Capitolo 2 - Opposti

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Era inquietante. Terribilmente strano e fastidioso, ma soprattutto inquietante.

A destra ogni cosa era colorata, luminosa, viva; ogni dettaglio era nitido, definito, e non vi era nulla che sfuggisse a quello spazio visivo. A sinistra, invece, dove per qualche tempo le tenebre più fitte avevano regnato sovrane, c'era una patina che copriva ogni cosa, che smorzava la brillantezza dei colori, che divorava i dettagli e che strideva terribilmente con l'armonico campo visivo dell'occhio destro.

Quando Kyle aveva saputo che ci sarebbero state poche speranze di riacquistare completamente la vista dall'occhio sinistro, si era sentito come se gli avessero portato via una parte di sé. Ma pian piano ci si era abituato, aveva cercato di adattarsi, cadendo qualche volta, rompendo svariati oggetti come bicchieri o tazze, data la mancanza del senso della profondità, e stringendo i denti per non lasciarsi prendere dal panico e dallo sconforto. Aron gli era sempre rimasto accanto, guidando le sue mani verso quello che sembrava esageratamente lontano e in realtà non lo era, oppure afferrando al volo le cose che Kyle urtava accidentalmente, restando sempre alla sua sinistra per descrivergli quello che non riusciva a vedere. Era stata dura, ma in qualche modo la consapevolezza che probabilmente le cose sarebbero migliorate lo aveva aiutato e gli aveva dato un po' di conforto.

Ora, però, la faccenda era diversa.

Un conto era dire che non avrebbe potuto vederci come prima e un conto era dimostrargli che effettivamente ciò era vero.

Quello era il massimo risultato che si era potuto raggiungere. Un mondo velato, sfocato. Un mondo caotico, dominato dagli opposti.

Kyle fece un respiro profondo e continuò a guardarsi attorno, cercando di non lasciarsi scappare nessuna delle emozioni che stavano impossessandosi del suo corpo e della sua mente. Poteva sentire l'ansia avvolgersi come un nodo nella sua gola secca e la disperazione percorrergli velocemente lo stomaco, facendogli venire la nausea. Infine, la rassegnazione si insinuò nella sua bocca, lasciandogli come regalo l'amaro sapore di cui era intrisa.

– Considerate le sue condizioni, signor Legaulle, aver raggiunto questo risultato è stata una grande fortuna. – Il dottor Fedel, un uomo alto e sulla quarantina, dai begli occhi nocciola e dai capelli scuri e riccissimi, aveva rotto il silenzio sfoggiando un inglese con forti strascichi di tedesco. Aveva fatto del suo meglio per guarire l'occhio di quel giovane e voleva che lui sapesse quanto fosse fortunato ad aver riacquistato la vista, anche se non in modo perfetto.

Kyle lo guardò ed esibì un lieve sorriso che gli costò un certo sforzo, ma sembrò del tutto naturale. Non voleva dare l'impressione di essere deluso, perciò fece appello a tutto il suo autocontrollo per non ridere in faccia al dottore.

"Fortuna? Io credo piuttosto che sia una dannazione. È come se mi avessero mandato in tilt il cervello. Anche quello che vedo bene mi sembra rovinato dall'occhio sinistro" pensò con fastidio, ma non diede voce alle sue lamentele. Si guardò invece allo specchio, sollevato nello scoprire che almeno la cicatrice che gli era rimasta era molto lieve e non rovinava il suo viso. Partiva dalla coda dell'occhio e andava avanti in obliquo fino ad arrivare quasi all'orecchio, e fortunatamente poteva essere facilmente nascosta da un ciuffo di capelli che si era allungato un po' troppo.

– Durante il primo periodo cerchi di non sforzare l'occhio eccessivamente. Se per caso avverte qualche fastidio mi contatti subito e faremo una visita di controllo. –

– Ho capito, grazie mille dottore.

– Bene, ora vado così potete restare un po' soli. A dopo – disse, mentre afferrava la penna che teneva nella tasca del camice bianco e annotava alcune cose su un foglio tenuto fermo da una carpetta, per poi sparire qualche secondo dopo oltre la porta.

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