Capitolo tre

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Venezia era stupefacente di notte. La città italiana era un labirinto intricato formato da calli, ponti e canali.

Era sempre stato un sogno segreto di Harper visitare la "Serenissima" fin dall'infanzia: quando era bambina, dopo aver udito i racconti dei genitori sulla loro luna di miele in Italia, aveva immaginato di vagabondare per le stradine di ciottoli, scivolare sull'acqua a bordo di una gondola, salire sulla cima del campanile della Basilica di S. Marco e ammirare l'intera laguna dall'alto.

E ora? Non era più certa che sarebbe stato possibile.

Quando il suo gruppo arrivò via vaporetto alla clinica, lei era sempre più stanca. Gli ospiti - cinque persone, inclusa Harper - furono condotti dagli infermieri in una saletta d'aspetto terribilmente sterile.

Le pareti erano di un bianco quasi abbagliante, così come le piastrelle in ceramica della pavimentazione.

Una fila di sedie era montata a ridosso del muro vicino alla soglia, a disposizione dei pazienti in attesa, mentre una ricca varietà di riviste erano sparse sulla superficie del tavolino basso al centro della stanza. Dal lato est, tramite un maestoso arco in muratura, si poteva osservare il corridoio centrale della struttura.

Poco interessata agli articoli dei tabloid sul tavolino, Harper cercò Giacomo nell'antro, e chissà il perché rimase delusa di non scorgere la sua figura tra la folla.

Ma quando finì di confermare i suoi dati al personale addetto all'accoglienza, l'uomo a cui stava proprio pensando, a sorpresa, fece il suo ingresso trionfale.

Il cuore di Harper sobbalzò per l'emozione.

Giacomo indossava un lungo camice bianco, con tanto di targhetta con nome e due penne infilate nel taschino. Sembrava più alto di quanto le fosse sembrato al primo sguardo; emanava un'aria quasi regale.

Per giunta, era seguito da uno stuolo di specializzandi giovanissimi che pendevano dalle sue labbra, affascinati come lei dalla sua bellezza.

Nel momento in cui Giacomo scostò l'attenzione dai giovani medici e li congedò, si accorse della sua presenza e si volse, incrociando lo sguardo con il suo.

Imbarazzata, Harper afferrò una rivista sul tavolino e finse di leggere. Nonostante l'agitazione di cui era finita preda, si ritrovò a provare anche dell'irritazione verso se stessa. Perché si stava comportando così, adesso? Cosa le importava di quel Casanova patentato?

— Signorina James?

Finse di sembrare calma mentre sollevava lo sguardo dal tabloid e lo fissava. — Sì?

— Non voglio distoglierla dalla sua insolita lettura, ma è il suo turno — esordì Giacomo, ironico.

— Come, scusi? — fece perplessa, battendo le ciglia.

— La vedo dura leggere al contrario, sa? — E poi le indicò il giornale, con il sorriso più largo di prima.

Harper abbassò il capo, rendendosi conto di tenere la rivista al contrario.

Si udì qualcuno ridere, mentre altre persone lanciarono occhiate interrogative nella sua direzione.

"Idiota" si rimproverò Harper, sentendo il volto andare a fuoco per l'imbarazzo. Accartocciò il giornale tra le mani, immaginando che fosse la faccia di quel cretino di Giacomo. Perché aveva voluto metterla in difficoltà? Il suo non era di certo un atteggiamento professionale!

— Eh, certo... Arrivo — ribatté, dopo aver ritrovato finalmente la voce. Quindi posò la rivista sul tavolino e seguì quel medico da strapazzo all'interno di una delle salette ambulatoriali.

Twilight in Venice [completa]Tempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang