cam si fosse svegliato ora, così si sciolse dalle sue strette e si diresse al bar più vicino a prendere la colazione. Sarebbe servita per accompagnare il discorso che avrebbero fatto al risveglio di lui. Eccome se sarebbe servita.

Nero ProfondoWhere stories live. Discover now