Capitolo undici

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Open your ears//Give me love

Quando Louis esaurì le lacrime, scoprì di non riuscire a dormire. Di sicuro era esausto, il corpo gli faceva letteralmente male. Era sfinito, del tutto sfinito, eppure non riusciva a dormire. O forse non voleva dormire, non voleva permettersi di dormire. Doveva essere lì per proteggere Harry. Doveva tenere le braccia fermamente strette attorno al ragazzo, assicurarsi che stesse al caldo, assicurarsi che fosse amato. Non poteva dormire. Si sentiva male. Non poteva dormire. 

Rimase disteso, sveglio, mentre le ore passavano, il cielo si illuminava progressivamente, finchè i raggi del sole fecero capolino da dietro le tende. Accoccolato accanto a Harry, l’unica cosa a cui riusciva a pensare erano quei tagli. Quelle piccole linee arrabbiate che marchiavano la pelle morbida e bianca di Harry. E anche se era stupido, Louis si sentiva in qualche modo responsabile di quei marchi. Harry non si sarebbe fatto del male se qualcosa non lo stesse facendo soffrire tanto, facendolo sentire così tormentato e infelice da prendersela con se stesso. Ma Harry non avrebbe dovuto sentirsi così perso, Louis avrebbe dovuto fare qualcosa, avrebbe dovuto rendere Harry felice, avrebbe dovuto eliminare il dolore. Avrebbe dovuto accorgersene. Harry era infelice, Harry era tormentato, e Louis non lo aveva notato. 

Mentre la notte (o meglio, la mattina, a quel punto) passava, Louis notò ogni marchio sul corpo di Harry. Tracciò con lo sguardo ogni livido, ogni graffio, ogni cicatrice. Notò quattro linee ormai sbiadite all’interno del braccio di Harry; aveva già visto quei segni, ma non vi aveva mai dato troppo peso, li aveva catalogati come le ennesime ferite inflitte da un cliente. Ma ora Louis capiva, quelli erano altri marchi fatti da Harry. Altri marchi che Louis non aveva notato. 

L’irrazionale senso di colpa per aver in qualche modo contribuito alla presenza di quei segni lo tenne sveglio finchè non riuscì più a rimanere a letto. Erano quasi le dieci di mattina quando rinunciò finalmente a cercare di dormire. Spinse via le coperte ed uscì dalla sua stanza, andando in cucina a preparare la colazione. Pensò che Harry avrebbe dormito per un bel po’, visto il suo stato la sera prima. In un certo senso Louis era felice che Harry non si sarebbe svegliato ancora per un po’, questo gli dava il tempo di pensare a come parlargli della sua scoperta. 

Louis si sedette al bancone col suo the, infilandosi le cuffiette nelle orecchie, chiudendo gli occhi e rilassandosi sulla sedia, lasciando vagare la sua mente e abbandonandosi alla musica. 

Distratto dalla musica, non sentì Harry cominciare a stiracchiarsi nell’altra stanza. 

Harry si svegliò confuso, disorientato dal luogo in cui si trovava, finchè i ricordi della sera precedente gli tornarono alla mente. I ricordi erano annebbiati e si accumularono nel suo cervello. Ricordava tutto nell’ordine sbagliato, le immagini si rincorrevano nella sua testa. La sbronza, l’incendio, Ralph, la sua litigata con Louis, la discussione con Zayn. Si premette i palmi delle mani sulle tempie, chiudendo gli occhi, intrecciandosi le dita tra i capelli e tirando un po’. Shhh, disse alla sua testa, e tutti i pensieri evaporarono, lasciandolo stordito. 

Si guardò intorno, richiudendo velocemente gli occhi quando questi incontrarono accidentalmente il sole che filtrava dalle tende. Poi si alzò silenziosamente e si avvicinò alla porta. Fu poco prima di uscire nel corridoio che si rese conto dei suoi piedi sul pavimento di legno. I suoi piedi nudi. I suoi occhi saettarono in basso e il suo respiro si interruppe in sussulto quando vide le sue caviglie. Le cicatrici erano di un rosso brillante sulla sua pelle chiara e si rincorrevano e si intrecciavano in disegni arrabbiati. Non ricordava di essersi tolto i calzini la sera prima…ma in realtà non ricordava nemmeno di essere arrivato da Louis. Ma non avrebbe mai potuto essere stato così stupido, al di là dello stato in cui si trovava. Eppure non aveva i calzini e le sue cicatrici erano visibili e non c’era alcun dubbio che Louis le avesse già viste. 

Lego HouseWhere stories live. Discover now