Capitolo 4 Parte 2

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Aggiunse due puntini verdi. Lei e Jefferson. Eleanor aveva promesso che si sarebbe fatta da parte, ma non era stata del tutto sincera. Lei e suo fratello sarebbero arrivati prima del bureau e prima di O'Connor. Si sarebbero posizionati in cima alle gru abbandonate e avrebbero guardato tutto dall'alto come se si trovassero al cinema, in prima fila.

Lei e Jefferson sarebbero dovuti passare inosservati. Aveva deciso che avrebbero portato con loro solo poche armi. Scelse le più leggere, poiché erano facili da nascondere addosso. Aveva bisogno di qualche fucile con mirino nel caso fosse andato storto qualcosa. Eleanor sapeva dove trovarne due da prendere in prestito. Due fucili che avrebbe potuto lasciare lì nel caso avrebbero dovuto scappare.

Quella sera i fratelli Shaw, come avevano pianificato, si trovarono in cima ad una gru. Passò un'ora abbondante prima che O'Connor ed i suoi uomini arrivassero. Puntuali come un orologio svizzero, anche gli agenti del bureau sopraggiunsero. I due container erano giunti all'ora prestabilita.

O'Connor ordinò di aprire il primo container. La droga era impacchettata alla perfezione. Inutile dire che gli uomini esultarono e si complimentarono tra di loro. E fu proprio in quel momento che gli agenti del bureau intervennero. Così come Eleanor aveva chiesto a Richard Cole. Gli agenti sarebbero dovuti intervenire prima dell'apertura del secondo container. Altrimenti le donne si sarebbero trovate al centro di un possibile conflitto a fuoco.

Quel giorno prima di pranzo, Richard Cole, era passato da Eleanor per discutere di quella missione.

«Chi ti dice che apriranno prima il container con la droga?» Le aveva chiesto Richard.

«La droga vale molto di più rispetto alle donne. O'Connor saprà sicuramente in quale dei due container si trova la droga.»

Tornando alla realtà che circondava Eleanor in quel momento, il conflitto a fuoco era partito. O'Connor aveva buttato a terra la canna che stava fumando e aveva iniziato a correre. Jefferson gli sparò ad una gamba con il fucile che avevano preso dalla rimessa di O'Connor. L'uomo iniziò a saltellare verso il labirinto di container.

Eleanor aveva sul cellulare la planimetria di tutto il molo. Lo seguì con calma dopo essere scesa dalla gru. O'Connor aveva lasciato tracce di sangue. Jefferson si era arrampicato sui container che formavano il labirinto e lo osservava dall'alto. Aveva ancora il fucile in mano.

«Neal, dove credi di andare?» Chiese Eleanor con finta curiosità. Fortunatamente il buio le fece da scudo. O'Connor non riusciva a vederla. Scorgeva solo una leggera sagoma.

«Chi sei?» Le urlò.

«Non ha importanza!» Esclamò Eleanor fermandosi a debita distanza.

«Sono armato!» Urlò lui.

«Anche io lo sono.» Eleanor gli rispose con voce tranquilla, quasi divertita. In tutto quel buio riusciva a sentire la paura dell'uomo. Vedeva la sua sagoma, poggiata ad un container, tremare. O'Connor sparò un colpo verso di lei senza, però, riuscire a prenderla.

«Neal, se vuoi colpirmi devi smetterla di tremare.»

Di colpo si era sollevato cercando di non fare peso sulla gamba dolorante. La mano stingeva la pistola lungo il suo fianco senza ondeggiare. La paura che aveva provato inizialmente era sparita. Aveva messo in secondo piano il dolore lancinante che provava ed in quel momento iniziò a sentire la rabbia. Rabbia per il carico di droga andato perso. Rabbia per essere stato ferito. Rabbia per aver provato paura quando una donna sconosciuta lo aveva chiamato per nome. O'Connor puntò nuovamente la pistola verso Eleanor, tenendola ben salda.

Partì un colpo, ma non fu Neal O'Connor a sparare. Fu Jefferson. Aveva mirato alla pistola dell'uomo e gliela aveva fatta saltare dalla mano. Era finita a qualche metro di distanza.

Bureau SocietyWhere stories live. Discover now