Kaathe

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Un ticchettio costante di una goccia d'acqua, rimbombava nella stanza di Kaathe, riempiendo pian piano una brocca che, come un promemoria, designava la durata dell'incantesimo fatto per fermare il tempo. Un metodo strano per un serpente primordiale con immensi poteri, ma unico modo per contare il tempo anche se fermo. La lacrima fuoriusciva con incedere costante dalla roccia e fungeva da tranquillante per il saggio. Per uccidere la noia il Maestro si divertiva a contare quante ne servissero per riempirla. Per compiere un ciclo intero arrivava anche a otto milioni di battiti se nessuno lo disturbava, un particolare divertimento per "ammazzare" il tempo. L'effigie di quel recipiente, aveva la forma di uno strano essere che assomigliava ad un gigante con le mani giunte e rivolte verso l'alto nell'intento di pregare. L'acqua, entrando dalla fessura delle mani, riempieva la brocca e quando arrivava al livello degli occhi fuoriusciva, come se il gigante piangesse. Proprio in quel momento, si doveva rinnovare il ciclo del tempo, rifacendo il rito sacro. Ma non era ancora ora, il livello superava di poco la metà.

Kaathe era nel suo studio privato e sulla sua scrivania stava leggendo un grande libro. La sua stanza era privata e nessuno poteva entrarci e questo faceva dubitare gli altri serpenti perché pensavano nascondesse qualcosa di segreto. Al gran maestro piaceva pace e tranquillità e le poteva trovare solamente in quella stanza. Lo studio era piccolo, ci stava a malapena un letto, un leggio e qualche libreria a muro. I muri erano di terra dura con delle travi portanti nei quattro angoli e il tetto era interamente di paglia di un giallo scolorito. Una delle quattro pareti era fatta di roccia, dove appunto scendeva l'acqua come una risorgiva. Si notava l'usura e la vecchiaia su ogni piccolo oggetto che addobbava la stanza, contrassegnando ancor di più l'età sconosciuta del villaggio dei serpenti. Come una mania, Kaathe, muoveva incessantemente la sua mandibola restando immerso nei suoi pensieri, fissando con occhi spalancati la parete rocciosa che aveva di fronte. Il libro aperto sul leggio, aveva le pagine giallognole e una scrittura a mano quasi indecifrabile, vergata in una lingua antica.

Il dito di Kaathe teneva il segno su una frase:

"Il patto dei Lestirep è una trasformazione rara, forse unica, ma ancor più interessante è il non raggiungimento di essa. Bloccato il patto prima del completamento si perde il potere voluto e spinge il possessore in un eterno limbo, imprigionandolo per sempre. Il suo corpo si trasformerà in un animale imperfetto che mai potrà riprovare a stringere nuovamente il patto. L'avidità divorerà e costringerà il possessore a cercare la perfezione mai più raggiunta." Kaathe aveva concentrato tutti i suoi pensieri proprio su questa ultima frase, dovette chiudere gli occhi per distogliere lo sguardo dalla roccia, si alzò e ripose il libro nel vecchio armadio chiudendolo a chiave. Prima di uscire dalla stanza nascose la chiave sotto la grande sedia del leggio, mantenendo in segreto tutto ciò che poteva allarmare gli altri serpenti. Kaathe odiava lasciare nascosto le cose, ma per un bene comune, ed essenziale per la pace della terra, doveva adottare questo sistema. Stava per andarsene quando un leggero scricchiolio in un cesto attirò la sua attenzione e con passo silenzioso si avvicinò allungando sempre più il piccolo braccio del serpente in direzione di questo. BAM! La porta si aprì di colpo.

- Scusami maestro stavo scivolando e mi sono aggrappato alla porta. - Dietro di se, l'aiutante Sirtush, era arrivato di corsa portando dei grossi tomi che servivano al saggio, scivolando poi e facendo un fracasso infernale.

- Non puoi entrare qua dentro lo sai. -

- Scusami Kaathe, ma come ti ho detto prima sono scivolato. -

Il Gran Maestro aiutò Sirtush a rialzarsi e i due uscirono dalla stanza per recarsi nello studio centrale. Uno studio circolare con antiche rune in pietra su tutto il soffitto, le pareti erano fatte di radici di arcialbero dove, da esse, ricavavano il necessario per i riti e per tutte gli incantesimi. Degli stracci venivano giù sempre dal soffitto, stracci così rovinati che risalire al materiale usato era quasi impossibile, sembravano fatti di pietra. Una tavola rotonda al centro della sala con degli enormi leggii e dieci sedie erano il posto dove i serpenti meditavano e studiavano. Sette di queste erano sempre occupate dai serpenti che, come sempre, studiavano sui tomi per cercare di rafforzare il concetto di tempo. L'ottava sedia era di Sirtush che stava sempre in piedi strofinandosi le mani, pronto per accogliere come meglio poteva il saggio che restava rinchiuso nella sua stanza e raramente copriva la nona sedia. Mentre la decima era del povero Frampt, sempre vuota, e sempre meno presente ostacolando ultimamente anche il rito.

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⏰ Last updated: Dec 27, 2017 ⏰

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