4: Le clausole

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Quando Camila aveva sentito la parola "divertirsi" uscire dalle labbra di Lauren, sapeva che non avrebbe portato nulla di buono, ma sicuramente non credeva che si sarebbe svegliata con il rumore assordante di un martello pneumatico.

Dapprima, ancora immersa nel pieno del sonno, non era riuscita neanche ad individuare dove si trovasse, né in che anno o tempo.
Poi, cercando alla cieca sul comodino - e scaraventando a terra un paio di cianfrusaglie, nel frattempo - afferrò il telefono e lo sblocco, chiudendo subito gli occhi per ripararsi dall'improvvisa ondata di luce accecante.

Le 5:37.

Del mattino.

Camila balzò giù dal letto, i capelli scombinati e la canottiera ancora stropicciata dalle lenzuola, e si affacciò dal balcone della propria stanza, sgranando gli occhi alla vista che le si parò davanti.

Il sole non era neanche completamente sorto in cielo, ma già una dozzina di operai muniti di attrezzi, caschetti e cinture di sicurezza stavano praticamente smantellando il giardino.

Camila si precipitò giù dalle scale e aprì la porta di vetro a scorrimento che dava sul portico, infilando un paio di infradito prima di uscire.
Percorse l'intero perimetro del giardino, con gli sguardi perplessi degli operai puntati addosso, finché non trovò il proprio obbiettivo.

Si avvicinò a lei con passo svelto e rabbia, fermandosi a braccia conserte e un cipiglio severo.
Lauren era seduta sullo scalino della porta sul retro, quella che dava accesso al cinema, e fumava tranquillamente una sigaretta mentre osservava l'alba.

«Che cazzo significa?» domandò, spalancando le braccia in segno di esasperazione.

La cantante prese una lunga boccata di fumo, neanche minimamente sconvolta dalla comparsa improvvisa della più piccola, prima di gettare la sigaretta per terra e calpestarla con la suola.

«Non ti facevo una mattiniera. E non imprecare, ti prego, non sta bene sulla bocca di una signorina» rispose.

«Ma certo, il fatto che ci sia una squadra di operai attrezzati di martello pneumatico per trapanare l'intero giardino non ha alcuna influenza sul mio risveglio, in effetti» ribatté sardonicamente la bruna.

«Beh, sto facendo dei lavori. Stasera ci sarà una bella festa a villa Jauregui» sorrise, fiera, poi si alzò di scatto.
«Hey, voi! Non ci pensate neanche a sradicare la palma. Quella cosa resta lì dov'è!».

Infine, si voltò nuovamente verso Camila, mani ai fianchi e un'espressione distesa che qualunque ingenuo avrebbe scambiato per sincera, ma che, agli occhi attenti della bruna, figurava palesemente fittizia.

«Allora, dormito bene?»

«Vaffanculo, Lauren»

Quasi sputò quelle parole, prima di voltare le spalle e rientrare, e in lontananza sentì la sua risposta accompagnata da una risata divertita.
«Tu sì che sai trattare coi tuoi clienti!»

-

Camila rimase a rimuginare, chiusa al sicuro nella fortezza in cui aveva trasformato la propria stanza e con le cuffie rigorosamente alle orecchie, per tutta la mattinata. Nonostante gli occhi la pregassero in continuazione per ottenere una pausa, si forzò a tenerli aperti poiché ogni tentativo di riaddormentarsi fu totalmente e completamente inutile.

Se voleva sopravvivere in quella casa e soprattutto tenersi il lavoro, aveva bisogno di un piano d'azione. Un piano efficiente e difficile da smascherare. Le serviva qualcosa di immediato, eppure così impercettibile da scivolare fra le sue mani silenziosamente, gradualmente e senza correre il rischio di venire sventata.

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