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Uno sbaglio. Uno sbaglio che ti paralizza. Un errore che ti sconvolge. Cambia tutta la visione del mondo, delle persone. Un'azione, unica e sola. Sconvolgimento, stupore, delusione. Amarezza, panico. E non voglio sentirmi così. Tradita ed umiliata. Chi ha iniziato per prima? Chi ha sbagliato, dando vita ad una storia di passi falsi? Mio padre che mi ha giudicata? Mia madre che ha accettato senza fiatare? Io che non mi sono battuta per me stessa? Mia zia che non ha mai preso posizione? Michele che ha intascato i soldi di mio padre? Chi ha sbagliato? Il tempo che ha sotterrato i nostri sentimenti? Ed io non voglio sentirmi più così. Più ferma. 

Cammino verso il lungomare. Il sole brilla in cielo. Una forte brezza scompiglia i miei capelli. Il profumo del mare si insinua nel mio cuore. Mi sembra di ritornare alla vita, passo dopo passo. Passo dopo passo verso la spiaggia. Le parole di Monia rimbombano nella mia mente. Dinanzi i miei occhi si sono palesate tutte le immagini, nessuna esclusa. Ho percepito la delusione di mia zia, quel senso di sconfitta partitole dal ventre. Quello stesso ventre che le ha sconvolto la vita, che ha segnato il figlio. 

Abbasso lo sguardo, ricordando la descrizione del viaggio verso la Svizzera. Una donna tradita con un traditore al suo fianco. Una donna che ha taciuto per anni il suo dolore, la sua umiliazione per il bene del figlio. Quello stesso figlio, copia spudorata del padre, nel corpo e nell'anima. Sonia ne avrà scrutato ogni dettaglio. La bocca rossa, carnosa. Si, l'ha ereditata da Giorgio, così come i soldi. Gli occhi grandi, scuri, oscuri. Lucia ne sarà rimasta incantata come una povera vittima innocente dinanzi un animale velenoso. Le spalle robuste. No, quelle di certo non l'hanno protetta. E la sogna così, ad occhi aperti, con un test di gravidanza in mano. Un vestito a fiori, le pupille lucide, le mani tremanti, dinanzi uno specchio. E la terra sparita sotto i suoi piedi.
Ma quella giovane in realtà era lei. Sola, con Michele nella pancia. Come hai potuto, si sarà chiesta. Come hai potuto diventare così insensibile, così di pietra. Così proiettato su te stesso. Così crudele. Così infelice. Come hai potuto rovinarti così la vita?

Lo osservo da lontano lo stabilimento. Il ragazzo spazza via la sabbia. Un cliente sorseggia un cocktail. Una donna spalma della crema solare all'amica. E la scritta Stella mi pugnala in pieno viso.
Ma come hai potuto, Michele? Come hai potuto bussare alla sua porta, guardarla? Come hai potuto desiderare Lucia? Stringo i pugni e volto l'attenzione altrove. L'idea di loro due avvinghiati, nudi. 

Noi non ci siamo mai rifatti veramente una vita. Abbiamo sempre vissuto con l'occhio rivolto all'altro, perché ovunque c'eri tu, c'ero io. Tranne in quel momento. Già, tranne in quel momento. Eri solo, con i tuoi trent'anni e passa. Con la maturità di un uomo. Con il corpo di un uomo, la mente di un uomo. Ti sarai spogliato in fretta e ti sarai fatto prendere la mano. Sei stato sempre generoso, ti sei sempre dato. E hai perso il lume della ragione. Hai perso tutto.

Abbiamo visto l'alba sorgere e il sole tramontare dietro la montagna. Mi hai vista crescere, diventare una donna. Maturare, soffrire. Ti ho visto uomo, sei stato il mio uomo. Mi hai vista ballare sulla spiaggia, ridere. Urlare perché mi stavano separando da te. Mi hai accolta, distrutta da me stessa. Ho sentito le tue dita accarezzare la mia pelle, i tuoi baci. Ho percepito la tua crudeltà. Sei stato amore e delusione. Sei stato una continua corsa contro il tempo, contro tutto. E non ti sei fermato, hai continuato a correre, senza badare che io mi ero fermata, perché non ne potevo più. Arriverà anche il tuo momento.

Intravedo Antonio dalle vetrate del bar. Mi sorride e mi manda un bacio. Si irrigidisce e vedo i suoi occhi perdersi nei miei. Agita la mano, come contrariato. Mi arresto. Si pulisce le mani con un canovaccio, si muove. Scavalca il bancone, esce fuori dal locale.

Aspetta, Gioia.

Si avvicina, portandomi un braccio dietro le spalle. Sussurra al mio orecchio.

É con la figlia.

Faccio in tempo a voltarmi e vederlo, al centro del lungomare, con la sua classica maglia bianca aderente al corpo scolpito. Il jeans scuro. I capelli sistemati. La barba. Le corre dietro. Stella. Il suo sorriso mi abbaglia. É una luce intensa che esplode e rade al suolo le incertezze. É la felicità che non ho.
Cerca il padre, giocando con lui, fin quando Michele non l'afferra, stringendola a sé. Le accarezza la testa, baciandola. Lei si accascia sulla sua spalla. Stella lo ama. Lui lo ama. Io ti amo, fuggendo via.
Non è il momento. Non il nostro.
La corsa é terminata. Si é fermato.

Se non fosse per te- RinascitaWhere stories live. Discover now