Prologo

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"I cannot stop this sickness taking over

It takes control and drags me into nowhere

I need your help, I can't fight this forever

I know you're watching

I can feel you out there."

Starset – My demons




Il freddo si stava espandendo in ogni angolo della città di Edimburgo; si insinuava nei vicoli, penetrava i muri delle case più vecchie, serpeggiava tra gli spifferi delle finestre e regalava a ogni persona brividi inattesi, facendo perdere a chiunque il desiderio di mettere piede fuori casa.

Il cielo, colmo di nuvole grigiastre e sfilacciate, sembrava voler annunciare agli abitanti della grande città che il tempo stava cambiando, e che presto piccoli fiocchi bianchi sarebbero scesi per ricoprire con il loro candore gli alti palazzi, i tetti sbiaditi delle case, gli ombrelli dei passanti più fortunati e i vestiti dei meno.

Era ormai marzo, ma il gelo invernale tornava frequentemente a dominare incontrastato e a regalare brevi nevicate, che facevano gioire i bambini ed esasperavano gli adulti. Quell'anno l'inverno sembrava non voler finire mai, e continuava a fare dispetti come un bimbo capriccioso, mai disposto ad abbandonare il suo parco giochi preferito per fare ritorno a casa.

Perfino rimanendo davanti al camino, con un fuoco vivo che scoppiettava allegramente e una coperta pesante sulle spalle, Kenneth continuava ad avere freddo.

Nella piccola casa di campagna nascosta fuori dalla città, lontano dagli occhi di tutti, il riscaldamento non c'era e per lui la fiamma che stava ardendo non era sufficiente. Nonostante questo, l'uomo non ne voleva sapere di alzarsi e andare a prendere un'altra coperta. I suoi occhi chiari stavano fissi su un piccolo quaderno dalla copertina rossa, e nelle loro profondità era possibile scorgere quali emozioni lo stessero percorrendo in quel momento: confusione, rabbia, frustrazione. Di tanto in tanto sfogliava le pagine mentre tirava su col naso, e raramente qualche colpo di tosse usciva dalle sue labbra che altrimenti rimanevano serrate e contratte in una smorfia di fastidio.

In quel libretto all'apparenza insignificante, Kenneth stava leggendo parole che mai e poi mai si sarebbe aspettato ma che, allo stesso tempo, gli consentivano di comprendere molte cose. Senza distogliere gli occhi dalle pagine cercò a tentoni un nuovo pezzo di legna e, quando l'ebbe trovato, lo lanciò nel camino con noncuranza.

Solo dopo alcuni interminabili minuti si decise ad alzare il capo, allontanando da sé il quaderno. Si passò una mano tra i capelli corvini, che ricaddero dopo poco sulla sua fronte in una frangia disordinata e ormai troppo lunga, e poi sul viso stanco, accarezzandosi la barba pensieroso. Aveva finalmente ritrovato la calma e ora la sua mente stava cercando di pensare al da farsi. Avrebbe voluto tornare a casa sua, al dipartimento, ma non gli era concesso. Era stato fortunato nel riuscire a evadere di prigione approfittando di qualche vecchia conoscenza e della distrazione delle guardie; ora, però, non doveva rischiare in nessun modo, doveva restare nascosto e non attirare l'attenzione su di sé. Non era più Kenneth Woolner, detective e braccio destro del comandante Farland, ora era un ricercato, qualcuno che non apparteneva a nessun luogo.

L'uomo sorrise. Doveva ammettere che quella situazione non gli dispiaceva del tutto. Certo, non era così che sarebbero dovute andare le cose. A quell'ora avrebbe dovuto tenere in pugno tutta la Gran Bretagna insieme al comandante Farland, rispettato e temuto come uomo più potente dello stato. Ma il suo piano non si era realizzato.

Tutto per colpa di un moccioso.

La sua mano si spostò sotto la giacca, alla ricerca di qualcosa che teneva in una tasca interna. Quando finalmente trovò quel che desiderava, Kenneth ritrasse la mano e osservò il contenuto del suo palmo con malinconia: una piccola rosa bianca. Rimase a lungo a fissarla, come ipnotizzato, poi la posò accanto a sé e spostò lo sguardo in avanti. Mentre contemplava la danza che le fiamme stavano eseguendo nel camino, ripensò agli avvenimenti dell'ultimo mese e il ricordo di Kyle si impose su tutti gli altri. Quel ragazzino era divenuto il suo rivale, l'ostacolo da superare, il protetto del comandante Farland che riusciva in ogni cosa, che tutti amavano, che brillava di luce propria.

Ah, quanto odiava quella luce! Quanto desiderava estinguerla...

Aveva avuto l'occasione di ucciderlo, aveva desiderato farlo, ma non ci era riuscito e ora ne stava pagando le conseguenze. Eppure, l'idea che Kyle fosse ancora vivo e che probabilmente sapesse della sua evasione, lo faceva sorridere.

"Crederà che ritorni per vendicarmi" pensò con un sorriso compiaciuto "Sarà spaventato a morte... Ora tutto sta nel decidere che cosa fare."

I suoi occhi tornarono a fissare il candido fiore che aveva posato a terra e lì rimasero.

Kenneth divenne immobile come una statua e il silenzio prese a regnare sovrano. Perfino il fuoco non osava romperlo con eccessivi crepitii.

L'uomo pareva in attesa di qualcosa, di un segno, di un suggerimento.

Lasciare perdere o vendicarsi? Dimenticare o ricordare?

In cuor suo sapeva perfettamente cosa voleva fare, ma attese.

Attese con pazienza.

Non ci riuscirai...

E poi, decise.


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Ed eccoci qui! Il secondo volume è iniziato! Cosa ne pensate ragazzi? Scommesse su cosa accadrà nei prossimi capitoli? ^^


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