7

238 22 10
                                    

Ero a Firenze quando, spulciando sul blog di Letizia, mi imbattei in un annuncio immobiliare inaspettato. Il signor Luigi, mio storico proprietario di casa qui a Minori, aveva preso la decisione di vendere il monolocale in cima alla salita. Il mio monolocale, causa troppi scalini da affrontare. Le foto allegate mostravano l'immobile pressoché come l'avevo lasciato anni prima, salvo pittura fresca sui muri, giusto per donare agli ambienti quella sensazione di pulito e fresco. Mi feci due conti. Avevo guadagnato e risparmiato abbastanza da potermi permettere l'investimento. Magari avrei dovuto fare domanda per una finanziaria per eventuali interventi di edilizia e arredo. Chiamai nell'immediato la banca, il mio consulente e Letizia, pregandola di intercedere per me. Andò tutto esattamente come sperai, riuscendo addirittura ad avere un piccolo sconto sulla cifra totale.

Luigi, il giorno in cui firmammo la cessione, mi abbracciò commosso, sussurrando al mio orecchio una felicità ritrovata. Aveva a sua volta comprato quella dimora per il figlio, per il  suo futuro, non immaginando che sarebbe partito alla volta della Francia per sempre. Sapere che quel gesto d'amore era nelle mie mani lo tranquillizzava. Qualche mese dopo, prese un aereo alla volta di Parigi, senza tornare più.

Il tramonto è il momento migliore della giornata. Le sfumature rossastre tingono le onde le mare, facendole apparire tagli insanguinati in uno sfondo cristallino. Un chiaro riferimento alla vita umana, tanto limpida quanto contaminata. Il disco arancione troneggia in alto, volendoci dare quasi un monito. Volendoci predire chissà quale evento invadente come il suo calore. Afferro un lenzuolo asciutto. Lo piego e lo ripongo nella cesta della biancheria pulita. Adagio un sacchetto con fiori di lavanda fresca. Un tocco di Provenza, scovata e scoperta l'autunno scorso.

In un angolo del terrazzo un secchio della pittura per tinteggiare il muretto e degli utensili per riparare il cancello sottostante che cigola. Qui mi sento al sicuro, ma il portone va riparato e anche presto.

Sento giust appunto il suono infernale del ferro che sfrega. Il prossimo step è acquistare una telecamera, in modo da evitare di dovermi sporgere per capire chi stia salendo.

Mi dirigo verso le scale- chi è?

Sono io, Gioia.

Esiste un'unica persona al mondo alla quale balenerebbe in mente una risposta così equivoca e quella persona è Michele.

Sale velocemente le scale, con una facilità tale che ricorda tutta l'attività fisica praticata negli anni. Sapevo che sarebbe giunto anche questo momento, non mi sono preparata abbastanza. 

Solleva lo sguardo non appena mette piede in terrazza. Accenna un sorriso sotto la barba incolta e gli occhi scavati dal sonno. Le spalle leggermente più deboli e meno pompate. Una pratica t-shirt ha sostituito l'abituale camicia bianca.

Si vede da un miglio lontano che qualcuno ti ha stravolto la vita- affermo senza troppi giri di parole.

Ride- si, è così- fa cenno al divano- posso accomodarmi?

Annuisco- certo- gli faccio cenno con la mano- ti prendo qualcosa da bere.

Mi avvio in cucina. Un paio di bicchieri e una limonata fresca, accompagnata da un sonoro sbuffo ad allentare tutta la tensione agglomerata in cuor mio.

Lo trovo con le braccia poggiate sulle coscie, in mia attesa. Gli verso un po' della bevanda, porgendogliela.

Abbozza un cauto ringraziamento. Si siedo di fronte, con naturalezza. Con l'intento di interloquire con semplicità.

Ti ho vista, sai, in piazza... vicino al bar. Ti ho vista con Antonio- manda giù un altro sorso.

Non mi sembrava il caso di disturbarti. Non era il momento- rispondo refrattaria.

Sono d'accordo- appoggia il bicchiere a terra- inoltre era da qualche giorno che Stella non usciva di casa. Ha avuto la febbre. Il mare è la sua vita, impazzisce se non sgambetta sulla sabbia.

Gli si illuminano gli occhi nel parlare della figlia- mi fa così strano vederti in questa nuova veste. È un compito importante

È un ruolo che non mi sono scelto, non consapevolmente- si schiarisce la voce- Stella mi ha dato una nuova esistenza, ha dato una svolta a tutto ciò che ero. Non ha deciso lei di venire al mondo, l'ho voluta io con le mie azioni inutili. Il minimo che io possa fare oggi è amarla.

Gli sorrido- ti ha cambiato tantissimo. Sono felice per te.

Io mi sono odiato a lungo- si passa una mano tra i capelli- quando Lucia mi ha annunciato la gravidanza, era sconvolta. Io impietrito. Le ho detto che non l'amavo, che in quel momento avevo fatto l'amore con te e non con lei. Che in quel momento io stavo desiderando te e non lei e  che avessi potuto cambiare gli eventi, avrei voluto che fossi tu a darmi quella notizia. 

Ci guardiamo negli occhi. La brutale semplicità delle sue parole mi sconvolgono e per un frangente immagino la vergogna e la violenza sul viso di Lucia.

Ti giuro che le ho detto testuali parole- rimarca, sofferente. Con il senno di poi, sono certa se ne sia pentito. 

Non l'hai vista più?- domando.

Scuote la testa- le ho implorato tutte le scuse di questo mondo. Credimi sulla parola, l'ho supplicata di restare per la bambina. Di non abbandonarla, ma non ha voluto. Ha portato avanti la gravidanza per spirito religioso. Dopo il parto, si è chiusa nel suo silenzio. Ha rotto ogni contatto con me e non ha riconosciuto Stella. Mi sono rivolto ad un avvocato, ma non posso costringere una donna ad essere madre. Le ho rovinato la vita, non potevo pretendere altro da lei. Ma la porta di casa è aperta, se dovesse ripensarci, io sono disponibile ad un dialogo e farla avvicinare a Stella.

Gli stringo la mano-  sei un bravo padre.

Fa spallucce- ci provo- si alza, mi aiuta a sollevarmi e mi stringe a se. 

Mi tiene stretta, come faceva tempo addietro, quando voleva proteggermi. Abbassa la testa nell'incavo della mia spalla, annusandone la pelle. Gli circondo l'addome, portandomi sul suo petto.

Io ti amo Michele

Anche io, Gioia, anche se è tutto diverso, tutto complicato, io ho bisogno di te. 

Gli porto il palmo della mano in viso, sugli occhi che sento inumiditi dalla commozione e dal disperato tentativo di trovare un giusto punto di partenza. Giusto per tutti.

Ti giuro che questa volta ce la faremo.

Lo stringo ancora più forte, quasi aggrappandomi. A voler trovare uno spiraglio di luce in un territorio scuro e scivoloso. Ce la faremo, forse e chissà. Ce la faremo, forse, a camminare insieme. Sereni.

Se non fosse per te- RinascitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora