2. Capitolo due

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Dal posto in fondo alla cabina, Harper osservò camminare i passeggeri lungo lo stretto corridoio del velivolo. 

Tra loro c'era anche quel Giacomo e, quando lo scorse fermarsi a tre file dalla sua, distolse lo sguardo in tutta fretta.

Nonostante ciò, non riuscì a smettere di sbirciare nella sua direzione e osservarlo di nascosto. 

Si stava comportando come una ragazzina alle prese con la sua prima cotta... 

Nel momento in cui l'uomo fu vicinissimo, con la coda dell'occhio lo osservò aprire il vano bagaglio sopra il suo sedile, avendo la possibilità di studiarlo meglio. Le giunse un soffio del suo profumo, un'inconsueta fragranza piccante e, allo stesso tempo, dolciastra. 

Inevitabilmente, la sua completa attenzione finì per andare alle labbra di lui. Si era fermato di fronte alla sua fila e la stava guardando fisso, per chissà quale ragione oscura...

Un momento! Cosa le stava capitando? 

Confusa, corrugò la fronte e distolse lo sguardo dalla bocca di Giacomo, prendendo a concentrarsi sui suoi occhi castani. 

— C'è qualcosa che non va? — domandò lui. — Vuole il sedile esterno, forse?

Harper batté le palpebre. 

— Come? 

— Be', quello sarebbe il mio posto...

Nel frattempo, nel corridoio si era formata una lunga coda e molti passeggeri allungavano il collo per osservare la ragione, sbuffando innervositi, per cui erano rimasti bloccati.

Harper aprì il suo biglietto e controllò la lettera e il numero del suo posto. 

— Oh, è vero. Ho il lato finestrino — mormorò roca slittando verso destra. — Mi scusi.

— Grazie — rispose Giacomo, sedendosi e allacciandosi la cintura.

Ancora irritata e confusa, per le emozioni che quell'uomo le provocava, Harper tornò a concentrarsi sulla ragione per cui si trovava a quell'ora assurda su un volo diretto all'estero. 

Per distrarsi mandò un messaggio a Moira, la sua migliore amica e odierna coinquilina.

"Sono sull'aereo" scrisse sul motorola smunto dal tempo. "Faremo uno scalo a Roma, per poi atterrare all'aeroporto di Venezia". 

"D'accordo" rispose Moira, dopo una manciata di minuti. "Cerca di scrivermi spesso, mi raccomando!". 

Harper sospirò stancamente. Come aveva previsto l'amica era rimasta sveglia fino a quell'ora tarda, con l'angoscia di sapere che partiva tutta da sola.

"Sei paranoica, lo sai? Starò bene" inviò in seguito, in risposta.

"Certo che sono paranoica, scema!" fu la battuta tempestiva di Moira. "Non mi hai permesso di venire con te. Almeno cerca di tenermi informata". 

Un sorriso fiorì sulle labbra di Harper. L'amica era stata la sua confidente negli ultimi due anni: avevano condiviso gioie e delusioni all'Università, tanto che era l'unica persona a cui aveva parlato del suo cancro, e dopo aver ricevuto quella lettera, l'unica a sapere del suo viaggio improvvisato.

Si prese un attimo per rispondere, poi scrisse: "Scusami, ma devo affrontare questa cosa da sola. Ora, perdonami, ma devo chiudere il cellulare. Stiamo per partire".

"Okay. Buon viaggio!". 

Spento il cellulare, Harper si rilassò sulla poltrona. 

Nell'operazione di decollo, nulla andò storto e il velivolo si librò nell'aria senza intoppi, per poi mettersi in asse per sorvolare l'oceano Atlantico alla volta dell'Europa.

Twilight in Venice [completa]Where stories live. Discover now