18.

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Savannah aprì la porta prima che potessi avvicinarmici io, probabilmente spaventata dal rumore che avevo fatto prima di riuscire ad avvicinarmi alla nostra entrata, ovviamente tutta la spesa era nuovamente caduta mentre cercavo di trovare le chiavi.

"Sei fradicia", constatò.

Le sue parole mi scatenarono un brivido lungo tutto il corpo ricordandomi quelle dette da Jeremy poco prima.

"Ho incontrato Jeremy all'Hillside", mormorai mentre entravo furtivamente in casa. Andai dritta verso il tavolo della stanza, quello che noi chiamavamo cucina, per lasciar cadere tutta la spesa lì sopra. Prima di sistemarla avrei dovuto sistemare me stessa, riprendermi e fare una doccia.

"Aaah-ah", disse lei col tono di un detective che scopre un indizio fondamentale a risolvere il suo caso: "per questo sei stata via due ore".

Ero stata via davvero due ore? Non ne avevo idea. Mi era sembrato fosse passato un secondo, ma effettivamente avevo perso la cognizione del tempo sin da quando mi ero svegliata la prima volta. Avevo proseguito la giornata nel medesimo modo, tra un risveglio sconnesso e l'altro, per culminare con l'incontro con Jeremy dopo il quale, oltre all'ora, avevo smesso di sapere persino la data, il luogo in cui mi trovavo e, in generale, se fossi sveglia o ancora nel mondo dei sogni.

"E vi siete parlati"? Mi domandò più dolcemente, vedendo che non rispondevo.

" Non molto, un po' cioè.. devo fare una doccia", tentai di evadere la risposta, ancora assorta nei miei pensieri. Due ore potevano passare così velocemente? Evidentemente accanto a Jeremy sì.

"Sei stata via due ore perchè c'era Jeremy e non vi siete manco parlati? Fanny non dirmi che ne hai fatta una delle tue... Tipo nasconderti sotto il bancone della frutta". Rise lei.

"No ma giuro che mi è venuto in mente", le risposi ridendo.

Savannah mi conosceva bene, sapeva sarei davvero stata in grado di farlo e che, anzi, era stato il mio primo pensiero vedendo Jeremy arrivare: la sua non era una semplice battuta.

Cominciai a sistemare la spesa sempre sovrapensiero, cosa ci faceva Jeremy lì? Non mi ero nemmeno interrogata troppo su tal proposito, le cose erano andata troppo alla svelta ed avevano in fretta preso una piega che... beh... non aiutava certo i pensieri razionali.

Non aveva comperato niente, se n'era andato quasi svanendo nel nulla, perché mai passerebbe i suoi pomeriggi al supermercato?

"Quindi"? Insistette Savannah seguendo con lo sguardo ogni mio movimento. Capii che non mi avrebbe lasciata in pace finché non avessi confessato. Come al solito, sapevo che non sarei riuscita a scampare al suo interrogatorio, anche se la voglia di risponderle mancava assolutamente.

"Quindi non so, non so come dirtelo alla svelta... diciamo che mi ha procurato un orgasmo al supermercato, contro il muro del bancone dell'igiene personale, poi se n'è andato. Quindi non posso dire che abbiamo parlato granchè", risposi come se niente fosse.

Spostai Savannah, rimasta immobile con la bocca aperta a guardarmi, dalla parte ed afferrai il mio accappatoio come se niente fosse, come se le avessi appena detto che io e Jeremy avevamo trascorso una buona mezz'ora a parlare del tempo e dei nostri film preferiti.

Savannah non smise di fissarmi perplessa, restò immobile come uno stoccafisso senza nemmeno riuscire a sbattere le palpebre.

"Ora vorrei fare la doccia", le dissi gentilmente afferrando la maniglia della porta e lasciandole intendere che, quanto meno, avrebbe dovuto spostarsi.

"Scusa"? Gridò dopo diversi minuti.

"Voglio fare la doccia, ti devi spostare così posso uscire da questa stanza", le ripetei sapendo benissimo che il suo - scusa??- non fosse assolutamente riferito alla doccia che mi stavo apprestando a fare.

Quel disastro meravigliosoWhere stories live. Discover now