12 - Jackie ▪ E' DA CODARDI FINGERE DI ESSERE FELICI

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Le mani posate tranquille sul volante e un sorriso che ogni tanto scattava al lato della bocca. Sembrava rilassato e a suo agio. Io invece ero piuttosto tesa e leggermente infastidita di essere stata costretta a salire sulla sua stupida macchina. Per vedere cosa poi? Una delle cose che odio di più al mondo: i tramonti. Insomma i tramonti non dovrebbero esistere, rigano il cielo di strisce di sangue, sono portatori di addii, e danno il benvenuto alle tenebre. LI ODIO.

Era da circa un quarto d'ora che nessuno dei due parlava, e i miei jeans chiedevano pietà, ci stavo strofinando sopra le unghie, talmente forte che se continuavo così li avrei strappati. Gli avrei dato un tocco di classe. Erano già luridi di suo, con tutte quelle croste di fango appiccicate intorno.

<< Posso farti una domanda?>> esordì all'improvviso.

<< No. Ma ci scommetto che la farai lo stesso >> sospirai.

<< Esatto. Siete sempre stati tu e Charles? Intendo a casa.>>

Mi spiazzò, insomma non credevo potesse farmi una domanda così. Eppure l'aveva fatta.

<< No. Non ho mai conosciuto la mia mamma, è morta dandomi alla luce, mio padre invece...lui.. >> la gola si serrò, e la salivazione si ridusse al minimo, sentivo la cartilagine seccarsi dentro l'esofago.

<<Scusa. Puà bastare. Non eri obbligata. Cioè..che coglione che sono >> si grattò la testa nervosamente.

<< No.E' solo che non amo parlarne >>strinsi le mani in due pugni.

La macchina si fermò davanti a uno spiazzo infinito, aldilà di esso, solo campi d'erba tempestati da gocce di pioggia cristallizzata. Infondo, ma proprio infondo un cerchio bianco avvolto da un giallo sfumato di arancione si abbassava con movimenti invisibili e silenziosi. Era il contrario mi dissi. Sarebbe scomparso aldilà di quelle distese d'erba, dietro quelle colline. Era la fine pensai, mentre il sole si abbassava sempre di più. Fu in quel momento che toccò la mia mano e la strinse piano, spostai gli occhi da sotto a sopra, e poi sul suo volto, e lo vidi che mi guardava. Non era il tramonto che stava osservando, era me. Proprio in quell'istante un fascio di luce gli illuminò metà del viso, l'azzurro dentro i suoi occhi brillò.

<< Vengo qui, quando ho bisogno di stare per conto mio. >> disse.

<< E perchè hai bisogno di stare per conto tuo?>>

Sorrise prima di rispondere, abbassando per un secondo lo sguardo << Non sopporto di stare a casa mia. Vedi, mio padre è quello che si potrebbe definire un alcolizzato cronico, o meglio un padre di merda>>

Intanto il sole aveva perso metà del suo corpo dietro la collina, e l'azzurro di Trevor non brillava più.

<< Lui vi picchia?>>

<< A volte alza le mani alla mamma, io sono troppo forte per lui. Più volte mi sono dovuto controllare per non ucciderlo. >> serrò la mascella forte.

<< Potreste rivolgervi a quelle persone che si occupano di queste situazioni in casa, perchè non provi ?>>

<< Mia madre non si lascia convincere. Ho provato in tutti i modi a farle capire che sarebbe meglio lasciare quella casa. Ma... dice che non ci riesce, e che è suo marito.>>

<< Mi dispiace, che tu abbia una situazione così >> non credevo che questo tipo antipatico avesse tante sofferenze a cui dare conto. Insomma sorride sempre. E' proprio da codardi fingere di essere felici. Io ero la prima di quella categoria. La codarda numero uno. Volevo bene a Charles, ma non era per niente vero che ci bastavamo. A noi mancava qualcosa, o meglio qualcuno.

<< Sembra quasi irreale sentirtelo dire. Tu che ti dispiaci per qualcuno >> scoppiò a ridere, e in quel momento ripensai nuovamente che fosse un idiota assoluto.

<< Che stai insinuando? Anche io ho un cuore!>>

<< Ma se sei un ghiacciolo >> rideva.

Non so che accadde in quel momento ma scattò qualcosa dentro di me, odiavo essere presa in giro, perciò mi alzai leggermente facendo peso su una coscia, e gli spiaccicai entrambe le mie mani ai lati della sua faccia.

<< Sono calde!>> risposi a tono, incurvando probabilmente le sopracciglia. Lui strabuzzò gli occhi, allargandoli velocemente. Poi scoppiò a ridere.

<< Che hai da ridere?>> scattai.

Abbassò gli occhi riprendendosi. Poi poggiò le sue mani sopra le mie.

<< Confermo. Sono calde >> aveva la voce bassa, e le sue coprivano interamente le mie, anzi erano scomparse sotto le sue.

Il suo viso non era più illuminato, il cielo era diventato azzurro scuro.

Aveva le mani appiccicaticce. E quando mi resi conto che ci stavamo fissando, mi staccai di botto e tornai seduta con le mani conserte arrossendo dentro di me.

Lui non disse niente, fissava aldilà del parabrezza.

<< Devo tornare per cena, o la zia inizierà a fare domande>>

<< S-ssi certo...>> balbettò velocemente.

Nessuno dei due parlò durante il tragitto, solo dopo essere scesa dalla sua stupida macchina, mi sembrò doveroso ed educato dargli la buonanotte.

<< Come ti è sembrato il tramonto?>> domandò, una volta che chiusi lo sportello. Lo vidi abbassare velocemente il finestrino.

<< Niente di che >> feci spallucce.

<< Non mi darai mai una soddisfazione vero?>> sorrise.

<< Ciao Trevor >> dissi e gli voltai le spalle.

I tramonti segnavano la fine, ma quello che avevo visto quel pomeriggio segnò l'iniziò di qualcosa che non conoscevo. Fatto sta che non riuscii a dormire tutta la notte, avevo la testa piena di lui.

"Buonanotte" ore 00:30 da Trevor.



N/A🎀

Eccomi ufficialmente tornata con un nuovo capitolo, e soprattuto ufficialmente tornata su wattpad. Che casino ragazzi la vita reale, ti risucchia, e non hai tempo neanche di dedicarti alle tue passioni. Grazie a tutte le persone che hanno letto la mia storia. ❤❤❤

DAYLIGHTWhere stories live. Discover now