capitolo quindicesimo.

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La luce del sole che attraversò la tenda della camera mi colpì dritta negli occhi, costringendomi a interrompere il mio sonno profondo.

Mi stiracchiai sotto il soffice piumone del letto di Luke, mi misi a sedere sul materasso, con la schiena appoggiata alla testiera. Notai che Luke non era accanto a me, meglio così, avevo dormito davvero poco quella notte e il possente russare di Luke a Michael non mi aiutavano di certo a prender sonno.

Il mio sguardo si spostò sul mio cellulare situato sul comodino intendo a vibrare, la sveglia.

Cominciai ad andare nel panico non appena mi resi conto che era tardissimo.

La scuola, cazzo, non posso mancare già il secondo giorno.

'Luke' cominciai a chiamarlo, ma nessuna risposta.

Ma porca puttana, quel ragazzo mancava sempre nel momento del bisogno.

'Luke!' urlai, ma ancora nulla.

Mi alzai dalla mia comoda posizione per andare a cercarlo. Arrivai in salotto trovando Luke e Michael intenti a giocare con l'Xbox lanciandosi complimenti poco carini.

Subito Michael si girò nella mia direzione, permettendo a Luke di segnare il colpo vincente al suo avatar.

'Fanculo.' disse Michael in tono di sconfitta, 'Affamata?' chiese poi rivolgendosi a me. Solo allora mi accorsi brontola paurosamente.

'In cucina ci sono dei pancakes pronti.' disse Luke distaccato.

Dopo aver preso la mia colazione, raggiunsi i ragazzi in salotto, sedendomi tra loro due.

Non parlammo per alcuni minuti, il che era abbastanza fastidioso, data l'insensata canzoncina di quello stupido gioco che ci faceva da sottofondo.

'Oggi abbiamo saltato scuola.' dissi a Luke

Lui scrollò le spalle senza nemmeno staccare gli occhi dalla console.

'Luke, so che a te non te può fregare un cazzo, ma a me si.' quasi gli urlai contro.

Lui mise in pausa il gioco, suscitando le lamentele di Michael. Poi si girò verso di me.

'E allora vai!' rispose lui a tono, dandomi una spinta, non molto forte, ma che mi fece cadere a terra. Ero troppo debole.

Michael mi aiutò a rialzarmi dato che Luke sembrava fregarsene di quello che era appena successo.

'Sai sei proprio un coglione!' gli urlai contro dando un calcio alla console, che si ruppe.

'Troia!' mi gridò contro il biondo, alzandosi e venendo nella mia direzione.

Era incazzato e non poco. Una serie di idee mi vennero in mente su cosa avrebbe potuto farmi un Luke incazzato e furioso. Così decisi di scappare, corsi fuori dalla porta, cominciando a correre non sapendo nemmeno la mia destinazione. Sentii la voce di Luke chiamarmi più volte alle mie spalle, ma la ignorai. Al momento vedere la sua faccia ero l'ultima delle mie preoccupazioni.

Stavo correndo da più o meno cinque minuti quando una voce, diversa da quella di Luke, chiamò urlando il mio nome. Subito mi girai, ma inciampai su un avvallamento e, bam, caddi a terra senza nemmeno rendermene conto.

Due possenti braccia mi aiutarono a rialzarmi. Stavo per ringraziare il mio soccorritore, ma appena lo vidi in faccia rimasi di stucco.

Ashton.

'Ehi... ma che? Come? Ehi..' biascicai da solita imbranata quale ero.

Lui si passò una mano tra i capelli e mi domandò: 'tutto bene?'

Notai che stava fissando le mie gambe, così abbassai lo sguardo così mi accorsi che un rivolo di sangue stava uscendo dal mio ginocchio destro.

Senza che mi desse il tempo per rispondere quasi mi ordinò: 'Avanti, seguimi.'

Senza obbiettare obbedii, non volevo che si arrabbiasse pure lui.

Dopo aver camminato per due isolati, si fermò davanti a casa sua; tirò fuori le chiavi dalla tasca dei suoi jeans e mi fece entrare. Mi invitò a sedermi sul divano e si allontanò. Tornò poco dopo con delle garze e del disinfettante.

Delicatamente cominciò a disinfettare le varie ferite presenti sulle mie gambe.

Un rumoroso gemito di dolore lasciò la mia bocca, strinsi i denti e serrai gli occhi. Il dolore era atroce.

'Scusa...' biascicò lui, staccando il batuffolo di cotone imbevuto di disinfettante dalla mia gamba.

'Ti va di raccontarmi cos'è successo?' chiese lui appena attaccò una garza sul mio ginocchio. 'Correvi come se un serial-killer ti stesse alle calcagna.' sembrava serio quello che diceva.

Svogliatamente raccontai ad Ashton quello che era successo, senza entrare nei dettagli. Quando finii, rimasimo in silenzio, guardandoci semplicemente negli occhi. Poi all'improvviso lui afferrò le chiavi della sua auto, si diresse verso la porta e scomparve senza degnarmi di alcuna risposta.

he looks so perfect. -  Luke Hemmings [completa.]Where stories live. Discover now