6-Morso

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Non riusciva a prendere sonno.
Il suo pensiero continuava a vagare tra i ricordi, sopratutto di quella sera, ormai quasi sbiaditi.
La sua mente tornava indietro a suo padre, a sua madre, a tutto.
Non poteva andare peggio di così.
Sentì delle lacrime cadere dai suoi occhi, poi si sedette di nuovo.
Era inutile provare, non poteva più dormire.

-Io... non sono pazzo...vero?- sussurrò a se stesso Giovanni -è realmente accaduto...io non...-

Portò le ginocchia al petto, lasciandosi andare ad un pianto disperato.
Aveva mille emozioni diverse dentro di se, e non poteva controllarle.
Si trattenne dall'urlare, premendo una mano sulla sua bocca.
La tentazione di scappare era tanta.
Ma dove poteva andare?
Non aveva più una casa, e non aveva denaro per pagarsi un hotel.
Sarebbe morto di fame o di freddo.
Ma forse la morte sarebbe stata la scelta migliore.
Si alzò lentamente dal letto, limitandosi ad indossare una felpa, un jeans e un paio di scarpe da tennis, poi uscì, diretto alla porta principale.
Nessuno si sarebbe accorto della sua mancanza, probabilmente stavano già dormendo.

-Dove vai?- Disse dolcemente un'ombra, mentre si avvicinava alle sue spalle.

Il ragazzo non alzò nemmeno lo sguardo, si limitò a trattenere i singhiozzi, mentre stringeva le braccia intorno al busto.
Una mano si poggiò sulla sua spalla, e lo fece girare.

-Vuoi andare via?- chiese mentre lo spingeva contro il muro più vicino -Non ti conviene, a quest'ora sono tutti svegli. Ti divorerebbero-

Solo allora Giovanni alzò lo sguardo, incontrando gli occhi di Matteo.
Erano innaturali, rossi come due rubini.
Sussultò, mentre stringeva la schiena contro il muro.
Non aveva vie di fuga.

-Non comportarti così...- sussurrò al suo orecchio Matteo- Rendi tutto fin troppo eccitante-

-C-cosa sei...?-Balbettò, cercando di spingerlo via senza successo. Era troppo forte -Cosa vuoi da me...? Ti prego Matteo... voglio solo...-

-Ssssh- Con delicatezza poggiò un dito sulle labbra del moro, facendogli cenno di stare zitto -Se fai il bravo non farà male. Almeno, non troppo-

In pochi secondi le labbra di Matteo cercarono il collo di Giovanni, mentre quest'ultimo non riusciva a muoversi.
Che la cosa gli piacesse?
No, era impossibile. Semplicemente il suo corpo non voleva rispondere ai suoi comandi.
Senza volerlo, un gemito incontrollato  uscì dalle sue labbra.
Riuscì a vedere qualcuno che li stava osservando, e si sentì quasi sollevato quando lo riconobbe.

-Andrea...- sussurrò, mentre con tutta la forza che poteva cercava di allontare Matteo.

L'altro ragazzo però, li osservava ghignando, facendo perdere a Giovanni ogni speranza di ricevere aiuto.
Sentendo quella presenza alle sue spalle, Matteo non perse tempo nello stringere a sé il ragazzo, lasciando poi che i suoi canini, divenuti appuntiti, penetrassero nel suo collo.
Nel sentire la sua pelle lacerata, Giovanni chiuse gli occhi e non riuscì a trattenersi dall'urlare.
E urlava un nome preciso.
Quello di Andrea.
Ma quest'ultimo rimaneva immobile, senza la minima intenzione di reagire. Sembrava godersi lo spettacolo.
Però dopo poco, la mente di Giovanni cominciò a svuotarsi e la sua ragione sparì.
In pochi secondi quella sensazione diventò quasi... piacevole?
Si, non sentiva più ansia e dolore, ora si sentiva sereno.
Era come se il mondo non esistesse più.

-Ora basta Matteo- si decise, dopo qualche minuto, ad intervenire Andrea-Hai giocato abbastanza, lo stai dissanguando-

Giovanni sentì quelle parole come in lontananza, mentre le mani di Matteo lo stringevano sempre di più.
Erano l'unica cosa che lo collegava alla realtà.

-Matteo- Andrea stava cominciando a spazientirsi.

Ma come Giovanni, anche Matteo stava perdendo la ragione.
Non gli interessava delle parole del ragazzo.
Fù una sensazione orribile quando, bruscamente, Giovanni dovette aprire gli occhi.
Andrea aveva spinto via Matteo, che ora era a terra.

-Giovanni? Come ti senti?- chiese Andrea, mentre controllava il suo morso sul collo.

-Andrea...- sussurrò mentre cadeva tra le sue braccia.

Non era giusto.
Poco prima si era sentito forte, era vivo.
Mentre adesso era debole, e il dolore alla testa non cessava.
Le ansie e le preoccupazioni tornarono al loro posto, e il suo respiro si fece affannato.

-Va tutto bene- Disse Andrea mentre portava una mano dietro la sua schiena, e una sotto le gambe, sollevandolo da terra -Riposati. Ti prometto che ti spiegherò tutto a tempo debito-

Non voleva dormire.
Aveva bisogno di sapere tutto e subito.
Ma le sue palpebre si chiusero da sole, mentre sentiva di essere trasportato chissà dove.
Una cosa lo turbò, mentre perdeva i sensi.
Nonostante la sua testa fosse poggiata sul petto di Andrea, non riusciva a sentire nessun battito.

Blood fault ||Camperkiller||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora