1: La proposta

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Non credeva che si sarebbe mai ritrovata a maledire anni ed anni di carriera scolastica, notti insonni trascorse sui libri e gli innumerevoli caffè del mattino seguente.

E tutto per un lavoro, uno stupido lavoro.

No, in verità Camila avrebbe definito il proprio lavoro - o quasi lavoro, dal momento che era ancora avviluppata in una ricerca spasmodica - tutto fuorché stupido.
Laurearsi in economia aziendale al Massachusetts Institute of Technology non era certamente roba da tutti, soprattutto non dopo aver ottenuto una borsa di studio con uno fra i punteggi di media migliori del concorso.

Sì, sicuramente aveva attraversato un percorso brillante, ma talvolta si chiedeva dove andasse a finire tutto ciò. Cosa se ne faceva di una serie di voti spaventosamente alti all'università se poi non riusciva neanche a trovare un'occupazione?

Camila si passò una mano fra i capelli mentre trangugiava un altro bicchiere di succo all'arancia fin troppo annacquato, e intanto fissava lo schermo del computer, gli occhi che iniziavano a giocarle brutti scherzi per colpa di tutto il tempo impiegato a sforzarli. Difatti, dovette perfino sfilare gli occhiali da riposo, che negli ultimi dieci minuti avevano solo contribuito al suo mal di testa, piuttosto che a rilassare la sua vista.

«Yo, culo cubano, trovato niente?»

Camila sospirò nel voltarsi verso Dinah, una delle sue attuali coinquiline senza le quali avrebbe potuto solo sognare di affittare un appartamento nella strabenedetta Los Angeles, in uno dei quartieri più frequentati della città.

«No, cazzo, sono giorni che piango su questo computer. Se passi un fazzoletto fra i tasti sono sicura che potrai raccogliere la mia disperazione»

Dinah arricciò il naso mentre si infilava un orecchino di perle, e intanto si faceva più vicina al ripiano della loro cucina ad isola, al quale la sua amica era appoggiata, stremata.

«Hey, perché non fai una pausa? Se continui vomiterai. Mani finisce il turno al locale fra una mezz'oretta, potremmo uscire tutte e tre insieme come i vecchi tempi e andare al cinema, mangiare qualcosa» propose, posando una mano sulla spalla alla bruna, che per tutta risposta brontolò.

«Quello succedeva quando eravamo solo tre matricole all'università disoccupate, spensierate e piene di vane speranze per il futuro»

La bionda gettò la testa all'indietro in una risata fragorosa, prima di darle un affettuoso scappellotto.

«Apprezzo la tua offerta, ma preferisco rimanere qui a risolvere questo problema. Ah, e convinci Manibear che non la snobbo» aggiunse, mentre Dinah si abbottonava una camicetta di lino rosa che le scendeva sui fianchi, blusante.

«Marcirai su quel computer, ascolta attentamente le mie parole» asserì l'amica, prima di uscire di casa.

Ancora una volta, a Camila non restò altro da fare se non aggiornare la casella di posta elettronica per l'ennesima volta in un'ora.
E la mente doveva odiarla davvero, perché ciò che vide le fece strabuzzare gli occhi.

Un'email, da nientemeno che la Columbia Records, una delle case discografiche più rinomate degli Stati Uniti.
Camila ricordava di aver inviato il proprio curriculum a tutte le compagnie, ma giusto per scrupolo. Non aveva neanche per un secondo considerato la remota possibilità che qualcuno potesse seriamente risponderle. Per questo, da qualche parte fra la dozzina di pagine aperte di Firefox, vi era anche un sito di annunci part-time intorno al suo quartiere.

Camila cliccò rapidamente sul messaggio, e divorò ogni riga con avidità, sempre più incredula man mano che si avvicinava alla fine.
Dopo la solita prassi di "Cordiali Saluti", l'esile ragazza non si mostrò altrettanto formale quando salì in piedi sulla sedia e urlò con quanto fiato aveva nei polmoni.

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