Dejà-vu di un mondo parallelo, capitolo 3

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Successe più o meno a metà giugno, lo ricordo bene.
Eravamo stati invitati a un matrimonio, io, i miei genitori, mia sorella più piccola.
Dopo molte richieste, mia sorella ottenne di poter restare a casa; siccome i miei genitori si rifiutarono di lasciare anche me a casa, ma permisero a Angelo (nel frattempo diventato il mio ragazzo) di venire con me.
Capii subito perché, appena arrivammo.
Tutti gli invitati erano adulti o bambini e noi due eravamo gli unici della nostra età.
Rinunciammo a entrare nella chiesetta strapiena e bighellonammo nel parco del castello dove si teneva il pranzo di matrimonio.
"So già che mangerò come una sbolfa"
"Sbolfa?" disse lui, con cipiglio interrogativo.
Risi. "Ma certo" ribattei "Mai sentito parlare delle Sbolfe Sis?"
Mi guardò ancora più sorpreso mentre mi piegavo in due dalle risate.
Ci allontanammo dal buffet e camminammo tra gli alberi, andando verso l'immane castello.
"Sarebbe bello sposarsi qui, non credi?" sussurrò lui.
"Fiabesco," ammisi "ma io non mi voglio sposare"
"Davvero?"
"Legarsi a qualcuno per tutta la vita... Non so se fa per me"
Guardavo il cielo, cercando le parole.
"Ogni giorno, cerco di essere una persona felice, e di far felice gli altri.
Sorrido a tutti e spesso mi sorridono di rimando; allora ho capito di star facendo la cosa giusta.
Ogni giorno si parla di cose terribili.
Ogni giorno..." mi fermai, cercando di non crollare e piangere e dimostrarmi debole "...qualcuno muore.
Così provo a essere felice un po' per tutti. Guarda il lato positivo delle cose, mi verrebbe da dire a tutti quei musi lunghi. Ricorda quand'eri felice, e prova a esserlo ancora."
"Forse hanno solo paura. Di tornare tristi, intendo"
Annuii.
"Ognuno di noi ha dei legami, più o meno forti. Forse hanno paura di quello che potrebbe succedere quando si spezzeranno"
Annuii di nuovo. "Invece di godersi ciò che hanno" dissi "guardano troppo avanti. A quando non avranno più nulla, a quando saranno morti"
"L'uomo ha paura della morte perché è la fine di tutto"
"Già"
Camminammo ancora in silenzio.
Tornammo al banchetto e mia madre ci venne incontro.
"Perché quel muso lungo? Qui si festeggia!"
Sorrisi. Mia madre era raggiante.
"Scusa, credo di aver visto qualcuno che conosco..." sussurrò Angelo.
"Ti aspetto lì" e mi diressi verso delle sedie allineate intorno alla pista da ballo.
"Posso sedermi?" chiese mia sorella.
"Certo" dissi senza pensare.
"EHI, ASPETTA UN ATTIMO" esclamai poi "Tu che ci fai qui?"
Irene mi guardò come se avessi bevuto qualcosa di troppo e fossi ubriaca fradicia. "I nostri non volevano lasciare un posto vuoto, ricordi?"
"Ah, sì..." sussurrai.
"Vado a prendere qualcosa da bere. Vuoi?"
"No, grazie"
Dall'altra parte, pensai, nessun Angelo ha preso il suo posto.
Sospirai.
"Tutto ok?"
Alzai gli occhi. Angelo teneva in mano un piatto con una fetta di torta.
"Per la mia Sbolfa preferita. Dai mangia, hai una faccia..."
Dentro di me sentivo che il dejà-vu non era ancora finito.
Sentii, dopo tempo, il dolore.
L'altra pensò, Tu sei morto.

~•~•~•~•~
Per la cronaca, le Sbolfe Sis esistono davvero.
FigliadelleOmbre può confermare.

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